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CAMUZZONI Giulio

20 agosto 1816 - 07 aprile 1897 Nominato il 28 febbraio 1876 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Due colleghi ci furono ieri rapiti.
Al mattino moriva a Verona il senatore Giulio Camuzzoni.
Già rappresentante per due legislature (X e XI) il collegio di Tregnago alla Camera dei deputati, dal 22 febbraio 1876 era stato ascritto a quest'Assemblea. In ambedue, quantunque per modestia si tenesse in disparte, sedette pregiato ed onorato, secondo meritava.
L'amministrazione del Comune di Verona fu dove si svolse la maggiore sua opera.
Entratovi non appena gli stranieri se n'andarono, divenne poco appresso sindaco, anzi, per intendere a tutt'uomo all'ufficio, nella primavera del 1871, dalla deputazione spontaneamente si ritrasse. Per sedici anni, con singolare perizia tenne la carica: conducendovi acqua salubre, l'igiene della città sua tutelò; a beneficio della pubblica economia un canale industriale scavò; imbrigliò nel tronco urbano l'Adige devastatore. L'asilo di mendicità, l'istituto degli artigianelli e della scuola di ginnastica, al sollievo dei miseri, alla robustezza della gioventù provvidero. Provvide al decoro, al lustro della vetusta città, gli splendidi antichi monumenti con intelletto d'arte restaurando; con amore cittadino la gloria di Dante, di Sammicheli, di Vittorio Emanuele, dei morti di Custoza, lui sindaco, fu onorata, ai posteri nel marmo o nel bronzo tramandata. Nella Società di belle arti, nell'Accademia di pittura e scultura, nella Commissione provinciale di antichità, ampliando la civica biblioteca, con gli antichi archivi di storia patria, le fonti della cultura accrebbe.
Ricco di censo, molte miserie sollevò. Amante delle belle arti; nella storia, nell'archeologia versato; alla pristina forma, a proprie spese, il castello medioevale di Soave, dalle ingiurie del tempo e degli uomini deturpato e presso ad irreparabile ruina, restituì.
Furono cinque anni d'indagini sagaci, di riscontri negli archivi, nella storia, nelle cronache, d'investigazioni pazienti. Ne lasciò memoria descrivendo l'eccezionale amenità della postura, l'incantevole panorama, le vicende del forte arnese di guerra, il lavoro assiduo con che l'opera edace dei secoli era stata vinta; e dando ragione dei propositi che l'avevano mosso, del fine raggiunto si compiaceva esclamando:.
È l'opra stessa il guiderdon dell'opera.
Col quale motto, o io m'inganno, la penna di un tratto sintetizzava il nobile sentimento che ispirò le azioni tutte della vita sua degnissima, durata ottant'anni, sette mesi e diciassette giorni. (Bene). [...]
MESSEDAGLIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MESSEDAGLIA. Io non ho nulla da aggiungere (e non mi sentieri di farlo per l'emozione da cui sono compreso in questo momento) alle degne e commoventi parole con cui il nostro Presidente ha commemorato i due compianti nostri colleghi Camuzzoni e Forconi; mi restringo soltanto a proporre che il Senato voglia esprimere per mezzo della presidenza alle famiglie le sue condoglianze, che per le benemerenze speciali di questi due compianti colleghi, potranno suonare ad un tempo siccome rivolte alle insigni e patriottiche città che oggi ne piangono la perdita.
LAMPERTICO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAMPERTICO. Io, a dir il vero, devo resistere a me stesso, dacché mi sentirei tratto a parlare, e del senatore Camuzzoni e del senatore Forconi, con impeto di affetto (commosso) con quei sentimenti che riannodano la regione alla nazione. Ma in verità io credo che non potrei che attenuare, se mai fosse possibile, la impressione delle parole nobili a ed alte, come sempre, del nostro Presidente, ed però mi associo al collega Messedaglia nel pregare il Senato che le parole del nostro Presidente siano trasmesse testualmente alle famiglie dei senatori Forconi e Camuzzoni. Il Senato perdoni la mia commozione, perché si riannoda ai primi e più bei momenti della nostra indipendenza nazionale. (Bene).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro di grazia e giustizia.
COSTA, ministro di grazia e giustizia.I senatori Forconi e Camuzzoni appartennero alla schiera di quegli uomini, pur troppo, non numerosa, nei quali la virtù si accompagna a vera modestia; ma questo non tolse che essi, notissimi nella loro città, abbiano col loro nome e colla attività spiegata nella loro regione, illustrato il Senato di cui furono ornamento.
A nome del Governo, mi associo quindi alle onoranze che il Senato vorrà decretare a questi due benemeriti cittadini e senatori.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,8 aprile 1897.