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CIBRARIO Luigi Giovanni Antonio

13 febbraio 1802 - 01 ottobre 1870 Nominato il 17 ottobre 1848 per la categoria 12 - I consiglieri del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti dopo cinque anni di funzioni e per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina e per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Vincenzo Torrearsa, Presidente
Signori! Adempio ad un triste dovere che addolora l'animo mio e certamente rinnoverà la mestizia nel vostro. Il Senatore Cibrario, che vedemmo fra noi anco sullo scorcio dell'ultima Sessione, dopo lungo e acerbo soffrire, cessò di vivere a Salò, dove era andato a cercar salute.
La perdita di un tanto uomo dev'essere sentita non solo in Senato, di cui era membro prestantissimo, ma nell'Italia intera.
Egli era cittadino integerrimo, uomo pubblico onorevole, letterato sapiente, distintissimo. Di varie discipline egli scrisse, e basta rammentare la sua Storia di Chieri, quella della Monarchia di Savoia, l'opera sulla Economia politica del Medio Evo, per annoverarlo fra i valenti ed operosi scrittori moderni.
A noi non ispetta seguirlo nella carriera letteraria dove pure si distinse; solamente io credo, per rendere un giusto omaggio alla memoria di lui anche per questo lato, dover rammentare com'egli fosse prediletto sin dalla sua giovinezza dal Re Carlo Alberto per l'Ode che egli compose in occasione della nascita del Re, nelle cui mani si raccoglie oggi la Monarchia Italiana. Dell'amicizia che a quel Sovrano lo legava, diede egli un'ultima prova scrivendo quel prezioso libro dei Ricordi della sua missione ad Oporto, ed accompagnando a Superga la salma del Magnanimo Re, che fu primo iniziatore dell'indipendenza italiana.
Dal Governo Subalpino ebbe egli la difficile missione, quando insorsero la Lombardia e la Venezia, di rappresentarlo presso quei popoli, ed ivi si fece ammirare per temperanza di propositi, per coraggio civile, e per quella moderazione che in momenti difficili rendono importanti siffatte missioni.
Tornato a Torino, gli venne offerto il Ministero delle Finanze, che allora non credette poter accettare. In seguito però egli fu, nella sua carriera politica, compagno al Conte di Cavour; e seguendone le orme ed i consigli, propugnò il pensiero di far partecipe alla guerra di Crimea l'allora piccolo Stato della Sardegna. Quel fatto fu certo di non lieve momento, poiché da quel punto cominciò a farsi strada la influenza dell'Italia nelle cose europee, e ad iniziarsi indi la nostra grandezza. Egli vide fin d'allora, che gli Italiani, associati per quella impresa a due grandi Potenze come l'Inghilterra e la Francia, cominciavano a rappresentare nelle grandi quistioni europee una parte che certo, più che a quel picciolo Stato, s'addiceva a quello ben maggiore che stavamo per acquistare col valore delle armi e dei consigli.
Indi fu Ministro delle Finanze, e nell'amministrazione sua, fece sempre professione di liberi principii di economia. Tenne pure, non per gran tempo, il portafogli dell'Istruzione pubblica, ed elaborò un Codice universitario, che pei sopravvenuti mutamenti, non poté venire alla pubblica discussione.
Chi non sa d'altra parte che quella dell'istruzione pubblica fu la sua cura più costante e premurosa, e che in ogni cosa che ad essa si attiene, fu sempre tra i primi e principali suoi promotori?
Quando morte ce lo rapì, era il Conte Cibrario vicepresidente del Senato, come dianzi era stato per molti anni de' suoi Segretari, uffici ne' quali si rendeva a tutti sommamente accetto.
D'onorificenze fu ricco, e, fra queste, senza rammentare i molti Ordini cavallereschi, di cui tessé la storia, e dei quali era insignito, dirò solamente che egli ebbe la Croce di Savoia al merito civile, la quale, come voi sapete, non si concede che col parere del Consiglio dell'Ordine stesso, e con espressa votazione. Moderato nei giudizi e nei costumi, di liberi propositi, e di carattere integerrimo, il nome suo resterà caro ai buoni e passerà, come nobile esempio, ai posteri. (Vivi segni di approvazione).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 dicembre 1870.