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CAPONE Filippo

25 maggio 1821 - 11 giugno 1895 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 09 - I primi presidenti dei Magistrati di appello provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Marco Tabarrini, Vicepresidente

Signori senatori! Nella notte di martedì scorso le acque del torrente Purità, in quel di Salerno, per l'imperversare d'un uragano improvvisamente gonfie, travolsero la carrozza del senatore Filippo Capone che negli infuriati vortici trovò miseranda, lagrimevole morte.
Nato a Montella nella provincia d'Avellino il 25 maggio 1821, Filippo Capone seguì con onore gli studi legali e non ancora raggiunto il quinto lustro, esercitò in Napoli l'avvocatura. Nei moti e nei tentativi del 1848, come nelle cospirazioni che li prepararono e li seguirono mostrò pensieri ed animo audaci e pari fortezza. Lui pure sedussero le illusioni di quei giorni e della balda età; or, dopo il 15 maggio, divisando, sperando che il trono, per un simultaneo assalto dalla Sicilia e da Roma potesse rovesciarsi, or dando il nome e l'opera alla setta dell'unità Italiana,nella fiducia che raggiungerebbe numero, potenza da tanto.
La fuga lo salvò dalle inquisizioni e dalle galere. In esiglio per dieci anni, visse lungamente in Piemonte, molto fuori d'Italia viaggiò; studiò, osservò, contrasse amicizia cogli uomini più riputati. Le dottrine filosofiche e giuridiche a preferenza approfondendo, poté più tardi ottenerne titolo di professore nelle Università di Bologna e di Napoli. Rientrato nella regione nativa quando il nuovo Re, coll'offa della costituzione, si lusingò di scongiurare la tempesta che s'addensava e rumoreggiava tutt'intorno, fu per breve preposto quale intendente alla Provincia di dove era la famiglia sua; e nell'agosto 1860 nominato procuratore generale presso la gran Corte criminale di Chieti. Questo il primo ufficio che ebbe nella carriera giudiziaria continuata sino al gennaio 1893, data di sua giubilazione, già rivestito del grado di primo presidente di Corte d'appello e con questo per circa quattordici anni in Milano dimorato.
Lunga difficile magistratura segnalata spesso per avvedimento e coraggio, sempre per dottrina. Deputato al Parlamento per il collegio di Sant'Angelo de' Lombardi durante cinque consecutive legislature (VIII-XII) fu dei deputati assidui, dei più frequentemente uditi tanto nelle pubbliche discussioni, quanto nell'apparecchio del lavoro legislativo.
E risiedendo spesso, per ragione d'ufficio, in Napoli fu diverse volte nei Consigli del comune e della provincia e nelle amministrazioni degli istituti cittadini; aziende alle quali, ritrattosi dal pubblico servizio, si era dato tutto con grande amore ed energia.
Un decreto del 26 gennaio 1889 lo aveva ascritto al Senato. Il quale commosso per il lugubre accidente, di che fu cagione l'amorevole sollecitudine dell'annegato verso i congiunti, tanto più amaramente rimpiange la perdita, dello sperimentato magistrato, dell'antico patriotta, che pure dianzi pieno di vigore assisteva con noi all'inaugurarsi della nuova legislatura, da lui nella tarda età invocata feconda alla patria del bene che dai giovani anni aveva desiderato e promosso. (Vive approvazioni).
ASCOLI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ASCOLI. Dopo le tanto cordiali e tanto autorevoli parole del nostro onorevolissimo Presidente, io di certo non mi avventurerò a dire dell'opera per cui si distinse nella magistratura o nella politica il compianto Filippo Capone; al quale mi legava da più di quarant'anni una amicizia dolcissima e per me molto proficua; un'amicizia che ebbe sempre nuovo alimento insino a poche ore, posso quasi dire, prima che l'orribile catastrofe avvenisse.
Piuttosto mi permetterò di accennare a certe tendenze dell'ingegno dell'ottimo Capone, le quali lo portavano, specie durante l'esilio, a studi che in quei tempi erano pressoché nuovi tra gli italiani.
Era egli stato fino dalla prima gioventù, così in filosofia come nella politica, un molto fervente discepolo del Gioberti, Ma per tutto quanto concerne le indagini intorno alle origini ed agli svolgimenti di ogni istituzione civile, egli aspirava ad una larghezza e ad una indipendenza molto maggiori che allora non solessero tra noi.
Sbandito che fa dalla patria, egli corse in Germania alla scuola del Savigny, e poi alle scuole dei fratelli Grimm e di altri corifei del tempo, traendone molto conforto nei metodi e molta buona dottrina, di che doveva dare abbondante prova in un ampio commento delle dottrine giobertiane. Di questo lavoro furono stampati parecchi fogli in Torino, subito dopo il ritorno del Capone in Italia. Che se la magistratura e la politica lo distrassero poi dagli studi filosofici e storici, il suo genio ve lo riconduceva però di continuo nelle scarse ore che gli erano lasciate dai pubblici uffizi.
Altri, o signori, dirà e scriverà di lui meglio che io non sappia; ma tranne la famiglia, nessuno forse lo ricorderà con animo più grato e più commosso di questo suo povero amico, il quale, per tanti e tanti anni, ha potuto ammirare la bontà, la lealtà ed anche l'intrepidezza dell'animo di lui, e ha potuto conoscere quanto fruttuosa riuscisse, al primo ricostituirsi delle università dell'Italia nuova, quell'amicizia che legava tra di loro Terenzio Mamiani e Filippo Capone. (Bene).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro guardasigilli.
CALENDA V., ministro di grazia e giustizia.Con parole improntate al più vivo dolore l'illustre Presidente ha ricordato al Senato la figura e la vita del compianto nostro collega Filippo Capone, di cui tutti deploriamo la perdita quanto mai luttuosa.
A me, cui la piena conoscenza dei luoghi fa viva e presente alla mente la catastrofe terribile, che nelle onde vorticose del torrente lui travolse quando meno l'ora del tempo ne destava il sospetto, quasi impedisce la commozione il dire.
In Filippo Capone la nota dominante era una operosità instancabile.
Reduce dall'esilio volontario, incontrato per amor di patria e di libertà, egli seppe, fatta l'Italia, strenuamente servirla col poderoso ingegno, colla varia coltura, quasi in tutti i rami del viver civile, nell'Assemblea legislativa, nel Consiglio della provincia nativa, nella magistratura.
In questa per quasi un decennio sostenne il compito faticoso del presiedere le assise come pochi sanno e vogliono; quello di consigliere nei collegi supremi di Torino e di Napoli, poscia l'ufficio altissimo di primo presidente nella Corti d'appello in Trani, Ancona e Milano.
E, nonché dirigere e governare in quest'ultimo ufficio, egli assumeva a sé in cause gravissime il riferire ed il compilare le sentenze sempre dotte, spesso voluminose.
Uscito dalla magistratura col grado di primo presidente di cassazione, non fu riposo il suo, ma quasi mutamento di funzioni, ché prima nella Giunta provinciale amministrativa, poscia nel Consiglio comunale di Napoli, addimostrò, nonostante l'età grave, tanto vigor di mente e di opere che lo più ardue questioni giuridiche in vertenze di vitale interesse per la città di Napoli, a lui giurista e magistrato emerito venivano a preferenza commesse.
Ora egli è spento! Mentre il Governo rende con la voce un tributo di cuore alla memoria del patriota, del giurista e magistrato insigne, del cittadino benemerito, sappiano i figli di Filippo Capone che l'amico ed il collega, vinto da un senso di pietà profonda, ne pianse con essi la fine miseranda (Bravo! Bene! - Segni di viva approvazione).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 giugno 1895.