senato.it | archivio storico

CAVASOLA Giannetto

11 dicembre 1840 - 27 marzo 1922 Nominato il 11 novembre 1900 per la categoria 17 - Gli intendenti generali dopo sette anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi, un nuovo dolorosissimo lutto ha colpito il Senato. Questa notte si è spento in Roma uno dei nostri più autorevoli e cari colleghi, il senatore Giannetto Cavasola, dopo lunga malattia che da tempo, purtroppo, lo aveva sottratto ai nostri lavori.
Nato in Pecetto Torinese l'11 dicembre 1840, egli si venne nutrendo di severi studi e nel 1861 si laureò con onore in giurisprudenza nell'Università di Torino.
Entrato nella pubblica Amministrazione, prima al Ministero della marina e poi a quello dell'interno, si affermò subito per il suo alto ingegno e per l'infaticabile attività; e dai più modesti gradi assurse nel 1887 a quello di prefetto. Chiamato a reggere dapprima la Prefettura di Potenza, fu poi a Foggia, a Catania, a Roma, a Palermo, a Modena e per oltre quattro anni dal 1896 a Napoli, circondato dalla stima universale per il suo senso profondo di giustizia nell'amministrazione, per la rettitudine e l'integrità del suo carattere. La lunga permanenza nelle provincie meridionali, che gli aveva fatto acquistare profonda conoscenza dei bisogni locali, gli permise di spiegare opera veramente preziosa in prò di quelle regioni, delle quali studiò con amore i più gravi problemi e contribuì validamente alla risoluzione di essi.
Nell'agosto del 1900, dalla fiducia del Saracco fu chiamato al Ministero dell'interno per reggere la Direzione generale dell'amministrazione civile, e le nuove benemerenze che si venne acquistando gli valsero poco dopo, l'11 novembre 1900, la nomina a senatore. Ed in Senato trovò unanime consenso di stima e simpatia. Oratore di singolare efficacia, nei suoi numerosi discorsi egli fu ascoltatissimo, per la elevatezza e la vigoria dei concetti, per la originalità del pensiero, per la profonda competenza amministrativa. Nessuno dei più gravi problemi la sua parola trascurò; e sopra tutto dei bisogni delle provincie meridionali fu, anche in Senato, efficacissimo interprete.
È memorabile uno dei suoi primi discorsi, pronunziato nel 1904, sull'agricoltura nel Mezzogiorno, che riscosse, per la importanza degli argomenti e la praticità delle proposte, sì unanime plauso che, a spese del Senato, ne fu ordinata la stampa e la distribuzione a tutti i Sindaci dei Comuni del Mezzogiorno. Sarebbe qui impossibile accennare a tutte le questioni che egli trattò, ai problemi che da lui ricevettero efficace impulso e nuova luce, sia nei suoi discorsi, sia nelle sue pregevolissime relazioni.
Fece parte di numerose ed importanti commissioni: fra le altre fu presidente della Commissione d'inchiesta per l'industria serica e bacologica e come tale scrisse una poderosa relazione che servì di base ai provvedimenti successivamente adottati, per risolvere la grave crisi di quelle industrie.
Fu anche apprezzato collaboratore di vari giornali e autore di pregevoli monografie; tra le sue pubblicazioni L'emigrazione e l'ingerenza dello Stato, fu premiata dalla R. Accademia delle scienze, lettere ed arti di Modena; e preziose sono le sue memorie presentate ai supremi consessi amministrativi e giudiziari nell'esercizio della professione libera, cui si dedicò dopo che, caduto il Ministero Saracco, fu collocato a riposo.
Nel novembre 1912, all'inizio della XXIV legislatura, il Casavola fu nominato Vicepresidente di quest'Assemblea, a giusto riconoscimento dei suoi meriti e della sua straordinaria attività; ma l'alta carica egli dové lasciare poco dopo nel marzo 1914, chiamato dall'onorevole Salandra a far parte del suo Gabinetto, con l'incarico di dirigere il Ministero di agricoltura, industria e commercio. E collaboratore prezioso dell'onorevole Salandra fu, sia nel primo che nel secondo suo gabinetto fino al 1916, in un periodo del quale sono note le gravi difficoltà, esplicando opera sagace in cui mise a profitto tutta la sua profonda competenza ed esperienza.
Assai operosa esistenza fu quella di Giannetto Cavasola, pervasa da un'ardente passione per il bene del paese e tutta raccolta nell'attendere ai doveri di ufficio e famigliari dei quali tutti egli aveva un culto profondo. Era incurante di ogni sacrifizio e la medaglia d'argento ottenuta per l'opera prestata nel 1884, allorché in Napoli infieriva il colera, è prova di quale abnegazione egli fosse capace.
La scomparsa della sua nobile figura lascia un senso di profonda mestizia in noi che avevamo imparato ad apprezzarne le altissime doti di mente e di cuore; e sulla bara ancora dischiusa dell'illustre uomo c'inchiniamo reverenti e commossi, mentre porgiamo alla famiglia inconsolabile, e da lui tanto adorata, le nostre più vive condoglianze. (Vive approvazioni).
ROSSI TEOFILO, ministro dell'industria e del commercio. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSI TEOFILO, ministro dell'industria e del commercio. Alle nobili ed elette parole, con le quali il nostro illustre Presidente ha commemorato la memoria di Giannetto Cavasola, il Governo si associa con viva commozione e con profondo dolore. Consenta il Senato che a questo dolore mi associ in modo speciale io, che in questo momento soltanto apprendo, con vivo strazio dell'animo, la notizia della morte di Giannetto Cavasola. Perché io, nato in quelle stesse terre chieresi, che diedero i natali a Giannetto Cavasola, ebbi campo nella prima giovinezza di ammirarlo e di seguire, ammirando, la sua fulgida e luminosa carriera. Tempra antica di funzionario, egli ricordava, pure nella sua austera figura, nella sua asciutta complessione del corpo, quegli antichi burocrati piemontesi, così ligi al dovere, così attaccati a quella che era la regola di tutta la loro vita, così sicuri nel loro lavoro; quei funzionari che furono il fulcro dell'antico Governo degli Stati Sardi e dei quali Giannetto Cavasola fu uno degli ultimi rappresentanti (Approvazioni).
Questa sua dirittura meravigliosa di carattere egli portò in tutta la sua carriera di prefetto del Regno, per la qual cosa dappertutto l'opera sua fu stimata e apprezzata.
Quando egli giunse al Governo, aveva una magnifica preparazione in materia di agricoltura, di guisa che, in quel dicastero, egli, non più giovane, dimostrò tale vivacità di ingegno e tanta modernità di concetti da stupire i più giovani seguaci delle più moderne teorie. (Bene).
Giannetto Cavasola svolse la sua attività sopratutto in questo Senato dove, gran parte di voi, illustri colleghi, l'avete conosciuto ed amato. Udiste molte volte i suoi concettosi, ponderosi e poderosi discorsi; avete visto in lui l'uomo competente, convinto dell'opinione che manifestava. Si poté dire di lui che non ebbe mai un solo nemico e nemmeno un avversario, tanta era la stima che lo circondava. (Benissimo).
Ma quello che vorrei sopratutto ricordare io, che ebbi l'onore della sua confidenza ed amicizia, è la grande bontà dell'animo di Giannetto Cavasola. (Bravo). Io che l'ho visto molte volte piangere di fronte ad ingiustizie ed a soprusi, io che avevo la più alta stima ed ammirazione per lui, in questo momento penso che non è morto soltanto un grande statista, ma anche un gran galantuomo. (Bene).
Non udiremo più la calda e serena parola di Giannetto Cavasola, più non udiremo la sua voce ammonitrice, più non vedremo il suo sguardo così sicuro, sereno e diritto. La sua memoria rimarrà indelebile nell'animo di tutti coloro che lo hanno conosciuto e che lo hanno apprezzato, di tutti coloro che gli furono amici, e sono una infinita legione; e a nome di tutta questa legione, sicuro interprete del pensiero di mille e mille persone che di Giannetto Cavasola ebbero grande stima, mando in questo momento un commosso saluto all'anima di lui, che oggi vanisce nei silenzi della morte, lasciando nel cuore nostro un'eco profonda di tristezza. (Applausi vivissimi e prolungati).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 marzo 1922.