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CENCELLI Alberto

21 aprile 1860 - 16 luglio 1924 Nominato il 04 aprile 1909 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Durante l'interruzione dei nostri lavori, dobbiamo piangere purtroppo la scomparsa di cari colleghi.
Il 16 luglio, dopo lunga straziante malattia serenamente sopportata, si spense in Fabrica, dov'era nato il 21 aprile 1860, il conte avvocato Alberto Cencelli. Dal padre suo Giuseppe, che fu pure nostro apprezzato collega, aveva ereditato alti spiriti patriottici, vivo amore allo studio ed al lavoro, fermo sentimento del dovere. Datosi con tenacia e passione agli studi di diritto e di agronomia, ed affermatosi ancor giovanissimo con interessanti e dotte pubblicazioni anche di carattere tecnico, successe al padre nella carica di consigliere provinciale di Roma: fu poi deputato provinciale e infine dal 1905 al 1914 benemerito presidente della Deputazione provinciale. Nella difficile carica si segnalò per l'infaticabile e saggia attività, per la giusta rigidezza di amministratore, per le illuminate iniziative. Il suo nome resta legato a numerose utili riforme, specialmente nel campo sanitario ed ospedaliero; a lui si deve, fra l'altro, la fondazione del nuovo manicomio provinciale, uno dei meglio organizzati in Europa. Egli fu anche presidente e membro autorevole di numerose importanti Opere pie e organizzazioni industriali.
Mente aperta ai problemi della vita moderna, studioso profondo e appassionato delle condizioni dell'agricoltura e delle classi agricole in Italia e sovratutto nel suo amatissimo Lazio, sinceramente desideroso del bene delle classi umili, Alberto Cencelli come scrittore e sociologo, pur nella sua grande modestia che lo rendeva schivo di pubblicità e di autoincensamenti, lascia un'orma incancellabile. Egli fu sovratutto l'apostolo di una nobilissima idea, quella di ricostituire sulle terre demaniali ed incolte la proprietà collettiva a beneficio dei contadini poveri: idea che, dapprima osteggiata finì poi coll'imporsi e col divenire la base di progetti di legge, come quello da me presentato nel 1894 assieme ad altri deputati sull'ordinamento dei domini collettivi nelle provincie dell'ex-Stato pontificio, di cui fui poi relatore alla Camera e che divenne la legge 5 settembre 1894.
La sua alta competenza in materia fu riconosciuta dai successivi Governi, ond'egli fu chiamato a far parte della Commissione, ch'io ebbi l'onore di presiedere, per lo studio delle riforme da apportare alla legge del 1888 sull'affrancazione degli usi civici nelle provincie ex-pontificie. E nel 1917 fu chiamato a far parte della Commissione reale, di cui il senatore Mortara fu presidente e relatore, per la riforma delle leggi sugli usi civici e sull'ordinamento dei dominii collettivi.
Le sue benemerenze gli valsero, appena quarantenne, la nomina a senatore il 4 aprile 1909 e fu sempre assiduo ai nostri lavori; la sua parola semplice, sobria, ma appunto perciò più efficace, risuonò molte volte in quest'Aula, sovratutto quando si discuteva di amministrazione, di finanza, di agricoltura.
Il suo valore non meno che la sua bontà gli procacciarono subito la stima e la simpatia vivissima dei colleghi che lo vollero membro di importanti commissioni ed anche segretario dell'Ufficio di Presidenza, carica che tenne per alcuni anni con generale soddisfazione. Ed io che lo ebbi amato collega di presidenza, potei a pieno apprezzare e valutare la sua dirittura morale, la sua vasta competenza amministrativa, la sua grande serenità.
Egli ebbe sensi altamente patriottici, onde aderì con slancio alla nostra guerra di redenzione, che doveva rapirgli un adorato figliuolo, valoroso ufficiale aviatore di marina, dolore fortissimo ch'ei sopportò tuttavia con grande fermezza, quasi fiero del sacrifizio cruento fatto alla patria.
Uomo dal cuore aperto ad ogni idea generosa, molto bene fece sempre con mano discreta e con squisita bontà, ed innumere era la schiera dei suoi beneficati.
Al collega carissimo, all'amico affettuoso non meno che al valente sociologo e al degno cittadino vada il nostro memore ricordo, il nostro commosso saluto. Alla nobile famiglia, ch'era sua adorazione, vada l'espressione del nostro vivissimo cordoglio". (Bene).
CASATI, ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASATI, ministro per l'istruzione pubblica.[...]
Il Governo [...] rende omaggio alle civili benemerenze di [...] e Alberto Cencelli.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 18 novembre 1924.