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CARAFA Riccardo

12 dicembre 1859 - 19 ottobre 1920 Nominato il 04 marzo 1904 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli senatori!
Con profonda tristezza devo annunciare la perdita di amati colleghi durante l'interruzione dei nostri lavori. [...]
Il 19 ottobre scorso spegnevasi in Bologna il senatore Riccardo Carafa, duca d'Andria, dopo lunga ed inesorabile malattia che lo aveva da tempo costretto ad appartarsi dalla vita pubblica, sua costante ed innata passione.
Ebbe i natali in Napoli il 12 dicembre 1859 da una delle più nobili e patriottiche famiglie napoletane, discendente da quell'Ettore Carafa, conte di Ruvo, che salì intrepido il patibolo durante la rivoluzione napoletana del 1799; e fu invero uno dei più degni rappresentanti dell'aristocrazia meridionale, libero da ogni pregiudizio di casta, aperto a tutte le comprensioni dello spirito moderno.
Fu nei primi anni appassionato cultore dell'arte drammatica per la quale sentiva un naturale trasporto e le sue commedie riscossero vivo plauso. Collaboratore di "Napoli nobilissima" ed autore di pregevoli monografie ed opuscoli; fu anche un sereno amatore delle memorie storiche ed organizzò la mostra storica napoletana, tenuta in occasione del cinquantenario della proclamazione del Regno; fu pure membro della Commissione dei monumenti per la Provincia di Napoli.
Desideroso di allargare la cerchia delle proprie cognizioni viaggiò molto attraverso l'Europa e l'Africa, fu in Grecia durante la guerra greco-turca, più volte nelle colonie fino alla spedizione libica, cui prese parte quale ufficiale, e dei suoi viaggi e delle notizie attinte sui posti lasciò vivi racconti.
Alla vita politica s'interessò fin dai primi anni e professò principi schiettamente liberali, fuori da ogni intrigo di parte, con un disinteresse assoluto, con l'animo sempre alieno da grettezze, pronto ad accendersi di idealità nobili e generose. Non ambizioso né di predominio, né di popolarità, ebbe nella vita pubblica il sentimento del dovere, che adempì sempre con abnegazione, la franchezza ed il coraggio delle proprie convinzioni.
A Napoli coprì notevoli cariche cittadine, fu consigliere comunale e provinciale e presidente della Deputazione provinciale.
Nominato senatore il 4 marzo 1904, fu operoso parlamentare e prese parte ad importanti discussioni, sovratutto in materia di politica coloniale ed estera e là dove erano in giuoco gli interessi della sua terra nativa, apportando sempre il calore della sua anima e l'indipendenza e l'equilibrio del suo giudizio, formato dal continuo contatto con la vita reale e dall'esperienza dei suoi viaggi.
Di Riccardo Carafa fu l'esistenza pervasa dal costante desiderio di riuscire utile al proprio paese e perciò egli godeva fra noi le universali simpatie, tutti riconoscendo in lui specchiata rettitudine, purità d'intenti, e integrità di carattere.
Ci inchiniamo reverenti dinanzi alla sua tomba e mandiamo alla memoria di lui un mesto saluto. (Bene).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'intero. Il breve periodo di interruzione dei lavori del Senato ha portato dei lutti gravi a questo alto consesso e alla patria. L'egregio Presidente ha ricordato i grandi servizi resi dagli uomini dei quali ora piangiamo la perdita, magistrati illustri, uomini che si occuparono delle grandi questioni di politica estera e di politica coloniale. [...] Sono perdite che noi ci auguriamo possano essere compensate dalla nuove generazioni che sorgono. [...]
CROCE, ministro della pubblica istruzione. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CROCE, ministro della pubblica istruzione. Aggiungo alcune parole, non solo a nome del Governo ma anche mio personale, nel ricordo del senatore Riccardo Carafa, duca di Andria, del quale sono stato amico fin dalla lontana giovinezza. Allora egli era tutto ardente per la letteratura, per l'arte, e soprattutto pel teatro e componeva brevi lavori drammatici, assai agili ed arguti, che furono recitati con buona fortuna sulle pubbliche scene.
Era l'ultimo rappresentante di una tradizione filodrammatica che era durata per circa due secoli tra i gentiluomini napoletani. Ma Riccardo Carafa aveva anche assai vivace il sentimento della famiglia dalla quale usciva, che ha segnato pagine importanti nella storia del Mezzogiorno d'Italia, e dopo aver fornito uomini di Stato e capitani e cardinali e papi, all'alba dei nuovi tempi aveva dato in Ettore Carafa, conte di Ruvo, un campione della libertà, un combattente per la Repubblica dell'anno 1839, un martire della reazione borbonica.
Anche il padre di Riccardo, Ferdinando Carafa, aveva congiurato per la libertà nel 1848 e fu imprigionato insieme con il Settembrini e ai suoi compagni. Quegli esempi recenti e frementi di amor patrio confluivano nel suo sentimento aristocratico, e animavano la sua opera posteriore, quando, abbandonati i letterari tentativi giovanili, si volse all'amministrazione e alla politica, e in questo punto fu specialmente sollecito della politica estera d'Italia. Nel 1911 egli, già ufficiale dell'esercito, andò volontario alla spedizione di Libia, e nel 1915 rivestì la sua divisa di maggiore, e avrebbe, già innanzi negli anni, partecipato alla guerra, se le sue condizioni di salute non si fossero ad un tratto turbate, e non fosse cominciato un lento deperimento, che era particolarmente penoso a tutti coloro che lo ricordavano come brioso e grazioso parlatore.
Io che ho assistito anche a questo estremo periodo della sua vita, adempio con commozione al dovere di commemorarlo in quest'Aula che esso ebbe caro. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno. Atti parlamentari. Discussioni, 2 dicembre 1920.