CARDARELLI Antonio
29 marzo 1832 - 08 gennaio 1927 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza MoliseCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente
Onorevoli colleghi. Molti e gravi lutti ci hanno colpito nel lungo intervallo dei nostri lavori. [...]
Rimpianto universale al pari della fama in cui Antonio Cardarelli era salito vivente circonda ora la tomba del clinico sommo, venerando collega nostro, spentosi in Napoli l'8 gennaio.
Nato in Civitanova del Sannio nel 1832, a Napoli si nutrì di severi studi e ancora studente, col cuore vibrante di patriottismo che fu sempre in lui costante, partecipò ai moti del 1848. Nel 1853 si laureò in medicina e nello stesso anno brillantemente vinse il concorso al posto di assistente nell'ospedale degli Incurabili dove rapidamente saliva alla carica di direttore di sala e poi di consulente. Fu tutta la sua vita una ininterrotta progressiva ascensione in ogni campo della sua attività. I più lieti successi accompagnarono l'instancabile operosità professionale ove egli apparve subito sommo per la meravigliosa prontezza e l'acume dell'intuito, per il rigore dei suoi metodi di osservazione, per la precisione delle diagnosi, per la semplicità della cura, onde a lui da ogni parte ricorrevano e sofferenti, dai più modesti alle più illustri personalità, e gli stessi colleghi perché portasse la luce del suo intelletto nella soluzione dei casi più gravi.
E, mentre si estendeva la sua fama di medico principe, egli veniva scrivendo forti studi che dovevano aprire nuovi orizzonti nella medicina e recare nuovo lustro e dignità alla scienza italiana. La semiotica ebbe in lui il più efficace impulso e non v'è capitolo della clinica in cui la sua mente geniale non abbia impresso vasta orma. Di lui è la prima descrizione del reumatismo vertebrale, come la scoperta di un sintomo dell'aneurisma aortico che da lui ha preso nome e che permette in alcuni casi di fare assai precocemente la diagnosi di un così pericoloso male; son di lui apprezzatissimi studi sulle malattie nervose del cuore, sulle malattie del fegato, sui tumori addominali, sull'anemia splenica infantile, onde trasse osservazioni di capitale importanza per la diagnosi e la cura di tali infermità.
Grande passione Antonio Cardarelli portò nell'insegnamento cui fin dal 1859 si dedicò in Napoli con un corso privato universitario di semiotica e poi nel 1890 quale professore ordinario, prima di patologia speciale, indi dal 1893 di clinica medica con la direzione della clinica stessa. La sua scuola si affollò ognora di studenti e professionisti che venivano ad ascoltare le mirabili lezioni del maestro che fin dai primi tempi si era subito rivelato quale forza poderosa della scienza medica. Egli fu vivificatore infaticabile di quel glorioso metodo sperimentale che rifugge da ogni esagerazione dottrinale e da ogni conclusione che non sia saldamente poggiata sull'osservazione diretta e scrupolosa dei fatti ed ebbe sempre sua precipua cura alimentare nei giovani l'amore più vivo per la ricerca severa del dato clinico, educarli alla più rigorosa critica dei risultati delle proprie indagini. Fu il maestro nel senso classico della parola e tenne altissime le tradizioni della scuola medica napoletana di cui ben può dirsi gloria, onde fu circondato dalla venerazione di discepoli e colleghi e allorché nel 1905 raggiunse i limiti di età per il collocamento a riposo, per unanime consenso restò nell'insegnamento e poté avere il vanto di tenere le sue lezioni fino alla più tarda età, nel 1923.
Gli eccezionali meriti del Cardarelli ottennero universale riconoscimento, sicché, mentre fu chiamato a far parte di elevati consessi, del Consiglio superiore della pubblica istruzione, del Consiglio superiore sanitario e di tante istituzioni napoletane, le più reputate accademia scientifiche si onorarono di nominarlo socio.
Autorevolmente partecipò alla vita pubblica. Fu deputato alternativamente del collegio di Isernia e di Campobasso per cinque legislature dalla 14ª alla 18ª e poi venne al Senato il 25 ottobre 1896. Spesso intervenne alle discussioni parlamentari e ai problemi più importanti della vita nazionale sempre si appassionò portando il contributo della sua genialità e della sua competenza, il suo spirito ardente e il più grande amore per il paese. Così parlò spesso in materia di istruzione, di sanità, di bilanci, di imposte, di legislazione sociale e seppe sempre tenersi al di sopra delle competizioni politiche.
Noi ricorderemo sempre la luminosa figura di Antonio Cardarelli che ebbe le più alte doti non solo di mente ma pur di cuore, espressione di ogni nobiltà. Era sensibilissimo ad ogni forma di bellezza, onde fu cultore appassionato anche di studi classici, ma nessuno più di lui fu sensibile alle miserie umane e nessuno fece mai invano appello alla sua bontà. La intera sua vita egli spese come un apostolato a lenire le sofferenze altrui, sempre con la più grande abnegazione, ognora trascurando ogni suo interesse materiale. Al paese nativo conservò grande amore ed ivi opere pubbliche e istituzioni di beneficenza e di assistenza da lui trassero vita, onde era caro a tutti e la sua perdita lascia il più grande vuoto. A questa grande figura di scienziato e di italiano noi mandiamo, raccolti nel più vivo dolore, un commosso saluto e alla famiglia desolata porgiamo l'espressione del nostro cordoglio. (Benissimo).
FEDERZONI, ministro delle colonie. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERZONI, ministro delle colonie. Il Governo aggiunge una sua parola di reverente compianto alla celebrazione dei senatori defunti, nobilmente fatta dall'illustre Presidente di questa Assemblea. Di così alto elogio erano degne le loro benemerenze o che fossero acquistate nel campo delle pubbliche amministrazioni, e in una lunga e onorata carriera parlamentare, come per parte dei senatori [...] o nel magistero altissimo delle scienze mediche, come per parte del senatore [...], del senatore Cardarelli, Nestore venerato della scienza italiana, la morte del quale ha provocato la manifestazione indimenticabile della riconoscenza di tutto un popolo; [...]
Tutti questi uomini insigni lasciano un ricco retaggio di affetti e di esempi. La nazione lo raccoglie e lo saprà degnamente custodire. (Vive approvazioni - Applausi).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 marzo 1927.