CANTONI Carlo
20 novembre 1840 - 11 settembre 1906 Nominato il 17 novembre 1898 per la categoria 19 - I membri ordinari del Consiglio superiore di istruzione pubblica dopo sette anni di esercizio provenienza LombardiaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente
Signori senatori! [...]
Il senatore Carlo Cantoni moriva l'11 settembre scorso in Groppello (Pavia) ov'era nato il 20 novembre 1840. Amico di Benedetto Cairoli, che altamente lo stimava, Carlo Cantoni fu in questa generazione uno dei più forti ed illustri cultori delle scienze speculative.
Laureato nel 1862 a Torino, e perfezionati gli studi a Pisa, a Firenze, a Berlino, insegnò dapprima nel liceo di Torino, poi nel liceo Parini e nell'accademia scientifico-letteraria di Milano: donde passò a professare filosofia teoretica nella Università di Pavia, in cui fu preside della facoltà e poi rettore dell'Ateneo.
La vasta sua dottrina e l'altezza del suo retto criterio gli valsero la nomina al Consiglio superiore di pubblica istruzione, all'Istituto lombardo, all'Accademia de' Lincei ed, il 17 novembre 1898, a senatore del Regno.
In tutte queste cariche era mirabile la profondità del suo ingegno, la lucidezza della sua parola, il dono di far penetrare chiaramente la verità, da lui chiaramente sentita, nell'animo degli ascoltatori: dote preziosa ed essenziale in chi deve insegnare.
Egli pubblicò parecchi pregiati lavori, fra i quali, le Letture sull'intelligenza umana, Psicologia percettiva e logica, il libro monumentale sulla Filosofia di Kant, che gli meritò l'insigne onorificenza di dottore dell'Università di Gottinga nel centenario dell'illustre filosofo di Koenigsberga: sul Sentimento,- su G.B. Vico, - sulla Riforma universitaria, - sulla Libertà nell'istruzione superiore, - sull'Insegnamento filosofico e sulle classi dirigenti.
Di questa estesa cultura egli ha recato un prezioso contributo nei lavori del Senato, il quale perde in lui uno dei membri più competenti nelle materie da esso professate.
Amatissimo dagli scolari, di cui era padre ed amico, - modesto quanto valoroso, - di cuore eccellente, egli lascia in quanti lo conobbero un ricordo carissimo, che è il più bello (e non caduco) tra i fiori onde il superstite affetto circonda la lagrimata sua tomba.
Al diletto e illustre collega, che sarà sempre vivo nei nostri cuori, il saluto del cuore: alla mesta famiglia, le vive e sentite nostre condoglianze. (Benissimo). [...]
TITTONI, ministro degli affari esteri. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
TITTONI, ministro degli affari esteri. Rinnovando all'illustre Presidente l'espressione di dolorosa simpatia per l'immensa sventura che l'ha colpito, io mi associo a nome del Governo alle nobili parole che egli ha pronunciato per commemorare i senatori Chinaglia, Serafini, Longo, Arrigossi, Fusco, Cantoni, Frisari e Di San Giuseppe. [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Vischi.
VISCHI. Anche oggi possiamo dire che il lutto del Senato è lutto della patria. Gli uomini eminenti, che commemoriamo, ebbero tanta parte nel risorgimento italiano o tante altre benemerenze da poter dire che la loro dipartita fu sentita e sarà sempre deplorata, come da noi, da tutta l'Italia nostra. [...]
Come non ricordare in quest'ora che proprio qui, vicino a me sedeva l'illustre Cantoni, di cui giustamente il Presidente ha ricordato le benemerenze?
[...]
Ed è per lui [Frisari], come per tutti gli altri, che proporrei fosse inviata alle famiglie derelitte ed ai paesi che ebbero l'alto onore di dar loro i natali, l'espressione di condoglianza da parte del Senato. (Bene).
PRESIDENTE. La Presidenza ha già così provveduto prevenendo il desiderio dell'onorevole Vischi.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 novembre 1906.