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COLONNA Prospero

18 luglio 1858 - 16 settembre 1937 Nominato il 14 giugno 1900 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, Presidente

Troppi altri nomi di cari e insigni colleghi si sono aggiunti, durante l'interruzione delle nostre adunanze, alla schiera degli scomparsi. [...]
Non par vero, tanto ci eravamo assuefatti alla cara consuetudine della sua presenza fra noi, che debba mancare qui il nostro decano: decano di nomina, perché appartenente al Senato dal giugno 1900, ma, fino all'ultimo tempo, pronto e vigoroso nell'aspetto come nel sentimento, nel pensiero e nella parola. Dalla millenaria nobiltà del suo sangue Prospero Colonna trasse soltanto la norma severa di una vita tutta rivolta al compimento dei più elevati doveri. Fu l'indimenticabile sindaco di Roma, durante due periodi di cinque anni ciascuno, ambedue particolarmente importanti: dal 1899 al 1904 e dal 1914 al 1919. Romano di antichissima e purissima razza, votato con tutte le energie dello spirito al culto di Roma, sentì profondamente i problemi della vita e dello sviluppo della Capitale. Parecchi di essi affrontò con coraggio tanto più meritorio in un'epoca nella quale il Campidoglio trovava di solito nel Governo dello Stato, anzi che un sostegno, un ostacolo a qualsiasi azione organica di rinnovamento della Città eterna; non pochi di quei problemi felicemente risolse. La sua opera di capo dell'Amministrazione di Roma si interruppe soltanto per lo scoppio della grande guerra. Nel maggio del 1915 egli recò alla Reggia i voti dell'Urbe per l'intervento; pochi giorni dopo, toccava a lui l'onore di redigere la relazione al Senato sul disegno di legge che conferiva i pieni poteri al Governo del Re; il 24 maggio. Rivestita l'uniforme di tenente colonnello di cavalleria, raggiungeva al fronte i suoi tre degni figliuoli soldati. Restò in zona d'operazioni finché le vitali necessità della Capitale non lo costrinsero a tornare al suo posto di responsabilità, che tenne splendidamente, sino al giorno in cui non poté superare il proprio dissenso da un Governo che aveva instaurato il dominio della peggiore demagogia. Ritiratosi a vita privata, conservò nel cuore la certezza della rinascita spirituale e politica della nazione e fu tra i primi della vecchia generazione a salutare in Mussolini il duce della nuova Italia, anche se aspettò i momenti più aspri della controffensiva antifascista per dare al fascismo la propria adesione formale. Qui la sua voce eloquente e autorevole risuonò nei momenti più solenni della vita nazionale: nella seduta del 19 maggio 1929 si rese interprete dell'esultanza concorde dell'Assemblea per la soluzione del dissidio fra Stato e Chiesa; il 30 maggio 1934 illustrò l'opera compiuta dal Regime per la monumentale bellezza dell'Urbe con la costruzione di Via dell'Impero e di Via dei Trionfi; il 14 dicembre 1935 parlò per l'ultima volta in Senato esaltando con commossa vibrante parola lo sforzo mirabile e gigantesco compiuto dall'Italia in armi per la sua affermazione imperiale nel mondo, ed esprimendo la riconoscenza della nazione per l'opera titanica compiuta dal duce. Prospero Colonna rappresentò il tipo perfetto di quello che dovrebbe essere il gran signore, nella piena e vivace consapevolezza delle condizioni e delle esigenze morali, sociali, nazionali del nostro tempo. [...]
SOLMI, ministro di grazia e giustizia. Mi associo a nome del Governo alle nobilissime parole pronunciate dall'illustre Presidente di questa Assemblea per la scomparsa dei senatori da lui altamente e degnamente commemorati.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 dicembre 1937.