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CENTURINI Alessandro

28 aprile 1830 - 20 gennaio 1916 Nominato il 04 aprile 1909 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Alessandro Centurini, morto in Roma il 20 gennaio, era nato il 28 aprile 1830 in Genova da padre, reputato commerciante ed armatore, che lo mandò giovanetto a compiere gli studi in Ginevra. Tornato in famiglia, ne fuggì nel 1848 per arruolarsi nei volontari genovesi sotto la condotta di Garibaldi; e dopo quella campagna, fu lanciato dal padre stesso al traffico nel Marocco, dove in sette anni principiò la sua fortuna. Rimpatriato a 25 anni si pose all'esempio paterno e fecesi armatore di bastimenti; incontrando verso il 1860 la felice ventura di aver cliente il famoso condottiero, sotto il quale aveva combattuto; iscritto in rubrica Giuseppe Garibaldi armatore, andato allo scagno per acquisto di filo di rame da nave. Alla morte del padre gli succedette nella direzione della grande azienda de' metalli e di carbone; e tanto entrò nella fiducia del ceto commerciale ed industriale genovese, che a soli 28 anni fu eletto giudice del Tribunale di commercio di allora.
Stabilitosi a Roma nel 1870, qui la sua straordinaria energia e la grande sagacia trovarono maggiormente a porsi in opera per i progressi della capitale ed il nazionale commercio. Obbiettivi principali ne furono la condotta dell'acqua, l'illuminazione, la raffinatura dello zucchero, il commercio dei metalli, la Banca commerciale ed industriale, la navigazione a vapore tra Genova, Livorno e Roma. È in Terni il grande stabilimento per la filatura della iuta, che lo ricorderà il primo a dare all'Italia un iutificio. Uomo liberale e pur nella ricchezza bonario, ebbe riconoscente il pubblico beneficato, e conseguì i voti degli elettori politici di quella terra. Rappresentò il collegio di Terni nella legislatura XVIII e rientrò a Montecitorio successivamente. Nominato fu senatore il 4 aprile 1909; e fra gli onori ben gli stava quello di cavaliere del lavoro, quale gradiva esser titolato. (Benissimo). [...]
BETTONI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BETTONI. Fra le commemorazioni, che l'illustre nostro Presidente, ha oggi pronunciate, desidero associarmi a quella in memoria del collega Centurini, a noi rapito in età assai avanzata, ma troppo presto perché non sia lutto grave pel nostro consesso.
Giunto fra noi quando gli anni non gli consentivano tutta quell'attività, che pur l'aveva condotto a vincere grandi battaglie nel campo delle iniziative più audaci, non poté rendere in quello legislativo altrettanti frutti preziosi.
A lui però il paese deve sincera gratitudine, perché, seguendo le orme del padre, seppe farsi una cultura meravigliosa nell'ambito dell'industria e spenderla ad arricchire la nostra terra di manifatture ed aziende così importanti da metterlo in prima linea fra i benemeriti combattenti per la conquista della ricchezza nazionale.
Viviamo in giorni, nei quali eccelle, più che mai, la necessità di essere forti e indipendenti, ma la forza e l'indipendenza, per una nazione, vuol dire saper produrre coi propri mezzi e colle proprie energie quanto più sia possibile. Chi dunque, come il compianto collega, cooperò, per l'intera sua vita, al raggiungimento di un tal fine nobilissimo, merita non solo rispetto, ma plauso reverente.
Alla sua memoria, ai suoi cari, che. lo ricordano con devoto affetto, volgo un pensiero mesto di compianto profondo. (Benissimo).
ASTENGO. Domando di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà.
ASTENGO. Anch'io voglio dire poche parole per il compianto nostro collega Centurini. Mi associo anzitutto alle parole dette dal nostro Presidente e dal collega senatore Bettoni.
Il Centurini, venuto a Roma nel 1870, fu uno dei più operosi a dare alla nostra capitale l'impulso della sua energia; era un ligure pieno di attività e di energia; ha fondato una quantità di industrie che hanno dato lavoro a moltissime migliaia di operai. Tra le tante industrie mi sia lecito citare: l'officina Saturno per la lavorazione del piombo; la Società per la galvanizzazione del ferro e per il commercio dei metalli; fu armatore e proprietario di vapori tra Genova, Livorno e Roma; fondatore della Banca commerciale ed industriale; creatore degli stabilimenti a Narni per la concia delle pelli e la lavorazione del caucciù, ora trasformati in impianti per la produzione dei carboni elettrici; presidente della Società per le condotte di acque; consigliere della Società angloromana per l'illuminazione di Roma; presidente della Società dell'acqua marcia; presidente della Società metallurgica di Livorno; fondatore del grande jutificio di Terni. Nella sua multiforme attività portò sempre grande onestà insieme a grande filantropia, tanto che lasciò all'erigendo ospedale di Terni la somma di lire 50,000. Era un vero ligure dello stampo antico, che doveva la sua fortuna al suo grande ingegno, alla sua grande operosità e onestà. Meritamente fu uno dei primi cavalieri dell'Ordine del lavoro.
Mando un rimpianto alla sua memoria. (Approvazioni). [...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti. [...]
Nel campo di quella attività creatrice di ricchezza, di cui beneficiano le classi sociali e si aumenta e si accresce la forza della patria, è dolorosa la perdita di Alessandro Centurini e di Edoardo Talamo, due gagliarde fibre, cui tanto si deve per le nuove, e ardite intraprese, alle quali s'eran essi dedicati, sorretti da una grande fede nell'avvenire economico del nostro paese. E si deve ad Alessandro Centurini se oggi, nel cuore d'Italia, nella verde Umbria, nella più silenziosa e mistica terra d'Italia, si eleva da opifici fiorenti la possente voce delle macchine, che canta l'inno del lavoro ed esalta nel tempo stesso la virtù di lui, che osò e vide il suo ardimento coronato di felice successo. [...]
Onorevoli senatori, io non so adeguatamente esprimere un sentimento complesso, che in questo momento mi grava sull'animo; ma io vorrei dir questo: che sembra quasi un triste destino la scomparsa di uomini così insigni in questo e in quell'altro ramo del Parlamento, in un'ora in cui alla patria più che mai occorrono le forze e le virtù di tutti i suoi figli, e specialmente dei suoi figli maggiori. (Approvazioni). Ma quanto in questo sentimento può esservi di ansia patriottica, si tramuta in un argomento di conforto, se pensiamo che da queste illustri tombe, testé dischiuse, sorge a noi, come sacro retaggio, l'ammonimento che c'incita sempre più ad una devozione piena verso la patria: quella patria cui essi, gl'insigni nostri morti, diedero tanta opera e apprestarono tanto onore nei campi del pensiero e della politica, per le virtù domestiche e per le virtù pubbliche. (Approvazioni vivissime - Applausi).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 marzo 1916.