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CHINAGLIA Luigi

28 gennaio 1841 - 21 luglio 1906 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Ogni nuova ripresa dei nostri lavori, come l'inizio di ogni nuova vita, comincia con una nota di dolore.
Non pochi sono i colleghi che abbiamo perduto nei pochi mesi trascorsi dall'ultima nostra seduta.
Primo a lasciarci fu il senatore Luigi Chinaglia, nato il 28 gennaio 1841 a Montagnana, in quel di Padova.
La sua vita fu attivissima sui campi di battaglia, nella palestra del foro, negli uffici amministrativi, nelle aule parlamentari. Fu amato da tutti, come chi opera ed ama: adorato da' suoi conterranei, perché sentivano in lui l'espressione dell'animo loro.
Insofferente del giogo straniero, a soli 18 anni volò a combattere le battaglie dell'indipendenza nelle schiere di Garibaldi: di quel grande affascinatore che, con la limpida serenità dello sguardo penetrante, con la parola argentina e incisiva, col sacrificio senza riserva di tutto se stesso, “Napoleone della democrazia”, possedeva il segreto di suscitarsi intorno gli eroi.
Dopo il 1860, Luigi Chinaglia prese a Pisa la laurea in leggi ed esercitò l'avvocatura a Brescia, senza cessare l'opera sua attivissima nel Comitato d'emigrazione.
Riunita poi la Venezia al Regno italiano, e reso così possibile per lui il ritorno alla terra nativa, vi fu accolto con entusiasmo da' suoi compaesani, che gli affidarono numerosi ed importanti uffici.
Eletto deputato in ben nove legislature, prima a Montagnana poi a Padova, militò nella Camera fra i liberali moderati: assiduo a Montecitorio, attivo nelle lotte del Parlamento come un tempo in quella delle armi.
Gentile e simpatico di modi, oratore ascoltato ed efficace, - nelle numerose ed importanti commissioni di cui fece parte, nelle relazioni su molti disegni di legge, nelle opportune proposte che veniva facendo, - mostrava, insieme congiunti, la disciplina del soldato, il vivo interesse ai lavori parlamentari, il senno pratico del legislatore.
Per più sessioni fu Vicepresidente della Camera: ne venne eletto presidente nel 1899, e resse quell'ufficio in un periodo non facile.
Entrò in Senato il 4 marzo 1905: ma già si vedeva cominciare in lui un affievolimento di forze, che non gli consentì, nel breve tempo in cui sedette nella Camera vitalizia, di portarvi quella vigoria che spiegò, per tanto tempo, nella Camera elettiva. Difatti non poté venire con molta frequenza tra noi; e, quando vi veniva, già si poteva scorgere nell'occhio suo dolce un velo di mestizia, come di chi sente non lontana la sua fine.
E questa, pur troppo, ebbe luogo a Montagnana il 21 luglio 1906.
Ecco uno di più che è scomparso dal numero, già tanto assottigliato, di coloro che combatterono per la indipendenza e per l'unità della nostra Italia!
L'esempio di quanti, al pari di Luigi Chinaglia, adempirono con alacrità il loro compito nel periodo in cui dovettero agire, sia di utile incitamento alla generazione novella per adempire il forse più grave compito suo nel periodo malagevole e tempestoso che veniamo attraversando!
È con questo augurio che mando l'estremo nostro saluto al carissimo estinto collega. (Bene). [...]
TITTONI, ministro degli affari esteri. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
TITTONI, ministro degli affari esteri. Rinnovando all'illustre Presidente l'espressione di dolorosa simpatia per l'immensa sventura che l'ha colpito, io mi associo a nome del Governo alle nobili parole che egli ha pronunciato per commemorare i senatori Chinaglia, Serafini, Longo, Arrigossi, Fusco, Cantoni, Frisari e Di San Giuseppe. [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Vischi.
VISCHI. Anche oggi possiamo dire che il lutto del Senato è lutto della patria. Gli uomini eminenti, che commemoriamo, ebbero tanta parte nel risorgimento italiano o tante altre benemerenze da poter dire che la loro dipartita fu sentita e sarà sempre deplorata, come da noi, da tutta l'Italia nostra. [...]
Ma come non rimpiangere la perdita dell'onorevole Chinaglia, che tutti stimammo, e specialmente noi che l'avemmo compagno nell'altro ramo del Parlamento e l'amammo anche quanto le lotte vive e aspre potevano forse annebbiare per un momento la cordialità dei rapporti, appunto perché la sua bonaria compostezza, sempre intatta e viva, sapeva prevalere?
[...]
Ed è per lui [Frisari], come per tutti gli altri, che proporrei fosse inviata alle famiglie derelitte ed ai paesi che ebbero l'alto onore di dar loro i natali, l'espressione di condoglianza da parte del Senato. (Bene).
PRESIDENTE. La Presidenza ha già così provveduto prevenendo il desiderio dell'onorevole Vischi.

Senato del Regno, Atti parlamentari.Discussioni, 27 novembre 1906.