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CIPRIANI Emilio

16 settembre 1814 - 16 giugno 1883 Nominato il 12 giugno 1881 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente

PRESIDENTE. Signori Senatori.
Anche quest'oggi mi tocca d'aprire la tornata lamentando la perdita di un Collega.
Emilio Cipriani nacque a Firenze il 16 settembre 1814. Entrato appena nell'adolescenza, sentì dolore e ribrezzo della schiavitù, alla quale i Capitoli di Vienna avevano dannata l'Italia. Propose allora a sé stesso, e mai non ismise dappoi, la sacra idea di adoperarsi il meglio che fosse fattibile alla cacciata dello straniero, senza la quale sarebbe stata follia lo sperare che il bel paese potesse giungere a libertà. E poiché tutti i Governi, ne' quali miseramente spartivasi la penisola, erano pieni di sospetto, e a' patrioti non appariva altra via di salute che nei misteri delle congiure, anch'egli, il Cipriani, si fece settario, e accontatosi con Giuseppe Mazzini procacciò di accrescere e di assodare le file della ”Giovine Italia”. Ma non per questo abdicò o pose in non cale gli studi delle scienze fisiche ai quali s'era dapprima felicemente incamminato: anzi li proseguì con grandissimo ardore, attalché meritò prestamente di salire nell'istituto di perfezionamento in Firenze la Cattedra di oculistica per l'ospedale di Santa Maria Nova; e quivi, in un coll'ammirazione dei dotti, guadagnò la fiducia e l'affetto degli scolari.
Scoppiata la rivoluzione del '48, ed organatosi il battaglione universitario Pisano, che poi si pose a campo davanti al terribile quadrilatero, Emilio Cipriani condusse subitamente là intorno i Volontari Fiorentini, e prese parte nobilissima a quelle prove di strenuo valore per le quali durerà senza dubbio immortale la giornata di Montanara e di Curtatone.
Quando per la fatale sciagura del marzo '49 il generoso Piemonte ha dovuto subire la pace, e l'Austria rimenò i Lorenesi nella Toscana, non seppe né volle il Cipriani rimanersene testimonio de' patrii lutti: esulò; e stanziatosi a Costantinopoli, esercitando la medicina e la chirurgia nelle quali era illustre, si vide onorato di frequente e doviziosa clientela. Tornato in Italia nel '59 mentre ferveva la guerra, aiutò i moti della Toscana in favore dell'Unità.
Amicissimo del Garibaldi, gli fu compagno nella portentosa spedizione dei Mille; durante la quale ei si perigliò da soldato, e, secondo che volea l'occasione, prestò l'opera misericorde di medico e di cerusico in pro dei malati e dei feriti.
La storia ha registrato in una delle sue pagine più dolenti, che una palla di archibugio ha piagato il Garibaldi sulla vetta di Aspromonte. Ben diciannove maestri esimi dell'arte, tra nostrani e stranieri, si affrettarono intorno a lui, scrutinando il dove fosse conficcata la palla, ch'era urgente di estrarre. Diversi, contrari erano i pareri, angosciose le perplessità. Spetta ad Emilio Cipriani la gloria di avere, forse meglio che ogni altro, contribuito al trovamento del proiettile, e quinci agevolato il professore Ferdinando Zanetti che poté liberare da sì fiero nemico il piede offeso del leggendario guerriero. (1).
Nella settima Legislatura il Cipriani avea seduto a Torino, come Deputato pel collegio di Campi: nella ottava e nella nona sedette pel quarto collegio di Firenze. La Camera dei Deputati gli diede amplissimo attestato di stima, eleggendolo a Questore per la prima sessione della nona legislatura, e poi confermandolo nel medesimo ufficio per la sessione seconda.
Il reale decreto del 12 gennaio 1881 lo ha innalzato alla dignità di Senatore.
Alle nostre tornate intervenne assiduamente: ma, forse per soverchia modestia, mai non assunse le parti di oratore. Non ricordo che qui abbia parlato se non il giorno in cui, venuto da Caprera l'annuncio della morte del Garibaldi, surse a celebrare i meriti di tanto eroe.
Morì il Cipriani in Roma, per brevissima malattia, il 16 di questo giugno.
Fu uomo di potente ingegno, di onestà intemerata, di fermo carattere; largo di soccorsi d'ogni maniera, anche senza che gliene venissero chiesti, sol che sapesse chi ne aveva bisogno. La sua morte fu pianta da ognuno che lo conobbe: è pianta soprattutto da noi.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 giugno 1883.

(1) Vedi nel n. 285 della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, martedì 2 dicembre 1862, l'Appendice che ha per titolo: "Intorno alla ferita del generale Garibaldi. Nota del professore Emilio Cipriani, deputato al Parlamento".