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CHIALA Luigi

29 giugno 1834 - 27 aprile 1904 Nominato il 10 ottobre 1892 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori! Con l'animo addolorato un triste annunzio vi reco. Luigi Chiala, l'antico deputato d'Ivrea, dove era nato nel 1834, affranto da lento morbo, contratto con l'eccesso del lavoro non mai interrotto, si spegneva serenamente in questa Roma nel mattino del 27 aprile ora scorso.
È una perdita dolorosa per il Senato, ma quantunque il nostro Chiala vivesse vita soprammodo modesta, abborrente per indole da ogni manifestazione che mettesse in rilievo la sua persona, e lo facesse segno a distinzioni d'onore, che pure fossero giuste e meritate, piace affermare, che insieme ad un largo compianto il paese mostrò di comprendere che in Luigi Chiala si era spenta una preziosa esistenza, che per il corso di un mezzo secolo aveva consacrato l'opera sua in servizio della patria, che lo piange estinto.
Volontario nella Campagna del 1859, fu nell'anno seguente nominato ufficiale, e dopo aver preso parte alla campagna del 1866 presso il Quartier generale del Re Vittorio Emanuele II, essendo Capo di Stato maggiore il generale Alfonso Lamarmora, raggiunse il grado di capitano, ma poiché le sorti d'Italia parvero assicurate, chiese ed ottenne di rientrare nella vita privata, tratto dal desiderio di riprendere gli studi prediletti, col disegno di farli convergere agli alti fini che seducono le nobili intelligenze. E le aspirazioni di quei giorni, che erano quelli della mia gioventù, e di molti fra voi che benevolmente mi ascoltate, si confondevano nella idealità di una patria grande, quale il nostro Chiala vagheggiava col pensiero, e doveva essere l'ideale dell'intera sua vita.
Posate adunque le armi, il giovane ed austero pubblicista, che in età di soli venti anni si era già esercitato a scrivere con alcuni studi biografici sopra Lamennais, pubblicati nel 1854, e fra altri lavori meno importanti aveva dettato in lingua francese una pagina di storia (1858) del Governo rappresentativo in Piemonte, come preludio di altre ben più poderose pubblicazioni; entrò più risolutamente nella vita giornalistica, per salire di poi a più spirabil aere, e penetrare spassionatamente, con la calma e la coscienza dello storico, nello studio degli interessi più vitali del paese, quali si andavano svolgendo in quei tempi memorandi nel mondo politico, sovratutto nel vecchio Piemonte. Ora, io vorrei, se questa fosse, ma non è, l'ora ed il luogo acconcio a parlare non solo della fecondità dello scrittore, quanto ed assai più del patriottismo sincero e profondo che traspira da tutte le opere sue, e particolarmente della onestà dei propositi, e della esattezza inappuntabile di tutto ciò che lasciò scritto dietro di sé. Ma se pure mi fosse concesso non l'oserei, poiché le opere del Chiala salgono al bel numero di ventuna, distribuite sopra un numero assai più grande di volumi, che ebbero l'onore di parecchie edizioni.
Appena pertanto vi domando il permesso di toccare di volo, e ricordare semplicemente alcune delle pubblicazioni più importanti uscite dalla penna di quest'operoso valent'uomo, che sono le seguenti, se pure non vado errato.
Primeggia sicuramente la pubblicazione fatta fra il 1882 ed il 1887, in sei volumi e un indice, delle lettere edite ed inedite di Camillo Cavour. Con quanta opportunità per la storia, non occorre che si dica, poiché ne venne fatta una seconda edizione. Alla quale tennero dietro i Ricordi di Michelangelo Castelli ed il carteggio politico di questo grande amico del Cavour e del Lanza, venuti alla luce fra il 1886 ed il 1891, susseguiti da tre altri volumi pubblicati in prima e seconda edizione fra il 1892 ed il 1898, col titolo di Pagine di storia contemporanea dal 1858 al '92 e '97, di una importanza veramente eccezionale.
Pure importantissimi per la storia i Cenni storici sui preliminari della guerra del 1866 e sulla battaglia di Custoza,che sollevarono vive discussioni in Italia e fuori d'Italia, nelle quali il dotto e fedele pubblicista attese particolarmente a rivendicare la lealtà del prode soldato, il Govone, che fu il principale negoziatore, e prese coraggiosamente e vittoriosamente a difendere contro false e mendaci affermazioni, la condotta di quel valoroso uomo che fu il generale Alfonso Lamarmora. Azione nobile fu questa, che valse egregiamente alla difesa del nome e dell'onore d'Italia.
A tale riguardo, conceda il Senato che io ricordi qui una circostanza venuta alla luce in questi giorni, che forma l'elogio ad un tempo di due che furono i colleghi nostri, Cialdini e Chiala. Ognuno sa e ricorda sicuramente che il duca di Gaeta, e dietro di lui alcuni pubblicisti, avevano preso a contestare con qualche acrimonia alcune affermazioni riguardanti i fatti del 1866 contenute nelle pubblicazioni del Chiala. Ebbene: quel nobilissimo uomo del Cialdini, fatto avvisato che il Chiala, sospettato di talune pubblicazioni credute ingiuriose alla fama di quel grande, era rimasto estraneo a quelle manifestazioni, si affrettò, a segno di ammenda del concepito sospetto, di far tenere al Chiala un gioiello, doppiamente prezioso, giacché Cialdini lo aveva ricevuto in dono dal Padre della patria! Così usavano combattere i cavalieri antichi.
Ancor negli ultimi anni il Chiala dettò un coscienzioso lavoro col titolo di: Ancora un po' più di luce sugli eventi politici e militari dell'anno 1866,ai quali aveva preso parte. E per concludere, rammenterò le pubblicazioni in tre volumi di un'opera pregevolissima col titolo Giacomo Dina e l'opera sua nelle vicende del risorgimento Italiano.Per chi nol sapesse, Giacomo Dina, direttore indipendente e sobrio del giornale l'Opinionein Torino, fu per molti anni l'amico ed il confidente dei nostri principali uomini di Stato, e chi vorrà e si deciderà a scrivere la storia del risorgimento italiano, intorno della quale sta scrivendo, primo di ogni altro (lo dico con dolore) un valoroso americano, troverà in queste pagine, sapientemente commentate dal Chiala, una larga messe di fatti e documenti, che lo aiuterà fortemente a scrivere la storia di quel tempo, che aspetta di essere portata a notizia della gioventù italiana.
Ma tempo è ormai di chiudere questa rassegna, nella quale mi sono forse troppo a lungo indugiato. Talvolta i vecchi sono garruli quando discorrono di tempi veduti che non tornano più; e però sarò perdonato se sarò uscito per poco dai giusti confini. Dirò nondimeno brevemente di Chiala senatore, sempre diligentissimo nell'adempimento de' suoi doveri, oratore accurato e sobrio e perciò ascoltatissimo in argomenti riflettenti le cose di guerra. Non occorre però, che io ne dica di più, dappoiché nel corso di cinque Sessioni legislative il Senato gli conferì la carica di segretario dell'Ufficio di Presidenza che tenne con onore, e lasciò soltanto colla morte.
Tale in succinto la vita del collega amatissimo e dell'amico perduto. Una sola cosa sento il dovere di aggiungere in sua lode, che il Senato apprezzerà al di sopra forse di ogni altra, ed è che il Chiala visse e morì povero. (Benissimo). Al degno e virtuoso uomo vennero offerti onori, e posti lucrosi nell'amministrazione, ma preferì campare nobilmente del proprio lavoro, fino a sentirsi morire dalle diuturne occupazioni. Onde io so di essere fedele interprete del pensiero di voi tutti, o colleghi miei e suoi che lo ammiraste vivo nelle opere sue, e lo aveste caro nella vita privata, se nel nome vostro mando all'illustre trapassato, il supremo saluto di quest'alto consesso. (Vivissime e generali approvazioni).
ADAMOLI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
ADAMOLI. Permetta il Senato che alla memoria di Luigi Chiala mandi un saluto affettuoso il suo antico compagno d'arme.
Egli soleva con intima compiacenza rievocare meco quei giorni di purissimo entusiasmo, ed ora che egli non è più, la sua figura mi si riaffaccia alla mente quale per la prima volta mi apparve nella modesta ma gloriosa divisa di semplice granatiere. Era la sera del 23 giugno 1859 quando il Chiala, insieme ad un manipolo di nuove reclute, dal deposito di Alessandria raggiungeva il reggimento accampato a Castenedolo, e noi dai ranghi, dove già ci davamo l'aria di veterani, li accoglievamo festanti. Poche ore dopo batteva la diana, all'alba cominciava la mischia, e fino oltre il mezzodì la brigata granatieri nei pressi di Madonna della Scoperta teneva testa alle colonne austriache.
Durante la battaglia, egli si comportava tanto strenuamente da meritarsi gli elogi dei suoi superiori, i quali, e qui sta la prova del suo valore, il giorno innanzi neppure lo conoscevano.
Lungo il corso della campagna, andava poi acquistandosi sempre più le generali simpatie, di mano in mano che meglio si apprezzavano le belle doti dell'animo suo nobilissimo. Egli fu tra i primi volontari designati all'onore delle spalline. Ciò che ei divenne in appresso, tutti sanno, e il nostro venerato Presidente ha illustrata la sua carriera con parola insuperabilmente autorevole; io mi accontento di aver messo in luce questo episodio della vita del Chiala, quando egli, forte e generoso, offriva il braccio alla patria, prima di consacrarle l'ingegno.
E ciò non sia d'onor poco argomento!
Mi sia indulgente il Senato per questa mia testimonianza di affetto al vecchio commilitone. (Applausi).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.A nome del Governo, mi associo alle parole nobilissime dell'onorevole Presidente e del senatore Adamoli, i quali ricordarono i grandi meriti del Chiala verso la patria, sia come soldato, sia come scrittore. Nessun uomo forse ha raccolto documenti così preziosi per la storia del risorgimento italiano [...] coloro i quali studieranno questi documenti, per scrivere quell'opera che fu augurata dal nostro Presidente, non dimenticheranno certamente che chi li raccolse aveva partecipato, offrendo la propria vita, agli atti che poi ha documentato così nobilmente. (Approvazioni vivissime).
DEL ZIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Del Zio.
DEL ZIO. Il Senato ha udito il giusto elogio fatto al defunto senatore Chiala dal nostro Presidente e sancito dall'autorevole parola del presidente del Consiglio; ha udito secondamente le lodi proprie del patriota, avocate, con opportuna eloquenza, dal senatore Adamoli. Sia concesso a me, per ossequio alla filosofia militante, ricordare un punto di considerazione che credo meritevole di attenzione. Tutti ripetono, a buon diritto, e con gratitudine, il monito di Ugo Foscolo: "italiani, leggete la storia perché essa insegna a regolare il presente". Così i grandi storici sono benefattori del genere umano! Ma quelli che scrivono la storia contemporanea e ardiscono pubblicarne i nuovi sensi, non soltanto sono benefattori della società ma sono i martiri della propria bandiera o della confessione di un principio. È impossibile trattare la storia contemporanea senza cadere nel dilemma o di essere incolore, e non accennare a cose veramente utili, o di svelare una parte dei segreti del tempo e di imbattersi quindi nella furia delle passioni politiche e di sfidare la lotta dei partiti e andare incontro a profondi e dolorosi incidenti. E il compianto Chiala ne ebbe la prova per avere amato la verità e svelato una parte degli arcani necessari a far sì che fosse illuminata la generazione a lui coeva; per conseguenza credo aver compiuto un dovere, aggiungendo alle parole del Presidente questa conchiusione e riepilogo di lodi: Luigi Chiala fu degno patriota, degno storico e martire della verità in omaggio al nostro diritto, al diritto di quella patria per la quale spese i più bei giorni della sua vita. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 9 maggio 1904.