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CAMOZZI VERTOVA Giovanni Battista

22 agosto 1818 - 11 aprile 1906 Nominato il 29 febbraio 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Tancredi Canonico, Presidente
Signori senatori!
Un altro lutto! Un altro collega, uomo di carattere intemerato e di patriottismo autentico, abbiamo perduto nel nostro decano, il senatore Giovanni Battista Camozzi-Vertova, nato a Bergamo il 22 agosto 1818, morto a Costa di Mezzate il dì 11 aprile 1906.
Fratello del valoroso ed eroico Gabriele, la sua vita fu consacrata al risorgimento ed alla prosperità del nostro diletto paese.
Laureato a Pavia nella Facoltà medico-legale, fin dagli anni giovanili concorse cogli amici di Lombardia a preparare i moti del 1848; durante i quali prese parte attivissima nelle lotte delle cinque giornate di Milano e nell'azione del Governo provvisorio. Tornati gli Austriaci, passò in Piemonte, per ritornare poi in Lombardia nella spedizione capitanata dal fratello Gabriele onde eccitarvi la rivolta contro lo straniero. Già liberate Como e Lecco, assediata la rocca di Bergamo, sopraggiunse la catastrofe di Novara. Ai due fratelli Camozzi furono sequestrati i beni; profughi entrambi e proscritti, pur non cessavano di aiutare, secondo il potere, gli emigrati politici che a loro ricorrevano.
D'accordo col fratello, Giovanni Camozzi-Vertova, contribuì nel 1850 a costituire una società per azioni, diretta ad acquistare una nave mercantile, poi battezzata Carmen, e porla sotto il comando di Garibaldi, del quale il Camozzi era amicissimo, affine di procurare all'eroe una esistenza indipendente.
Tornato in seno alla famiglia, dopo la guerra del 1859 Giovanni Camozzi-Vertova lavorò attivamente nelle amministrazioni provinciali e comunali. Per dieci anni tenne a Bergamo l'ufficio di sindaco col plauso di tutti; dimettendosi poi, malgrado i voti e le insistenze universali perché rimanesse.
Nominato senatore il 20 [sic] febbraio 1860, prese parte attiva ai lavori della Camera vitalizia finché le forze glielo consentirono; ma negli ultimi anni viveva lontano da ogni pubblico ufficio, alternando la dimora fra Bergamo e la sua villa dove si ammira, fra le altre, una collezione ornitologica assai preziosa da lui raccolta ed ordinata, intelligente ed appassionato cultore, quale era, delle scienze naturali.
Molto pregiato da Silvio Spaventa, non meno che da tutti gli uomini di alto ed intemerato carattere suoi pari, credente convinto, buono e caritatevole, egli lascia venerata e carissima memoria di sé nella sua terra nativa, nel Senato, nella patria italiana tutta quanta, che durante la intera sua vita egli servì con amore operoso, come privato, come uomo pubblico.
Quanti benemeriti cittadini appartenenti a questo alto Consesso non abbiamo noi perduto in questi ultimi mesi!
Un dopo l'altro, vengono omai scomparendo quasi tutti coloro che col senno e con la mano hanno iniziato e promosso il nostro risorgimento nazionale.
L'opera loro fu efficace perché in essi amare la patria voleva dire sacrificarsi per essa. Chi non si sacrifica non ama.
Con l'amore e il sacrificio risorse l'Italia ad unità di nazione libera ed indipendente. Con l'amore ed il sacrificio soltanto essa potrà mantenersi tale, purificarsi dalle scorie che ne inceppano il cammino, ed elevarsi verso gli alti suoi destini.
Alla schiera dei veri patrioti animati da questi principii, ardenti di questo sacro fuoco, apparteneva il senatore Camozzi-Vertova.
Possano i nostri giovani raccogliere questa santa tradizione ed, incarnandola nella loro vita privata e pubblica, preparare alla diletta nostra patria giorni migliori! (Benissimo).
CUCCHI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCHI. Mi associo di gran cuore e con profondo cordoglio alla commemorazione che pronunciò testé il nostro Presidente per l'illustre nostro collega, e mio grande amico, il senatore Giovambattista Camozzi-Vertova.
Io lo conobbi nei momenti più tristi della dominazione straniera, e sin d'allora il sentimento della riscossa mi unì con lui in più fraterno contatto, e, posso dirlo con orgoglio, che anche noi fummo tra quelli che congiurarono, finché non. venne l'epoca liberatnce del 1859.
Mando un saluto alla famiglia del compianto amico, benché l'Ufficio di Presidenza abbia già inviato le condoglianze del Senato.
CADOLINI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
CADOLINI. Legato per antica amicizia al senatore Camozzi, così da poterne apprezzare le rare virtù e l'eletto patriottismo, obbedisco a un vivo impulso del cuore, aggiungendo una parola di rimpianto, e facendo eco a quelle nobilissime dell'onorevole nostro Presidente, per onorare la memoria dei prodi figli di quella famiglia, i quali, esponendo la vita e sacrificando le ricchezze, contribuirono generosamente al risorgimento nazionale, dando sublime esempio di virtù patriottiche alle future generazioni.
Animato da questi sentimenti, propongo che il nostro Presidente si compiaccia rivolgere, in nome del Senato, una calorosa parola di condoglianza a quella illustre famiglia, la quale occupa, davvero, un posto eminente fra quelle che maggiormente onorarono la nostra rivoluzione. (Bene).
PRESIDENTE. Come di consueto, mi son già fatto premura di trasmettere alla famiglia del compianto collega le nostre condoglianze; ma non mancherò di darle particolare comunicazione dei sentimenti espressi oggi in Senato.
MAJNONI D'INTIGNANO, ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAJNONI D'INTIGNANO, ministro della guerra. Come compaesano del senatore Camozzi, il quale essenzialmente si distinse e per le sue virtù patriottiche e combattendo per la patria nelle nostre prime guerre di indipendenza, a nome del Governo mi associo, e col massimo rammarico, ai sentimenti di condoglianza tanto bene espressi dall'illustre Presidente del Senato. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 aprile 1906.