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CENERI Giuseppe

17 gennaio 1827 - 07 giugno 1898 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Vicepresidente

Signori senatori! Pur troppo il Senato non può quasi mai sospendere i suoi lavori, anche per poche settimane, senza che al riprenderli non debba rimpiangere la perdita di qualcuno de' suoi membri. E questa volta pure, la morte non fu parca nella triste sua messe fra noi.
Un'altra perdita, gravissima per la scienza e pel foro, è stata la morte del senatore Giuseppe Ceneri, avvenuta il 7 corrente in Bologna, dove era nato il 17 gennaio 1827.
Laureatosi giovanissimo nel felsineo Ateneo, si arruolò volontario in Piemonte nel 1848; ma, congedato ben presto per cagionevole salute e tornato a Bologna, salì rapidamente a grande e meritata fama nell'insegnamento del diritto penale e romano, al pari che nelle palestre forensi.
Nel 1859 fece parte della Giunta provvisoria di governo, qual segretario per la pubblica istruzione. Nominato consigliere alla Corte di appello bolognese, la sua predilezione per lavoro scientifico e per la gioventù lo risospinse indi a poco al più geniale ufficio di pubblico insegnante.
Partecipò nel 1867 alla spedizione di Mentana. Deputato al Parlamento nel 1869 e nel 1882, dovette uscire dalla Camera per sorteggio fra i deputati professori: e il 26 gennaio 1882 fu nominato senatore.
Risiedeva abitualmente nella sua città nativa, dov'era membro dell'amministrazione comunale e della provincia.
Gloria della cattedra e del foro italiano, egli lascia parecchi pregevolissimi lavori: fra cui il Sunto di lezioni sulle Pandette, i Ricordi della cattedra e del foro, Varia, e la raccolta delle sue principali arringhe forensi.
Come tutti gli oratori valenti ed efficaci, parlava di rado in Senato; ma parlava bene e nulla diceva più del necessario. La sua parola, incisiva e tagliente come nitida lama d'acciaio temprato col diamante, la logica concisa e la venustà di forma del giurista romano, davano al suo discorso un carattere singolare di persuasiva chiarezza, che s'insinuava simpaticamente negli animi.
Nell'artistica sua testa, al di sotto dell'ampia fronte scintillavano due occhi di fuoco, in cui tutta si rivelava la continua sua attività interiore, in contrasto con l'esile suo organismo. La lama logorava il fodero. Ne' suoi modi squisitamente gentili, nelle movenze della sua persona, in tutti i suoi atti, appariva la fine correttezza del perfetto gentiluomo.
Gli venne da taluni mosso appunto di aver modificate le sue opinioni in politica. ma anzichè un appunto, questo per lui è un elogio.
Chi è che, in un lunga vita, non ha modificato il proprio modo di sentire? Il porfido solo non muta per volger di secoli: ma la pietra è nel grado più basso degli esseri.
A quella evoluzione ben naturale che si viene operando in ogni animo retto, sensibile e riflessivo in seguito agli ammaestramenti della vita - si congiungeva in Giuseppe Ceneri una grande e non mai mutata qualità: lo schietto, disinteressato amore della patria, la franca manifestazione di ciò che egli sentiva. Nella Camera, parlò contro il giuramento politico, geloso qual era della libertà dei sentimenti di ciascuno ed abborrente da ogni compromesso che altri possa fare con la propria. Ma riconoscendo nella monarchia la più salda guarentigia dell'unità nazionale, accettò volentieri di sedere in Senato: e con piena coscienza vi prestò giuramento al Re ed alla patria.
Quali che siano le opinioni di ciascuno, è impossibile non riconoscere in Giuseppe Ceneri un nobile ed elevato carattere. Ed è come tale che gli tributiamo oggi la mesta e sentita onoranza del nostro affettuoso compianto. (Approvazioni.).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 giugno 1898.