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CARRARA Francesco

18 settembre 1805 - 15 gennaio 1888 Nominato il 15 maggio 1876 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Marco Tabarrini, Vicepresidente

Signori senatori, nell'intervallo dalle ultime adunanze del Senato dobbiamo deplorare la perdita di tre senatori: Antonio Ranieri, Giuseppe Pica e Francesco Carrara, dei quali leggerò brevi commemorazioni.
Francesco Carrara nacque in Lucca il 18 settembre del 1805. Avviatosi agli studi legali, si diede di preferenza al diritto penale; e, raccolta l'eredità scientifica di Giovanni Carmignani, svolse e fecondò le dottrine del maestro, e sui solidi fondamenti razionali gettati da lui, riuscì ad inalzare un bello e compiuto edifizio di scienza criminale, nel quale la parte speculativa non va scompagnata dalla pratica.
Egli, così per i principî come per il metodo, appartiene a quella scuola di giureconsulti che nel secolo scorso, dopo avere rifatto di pianta tutta la scienza penale, condusse i principi a riformare la legislazione, che ritraeva ancora la barbarie del medio evo. A questa che fu gloria d'Italia, diede largo contributo la Toscana, ed il Carrara può dirsi l'ultimo e degno rappresentante di quella scuola.
Come molti dei suoi predecessori, egli fu espositore facondo delle dottrine penali, e difensore valentissimo nei tribunali. Chiamato all'Università di Pisa a quella cattedra dalla quale per tanti anni aveva insegnato con plauso il Carmignani, ne ravvivò lo splendore; caro alla gioventù, la istruì con amore, dando ai giovani intelletti nutrimento di scienza concordata, non fantasie solitarie.
La sua vita tutta assorbita dagli studi, dalla cattedra, dal foro, non ha avvenimenti degni di memoria: di spiriti liberalissimi, aiutò colla parola e coll'opera il risorgimento della patria, e fu deputato al Parlamento nella IX e nella X legislatura per i collegi di Lucca e Capannori.
Entrò in Senato nel 1876, e con raro esempio prese titolo per esservi ammesso dalla ventesima categoria, che comprende coloro i quali con servizi o meriti eminenti illustrarono la patria. L'età grave e i doveri d'insegnante e di avvocato, gli impedirono di prender parte ai molti lavori legislativi; ai quali però non rimase affatto straniero, per l'estimazione in cui era tenuto dai ministri che nelle materie penali di frequente lo consultavano.
Le sue opere sono in mano di tutti, ed è inutile di farne qui particolare rassegna. Il pregio in cui sono tenute dagli uomini di scienza e di pratica, ne attesta il valore.
Morì a Lucca il 15 di questo mese, compianto dalla gioventù e dai suoi concittadini che gli hanno fatto solenni funerali. Egli ha onorato la scienza e la patria, ed ha meritato queste lodi e questi compianti. [...]
CANONICO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
CANONICO. Io ho sempre considerato Francesco Carrara come mio maestro, e mi teneva onorato della sua amicizia da me cordialmente ricambiata.
Non posso quindi non aggiungere anche io una affettuosa parola alla bella commemorazione fatta dall'egregio nostro Presidente.
Stella luminosa, in quella pleiade che cominciò a manifestarsi nella possente parola di Cesare Beccaria, che fu continuata nelle splendidi e nobili figure di Mario Pagano, di Giandomenico Romagnosi, di Filangieri, di Piccolini, di Carmignani, di Pellegrino Rossi, pleiade che forma lo splendore della scuola penale italiana, Francesco Carrara, discepolo di Giovanni Carmignani, oso dire ha superato il maestro.
Due cose principalmente rendono splendida, per me, la sua figura: il valore dei suoi libri, l'amore che egli portava ai giovani.
Non vi è studioso, non vi è giurista, non vi è magistrato che, ricorrendo ai suoi dotti volumi, non trovi sopra ogni questione delle penali discipline toccato con singolare nettezza e con naturale eleganza di forma il nodo vero della questione, il rigore del criterio giuridico, sottile ed inappuntabile delle varie opinioni, delle varie legislazioni; infine lo scioglimento logico, sempre spontaneo, convincente, della controversia.
Non vi è giovane giurista di qualche valore, il quale non abbia ricevuto da lui incoraggiamento nei primi suoi passi, conforto a progredire, stimolo affettuoso a studi e ad opere più profonde.
In ciò si rileva il carattere di un animo nobile, il vero sigillo di un ingegno superiore.
Mentre d'intorno a noi vengono, a poco a poco, cadendo i migliori, come le foglie in autunno, lasciando mesto e deserto l'albero della vita, è dolce il riguardare talvolta figure come questa. Poiché, se Francesco Carrara lasciò nei suoi volumi un monumento aere perenniusnella storia della scienza e della legislazione penale, non pure italiana, ma oso dire, europea, egli tramandò ai giovani italiani questo utile esempio: che l'amore della patria meglio si manifesta coi forti e pazienti studi, colle opere robuste che ne sgorgano, anziché colle ciance canore e brillanti di una sterile agitazione superficiale.
L'ultima parola di Francesco Carrara fu un voto per la sollecita conversione in legge del progetto di Codice che deve dare infine all'Italia l'unità della legislazione penale.
Mi sia permesso augurare che l'ultimo desiderio del grande criminalista diventi ben presto una realtà. [...]
PIERANTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PIERANTONI. Onorevoli colleghi! L'elogiò degli uomini sommi spetta a coloro che grandi cose fecero per la patria. Quindi io non ho nessun titolo per portare la parola in lode di uomini che uscirono da questa vita terrena circondati dall'ossequio e dal rispetto, non solo della nazione, ma dei popoli civili.
Tuttavia, se è vero che ciascuno ha una patria locale, dentro la grande patria, e che qui suonano sempre caldi e vivi i sentimenti di gratitudine, e di riconoscenza, permettete a me di dire, per la carità del loco natio a nome della regione abruzzese, a nome della gioventù meridionale e della bella regione dei monti apuani, alla quale mi uniscono grate memorie di gioventù, una parola per Giuseppe Pica, Antonio Ranieri è Francesco Carrara. [...]
Di Francesco Carrara, posso dire, perché lo ebbi amico e protettore in gioventù, che egli non è morto, perché avanzano le sue opere, le memorie della sua gagliarda vita delle cattedra e del foro, alla cui ricchezza si debbono specchiare le generazioni future. Se è vero quello che diceva il cantore dei Sepolcriche l'urna dei forti accende l'animo ad egregie cose, nell'ora, in cui il Senato esaminerà la legge unificatrice del diritto punitivo, ascolterà la voce della scienza, che sopravvive alla tomba.
BERTOLÈ VIALE, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BERTOLÈ VIALE, ministro della guerra. Ogni mia parola sarebbe superflua, dopo le nobili ed elevate commemorazioni fatte dal Presidente del Senato e dagli onorevoli colleghi che mi precedettero, sulla perdita degli illustri senatori di cui oggi rimpiangiamo la morte.
Il Governo si associa di cuore al dolore del Senato, deplorando la perdita dei senatori Pica, Ranieri e Carrara, illustri per patriottismo e per scienza, ed il cui nome rimarrà imperituro negli annali della storia patria.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 gennaio 1888.