senato.it | archivio storico

CERRUTI Valentino

14 febbraio 1850 - 20 agosto 1909 Nominato il 21 novembre 1901 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, presidente

Non so quale virtù sia più commendevole o la cultura della mente sotto le dorate volte e fra gli agi e le seduzioni della ricchezza; o l'acquisto della celebrità negli studi da umili natali. Quest'ebbe, e da questi salì in fama Valentino Cerruti altro nostro compianto collega. In Croce Mosso, terra della forte ed operosa vallata biellese, nacque il dì 1° febbraio 1850: a Croce Mosso portò negli ultimi suoi giorni l'atroce morbo, che lo rodeva; e vi morì il 20 agosto. Del suo genitore narrasi una specie di eroismo. Il robusto operaio meccanico, che al lontano opificio moveva all'alba i passi dal povero tetto, e non vi tornava che a sera; presago del frutto onorato, che avrebbe raccolto dagli stenti e dalle privazioni, volle i figli avviare agli studi classici, e con la sua parsimonia ve li mantenne. Fortemente i figli corrisposero; e Valentino si fece strada alle scuole superiori, vincendo un concorso di latino, poi una borsa di studi della provincia. Il singolare ingegno e la forza straordinaria della volontà di apprendere, onde primeggiò nelle scuole di Biella, gli meritarono la protezione di Quintino Sella, che gli fu scorta all'Università per le matematiche ed alla laurea d' ingegnere, che prese in Torino nel 1873, a 23 anni, con la dissertazione di meccanica, ancor oggi in grido, sui sistemi elastici articolati. Corse da Torino a Roma per apprendere dal Beltrami e dal Cremona le maggiori altezze della scienza; e, conosciuto il valore del giovane, se lo chiamò il Cremona alla Scuola d'applicazione per gli ingegneri, assistente alla cattedra d'idraulica; gli affidò poi anche l'assistentato a quella di topografia; ed in seguito l'insegnamento della fisica teconologica. I quali esercizii della cattedra, messolo in onore, gli aprirono la porta della romana Università, ove nel 1876 gli fu data la supplenza alla cattedra di meccanica razionale; divenne nel 1877 professore straordinario; ordinario nel 1881 a 31 anni; e quell'insegnamento, comune alla Scuola d'applicazione, finché visse illustrò. L'alternava con quelli della fisica matematica e dell'analisi superiore; passando così da un capo all'altro delle matematiche con sicurezza e maestria profonda. Quanto chiaro in breve si fosse reso il suo nome, attestano i Quaranta, uno de' quali ei fu; attesta l'Accademia de'Lincei, che l'accolse giovane fra i suoi luminari più anziani; lo vide braccio di Quintino Sella al suo riordinamento; lo tenne molti anni segretario per le fisiche e le matematiche. Ed anche prima il Coppino ministro l'aveva messo a profitto nel suo Gabinetto. Per l'edizione nazionale delle opere di Galileo, fu uno de' consultori con amore e sollecitudine. Alla sua saggezza ricorse più volte il Governo per le più delicate ed importanti commissioni. Al Consiglio superiore della pubblica istruzione due volte appartenne. Qual rettore ei fosse dell'Università di Roma niuno ha dimenticato. Tre volte eletto, l'ufficio sette anni consecutivi e ad altri tratti occupò, amato e rispettato, con lode pure di saggio amministratore del riordinato patrimonio. Grande parte di merito ebbe nell'istituzione del Politecnico di Torino; e Torino ricorda anche gli speciali mandati esattamente adempiti per la sua scuola del Valentino e per quel museo industriale, del quale compilò lo statuto. Ma l'opera principale della vita del Cerruti fu nella Scuola d'applicazione per gl'ingegneri in Roma; al cui principio aveva dato tutto se stesso, servendo il Cremona personalmente alla segreteria, alla biblioteca, ad ogni cosa, mentre vi stava supplente agli insegnamenti. Succeduto poi nella direzione a quell'esimio nel 1903, il progresso dell'Istituto tenne in cima de'pensieri. Vagheggiava di farne un vanto dell'Italia, con fama mondiale, invidia delle altre nazioni. Un vasto piano di riforma, un organamento mirabile disegnava d'una scuola moderna completa, politecnico il più perfetto, degno di Roma. Fiducioso nell'accoglimento e ne'mezzi del Ministero, l'insigne matematico si è spento. Oh! Quanto per questa sua morte, la scienza ha perduto! Ma no; tutto di Valentino Cerruti la scienza non ha perduto; chè egli nei suoi scritti ne sarà sempre lume fra noi e gli stranieri, presso de' quali ne corre già l'onore delle traduzioni. Numerose sue pregiate memorie, su di originali argomenti di meccanica, di fisica matematica e di analisi, furono pubblicate, in maggior parte, negli Atti dell'Accademia dei Lincei, che ne fecero tesoro. Dopo il 1902 non pubblicò che qualche commemorazione di illustri matematici, ed il discorso al Congresso delle scienze matematiche pure e miste in Italia del 1907. Chiuse l'acuto ingegno, la mente eletta, nel silenzio ad un lavoro, credono i suoi intimi, che diranno le carte. Raccogliamo eziandio, che gli studi matematici non negarongli il gusto delle lettere, specialmente da lui coltivato sui libri e pensieri degli antichi, né l'amore delle ricerche storiche. Lo acquistò il Senato per il decreto del 21 novembre 1891; vi entrò accolto, come volevano i meriti della vita pubblica, la nobiltà del carattere, la virtù dei propositi, l'altezza degli intenti dell'uomo onorando.
Loda, chi avvicinò questo figlio del forte Piemonte, la dolcezza in lui degli affetti domestici, la mitezza dell'animo, benché risoluto, la lena al lavoro, la sobrietà, l'ideale della patria, pur nel credente, sovrano. Raccolto, guardingo, avverso al patteggiare, dignitoso, non aveva clientela di adulatori, ma fidi amici ed ammiratori sinceri, che oggi lo piangono, come dal Senato è pianto questo suo lustro scomparso, ma vivo e non morituro ne' nostri ricordi. Poche settimane prima della sua fine, fra il fitto verde del giardino di San Pietro in Vincoli, in quella scuola da lui amata, ad un discepolo, intorno alla sua salute inferma, calmo e sereno ripetè l'alto pensiero, che lasciò scritto, di sé, cieco e sofferente, Augusto Thierry: v'ha qualche cosa al mondo, che vale più della salute stessa; è la devozione alla scienza. Valentino Cerruti ha portato la devozione alla scienza sino alla tomba: la scienza gli è riconoscente, e lo fa alla tomba sopravvivere. (Benissimo)

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,25 novembre 1909.