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CAPPONI Gino

14 settembre 1792 - 03 febbraio 1876 Nominato il 23 marzo 1860 per la categoria 04 - I ministri di Stato e per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Giuseppe Pasolini, Presidente
Signori Senatori:
Un mestissimo ufficio debbo io compiere, ricordando a Voi il nome dei nostri Colleghi che finirono la mortale carriera dacché fu chiusa quest'Aula.
Ma risuona ancora la eco della funebre pompa che il Municipio di Firenze, presenti le Deputazioni del Parlamento, celebrò alla grande memoria di Gino Capponi.
Permettete che tosto a quella eco la mia voce risponda commossa da questo seggio, dal quale non avrei pensato mai di dover pronunziare queste parole di postumo elogio.
Ma l'elogio non sta nelle mie parole, sibbene nella viva e presente immagine ch'è in noi di quel venerando Collega, nel quale mirabilmente erano congiunte e contemperate le più rare doti della fortuna e del merito. Ognuna di quelle basta talora a sollevare per se sola un uomo oltre il comune dei suoi concittadini. La nobiltà della prosapia univasi in lui ai sentimenti che più vivi regnano nel popolo, la larghezza del censo alla modestia della vita. In lui la schietta fede religiosa si accoppiava alla scienza più progredita; la severità della ragione al vivissimo senso dell'arte; il giudizio imparziale alla bontà affettuosa. Quindi quella grande autorità di parole e di consiglio; quindi gli scritti sapienti continuati fino agli ultimi giorni della vita; quindi quella simpatia universale che giammai gli venne meno.
Gli uomini più illustri non pur d'Italia ma di Europa, per lunghissima serie di anni, ebbero amicizia con lui, e talora consiglio ed aiuto.
Fervido ed assennato propugnatore dell'indipendenza ed unità della Patria, favorì ogni impresa che potesse tornarle ad utilità ed onore.
E tale continuò fino alla più tarda vecchiezza; né la cecità degli occhi offuscò la vivida luce dello spirito, né la grave età ed i dolori della vita affievolirono in lui la gagliardia della volontà e dell'affetto. E noi stessi udimmo il suo eloquente ed efficace discorso in talune delle nostre discussioni più gravi.
Ultimo di stirpe illustre che conta gloriosi nomi nella storia italiana, ultimo di quella schiera di uomini che ci precedettero, e che col pensiero e col consiglio prepararono, e primi posero mano alla grande opera del risorgimento d'Italia, Gino Capponi rimarrà splendido esempio di civili virtù alle future generazioni, memoria sacra e venerata in questa Aula.
Il cordoglio del Senato risponde a quello della intera Nazione.
(Vivi segni d'approvazione).
Senatore LAMPERTICO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la parola.
Senatore LAMPERTICO. Volle il Senato che nelle nostre aule si conservasse l'effigie di Cavour, di Azeglio, di Manzoni, di Desambrois [sic]; di questi insigni uomini, che ne' buoni studii, ne'pubblici uffici, nella politica militante hanno contribuito a formare l'Italia. Signori Senatori! Eguale omaggio rendiamo all'uomo illustre a cui testé il nostro Presidente dedicò sì nobili parole, a quell'uomo nel cui nome si riflette la storia del nostro grande risorgimento nazionale, la memoria di quanti vi presero parte.
Nessuno come Gino Capponi ebbe ventura da Iddio di esercitare per sì lungo spazio di tempo quella mirabile virtù conciliatrice e consociatrice degli animi, la quale non meno proviene dall'altissimo senno che dalla più intemerata rettitudine.
Finché l'Italia era divisa, nessuno più di Gino Capponi contribuì a unificare potentemente la coltura nazionale: pochi al pari di lui, quando l'Italia era avvilita, poté renderne rispettate le sorti e augurate migliori dai più reputati stranieri.
Rendendo omaggio il Senato a Gino Capponi, lo rende in pari tempo a quanti hanno contribuito al risorgimento nazionale; poiché tutti l'ebbero amico, quanti altri mai riverito, e forse più sovente incitatore che moderatore.
Il nome di Gino Capponi merita di vivere, non che nella storia, nella tradizione nazionale, e spetta al Senato di custodire questo patrimonio di gloriose tradizioni, che ricongiungono il passato coll'avvenire.

Se questa menzione uopo avesse d'autorità, ad altri ne avrei lasciato l'ufficio, ma ben può del pari venire fidente davanti a Voi perché essa si appoggia sopra la grande solidarietà di sentimenti e doveri, a cui tutti abbiam parte: né quando si tratta di un obbligo di riconoscenza può alcuno temere d'essere dai Colleghi considerato come uno degli ultimi.
Signori Senatori! Io dunque presento e raccomando al Senato questa mozione: che nelle nostre aule accanto alle effigie di Cavour, Manzoni, D'Azeglio , Desambrois si collochi la marmorea effigie di Gino Capponi.
PRESIDENTE. Domando se la proposta dell'onorevole Senatore Lampertico è appoggiata.
(È appoggiata.).
Domando ora se il Senato approva questa proposta.
(Approvata ad unanimità.)


Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 7 marzo 1876.