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CARACCIOLO DI BELLA Camillo

30 aprile 1821 - 06 aprile 1888 Nominato il 15 maggio 1876 per la categoria 07 - Gli inviati straordinari dopo tre anni di tali funzioni provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Marco Tabarrini, Vicepresidente

Riprendendo il Senato il corso delle sue adunanze ordinarie, primo dovere della Presidenza si è di commemorare i colleghi defunti in questo ultimo intervallo.
Noi abbiamo perduto i senatori conte Giustinian, Cesare Cabella ed il marchese Caracciolo di Bella, e sopra ciascuno di essi dirò brevi parole di compianto e di lode meritata. [...]
Il marchese Camillo Caracciolo di Bella, discendente da antica ed illustre famiglia napoletana, cessava di vivere in questa città il giorno 6 di questo mese di aprile, nell'età di 66 anni. Patriota ardente e coraggioso, prese viva parte ai rivolgimenti politici per l'unità e per l'indipendenza d'Italia; soffrì condanna di carcere per cospirazione contro il Governo dei Borboni. Riacquistata la libertà dopo i moti del 1860, egli ebbe nella ottava legislatura da due collegi contemporaneamente il mandato di rappresentante al Parlamento italiano. Nell'anno successivo abbandonò il campo parlamentare, chiamato ad alti uffici nella diplomazia nazionale, e rappresentò il Governo del Re come inviato straordinario e ministro plenipotenziario, nelle legazioni di Costantinopoli, Lisbona, Berna, Madrid e Pietroburgo. Nel 1876, venne assunto alla carica di prefetto di Roma e in quell'anno stesso alla dignità di senatore. I lavori a cui prese parte attiva e i discorsi da lui pronunciati in Senato, attestano della sua vasta coltura nelle discipline politiche, specialmente in quella parte che riguarda le relazioni internazionali.
I suoi discorsi fatti al Senato insieme ad altri scritti di argomento politico, egli raccolse in questi ultimi tempi in un volume che è nelle mani di tutti.
Perfetto gentiluomo, sincero patriota, oratore facile ed ornato, il marchese Caracciolo di Bella lascia vivo desiderio di sé nella buona società napoletana e romana nella quale aveva molti amici, nella diplomazia italiana e straniera, dove aveva numerosi estimatori, e in quest'alta Assemblea dove vivrà sempre rispettata ed onorata la sua memoria.
MAIORANA-CALATABIANO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MAIORANA-CALATABIANO. Camillo Caracciolo di Bella, testé mancato alla famiglia, al Senato, alla patria, io crederei sempre degno per elevatezza di sentimento, per dirittura d'intelletto, per non comune, e, sotto alcuni riguardi, eccezionale coltura, per rara e non mai smentita correttezza di azione.
Camillo Caracciolo di Bella fu esempio vivente della più bella armonia in cotesti fattori dell'eminente uomo affettivo, intellettuale, sociale.
Il suo valore era superato dalla sua modestia, entrambi dal grande personale disinteresse.
Egli visse per la patria, per le lettere, per gli atti nobili condotti in una molteplicità di elevatissimi pubblici e privati uffici. Egli lascia desiderio grandissimo di sé.
Io mi associo con tutto il cuore alle parole di rimpianto pronunciate dal nostro degno presidente.
PIERANTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PIERANTONI. Ancora una volta compio il pietoso dovere di pronunziare una parola modesta, ma sentita, sulla tomba di illustri senatori che di recente abbiamo avuto il dolore di perdere. [...]
Camillo Caracciolo ha lasciato un esempio degnissimo d'imitazione: acceso dal sentimento del dovere, non mancava mai alle nostre sedute, era assiduo allo studio delle legge, lasciò documenti bellissimi de' suoi studi, relazioni e discorsi, specialmente sopra le relazioni internazionali.
Nato in Napoli, aveva anche molta attinenza con la forte Provincia di Avellino sorgente di ispirazione ad opere patriottiche, perché ciascuno ricorda come da Avellino partì il primo moto patriottico del 1921. Il Caracciolo, dopo che aveva deposto ogni uffizio attivo, fu per parecchi anni presidente della Commissione degli esami nel Ministero degli affari esteri, fu membro del Contenzioso diplomatico. In tali uffici portò la sua mente acuta, esperimentata, erudizione e sapienza non comune, forme squisite di gentiluomo.
Credo di essere l'interprete dei sentimenti dei colleghi che con me vivamente lo rimpiangono, proponendo che la Presidenza faccia giungere alla illustre vedova del nostro collega la espressione del nostro rimpianto per la perdita che la patria e il Senato deplorano.
GRIMALDI, ministro di agricoltura, industria e commercio.Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GRIMALDI, ministro di agricoltura, industria e commercio.In nome del Governo mi associo alle parole di compianto pronunziate dall'egregio Presidente e da altri onorevoli senatori in memoria dei tre illustri personaggi, che facevano parte di questo illustre consesso.
Il Governo non può non deplorare, insieme a voi, che si assottigli sempre più la falange degli egregi uomini e provati patriotti dei quali abbonda quest'alta Assemblea.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 aprile 1888.