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CASTELLI Edoardo

25 agosto 1807 - 28 novembre 1873 Nominato il 20 novembre 1861 per la categoria 09 - I primi presidenti dei Magistrati di appello provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Francesco Maria Serra, Vicepresidente

Signori senatori,
coll'animo profondamente commosso, debbo annunciare al Senato una nuova, deplorabile perdita.
Il senatore conte Edoardo Castelli cessò di vivere nella scorsa notte, dopo soli sette giorni di malattia acuta, che l'assistenza assidua di illustri medici, aiutata dalle cure instancabili di congiunti e di amici, non poté vincere.
È una perdita dolorosissima per la sua famiglia, alla cui afflizione son certo vi associerete Voi tutti, e lo è del pari per la magistratura italiana, della quale era uno dei Capi più illustri e venerati.
In modo particolare la piango io, che da cinque lustri ero con lui stretto da relazioni di amicizia sincera e quasi fraterna.
Quando pure lo stato di straordinaria concitazione in cui l'animo mio si trova e le strettezze del tempo me lo consentissero, io farei, o Signori, opera superflua qualora vi ricordassi le benemerenze del compianto amico mio, come membro di questa Augusta Assemblea.
Al pari di me, Voi tutti sapete che non vi fu quasi nell'Aula senatoria discussione importante alla quale il senatore Edoardo Castelli non abbia preso parte, arrecandovi il concorso fruttuosissimo dei suoi lumi, della sua lunga esperienza, ed estrinsecandolo con quella lucidità ed ordine di idee, e con quella precisione di formule pratiche, per le quali doti era distinto in modo speciale.
Bene vi rammenterò come Egli, già elevato per il suo merito all'ufficio di consigliere nella Corte d'appello di Genova, sia stato nell'inizio delle nostre politiche riforme, ed in tempi immensamente difficili incaricato delle ardue e delicate funzioni di Intendente generale di polizia in quella città. Disimpegnò quella missione con tanta prudenza, coraggio e soddisfazione degli amministrati e del Governo, che il non mai abbastanza compianto Pier Dionigi Pinelli, chiamato dal magnanimo Re Carlo Alberto a reggere il Ministero degli Affari Interni, lo volle suo primo Ufficiale per la direzione della sicurezza pubblica.
La somiglianza dei costumi e la consonanza dei sentimenti consociando le amicizie, per amico intimo lo ebbe il Pinelli, e quando Egli uscì dal Ministero, anche il Castelli si ritirò, quantunque caldamente pregato a rimanere al suo posto.
Fu allora incaricato di una missione di speciale fiducia, quella cioè di visitare le Intendenze generali di divisione e di riferire sull'andamento dei servizi di Amministrazione e di Polizia; ed il Governo del Re, in premio del modo commendevolissimo col quale la compié lo presceglieva all'uffizio elevato e più importante di avvocato Fiscale generale presso la Corte d'appello della mia patria diletta, la Sardegna.
Tristissimo era in quel tempo lo Stato dell'Isola sotto ogni rispetto, e specialmente la sicurezza pubblica versava in condizioni assai miserevoli, sicché era indispensabile che a capo del Ministero Pubblico generale fosse un uomo, che alla rettitudine dell'animo ed al culto della legalità, associasse zelo instancabile, tenacità di propositi, energia di carattere e coraggio civile.
Tal uomo era Edoardo Castelli; e le popolazioni Sarde plaudirono all'atto col quale il Governo del Re premiò i fruttuosi servigi di lui come avvocato fiscale generale, col presceglierlo prima in qualità di Reggente nel 1854 e due anni dopo come primo Presidente effettivo di quella Corte d'appello.
Per quattro anni tenne Edoardo Castelli quell'altissimo Uffizio, e lo tenne con tanta dignità, con tanta riputazione di dottrina, di rettitudine e di operosità, che le popolazioni Sarde, grate ai benefizii della sua amministrazione, conferirono a lui, non Sardo, il mandato di rappresentare nella Camera Subalpina uno dei collegi dell'Isola.
Dalla Corte d'appello di Cagliari, il senatore Castelli passò a presiedere quella di Casale, e per ultimo fu chiamato ad occupare il primo seggio nella Corte d'appello di Torino.
Nell'una come nell'altra sede egli non ismentì certamente la fama chiarissima che lasciò di sé nella mia isola natale, dove la memoria di lui rimarrà sempre cara e venerata.
A me, che per tre anni ebbi con lui comune l'ardua missione di dirigere l'amministrazione della Giustizia in Sardegna, a me che più di ogni altro ebbi modo e tempo di studiarne il carattere e di apprezzare le virtù preclare del cittadino e del magistrato, a me tocca oggi il dolorosissimo compito di proclamarlo, con parole coscienziose quantunque disadorne, per uomo di sinceri convincimenti liberali, per magistrato di cui nessuno più aveva profondamente radicato nel cuore il sentimento della giustizia, della rettitudine e della indipendenza.
(Con voce commossa).
Poche ore prima di esalare l'ultimo respiro, egli mi chiamò a sé e stringendomi affettuosamente la mano, mi disse queste parole: “mi separo con dolore dalla mia famiglia, dagli amici e da Lei. Le raccomando di portare l'ultimo saluto ai colleghi rispettabilissimi del Senato, e l'espressione della mia gratitudine per le innumerevoli prove di benevolo interessamento che mi ebbi da loro".
Signori senatori, compatite al dolore che mi opprime, e non mi consente di proseguire.
Fatale combinazione di umani eventi! A me, che nella lontananza della mia famiglia, grande conforto traeva dalla cara compagnia di lui, il destino ha riservato l'uffizio supremamente ingrato di annunziarvi la morte del virtuoso ed integerrimo magistrato, dell'illustre e non mai abbastanza compianto senatore Edoardo Castelli (Segni di generale assenso).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 29 novembre 1873.