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CAMBRAY DIGNY Guglielmo

08 aprile 1820 - 11 dicembre 1906 Nominato il 23 marzo 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Cambray Digny Guglielmo

Atti parlamentari - Commemorazione
Domenico Canonico, Presidente
Signori Senatori!
Pochi giorni sono trascorsi dall'ultima nostra seduta, e devo cominciar questa con nuovi dolorosi ricordi. [...]
Un'altra triste, quanto inaspettata notizia è giunta stamane. Il nostro collega decano, il senatore Cambray-Digny si è spento iersera a San Piero a Sieve verso la mezzanotte. Egli oltrepassava gli 86 anni, perché era nato a Firenze l'8 aprile 1820.
Colto ed eletto ingegno, saldo ed intemerato carattere, operosità indefessa a pro del paese, sorretta da una fibra robusta: - tale fu Luigi Guglielmo Cambray-Digny.
Dopo avere, nella prima giovinezza, studiato a Parigi sotto la direzione del padre, valente architetto, e del celebre Libri, fece il corso di leggi [sic] a Pisa.
Pieno d'ardore pel riscatto della patria dal servaggio straniero, nei moti del 1848 fu, con Gino Capponi e Bettino Ricasoli, uno dei patrioti più attivi per procurarne l'indipendenza.
Indignato al vedere riposto sul trono il Granduca, si ritrasse dalla vita pubblica nella quiete dei campi; ma, fuggito il principe, si recò a Torino, mandatovi dal Ricasoli, per promuovere l'annessione della Toscana al regno sabaudo: il solo rimasto fedele alla causa nazionale, il solo che con mano robusta teneva alto nella fede del Re il tricolore vessillo, faro consolatore di ogni patriota e nucleo dell'unità italiana.
Ed egli stesso concorse poi nel votare quell'annessione, proclamata dall'assemblea toscana di cui fece parte.
Fu nominato senatore il 23 marzo 1860, non ancora varcati i 40 anni, che compì soltanto fra la nomina e la convalidazione.
Ministro della Casa Reale sotto Vittorio Emanuele II, dopo il trasferimento della capitale a Firenze ne fu sindaco: e diede potente impulso per attuare i grandiosi lavori di trasformazione di quella simpatica città, giusta il progetto che ne era stato fatto dall'illustre architetto ingegnere Giuseppe Poggi.
Tenne per due anni il portafoglio delle finanze nel Ministero Menabrea. Con non piccolo coraggio riuscì a far votare l'ingrata legge sul macinato, l'aumento sulla fondiaria, le tasse di registro e bollo, il contratto per la regìa: provvedimenti gravosi, ma che ci salvarono dal fallimento in tempi in cui la rendita pubblica era scesa al 45 per cento e il disavanzo era di oltre 400 milioni. E' a lui che si deve e la legge di contabilità, e l'iniziato ritorno ad un assetto regolare della finanza pubblica.
Nel Senato, ove fu vice presidente e membro della Commissione permanente di finanze, faceva sempre sentire l'autorevole sua parola in tutte le questioni finanziarie ed economiche. In ciascuna di esse mai non mancava un duello ad armi cortesi fra l'on. Cambray-Digny e l'on. Alessandro Rossi: i quali, benché appartenenti a scuole economiche diverse, erano entrambi valenti economisti, come entrambi erano tipi di carattere illibato e di perfetti gentiluomini.
In materia d'economia e di finanza, il Cambray-Digny lascia pure parecchie pregevoli pubblicazioni.
Appassionato della campagna, ove in questi ultimi tempi dimorava quasi sempre, ad 85 anni andava ancora a caccia: ma, anche allorché non poteva recarsi in Senato, mai non trascurava d'intervenire nel Consiglio comunale fiorentino od in altri comizi, quando vi si agitava qualche grave questione che interessasse la diletta sua Firenze, o l'indirizzo dell'intero paese.
Egli lasciò così alla generazione presente (in gran parte della quale lo sviluppo delle più nobili energie è spesso contrastato dall'ambiente deleterio della città e dal turbine vorticoso della vita moderna) un utile esempio; che l'esercizio del corpo, mantenendo l'elasticità della vita fisica, mirabilmente contribuisce a mantenere altresì l'elasticità dello spirito e il vigore del carattere.
Con la morte di Luigi Guglielmo Cambray-Digny, Firenze perde uno dei più illustri e più cari suoi figli: il Senato un valente e diletto collega; il Re e la patria perdono un servitore devoto ed attivo; - il quale nella lunga sua vita politica, ebbe il merito (oramai non tanto comune) di essere sempre stato coerente a sé stesso.
All'afflitta famiglia le cordiali nostre condoglianze. (Approvazioni vivissime).

FINALI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINALI. Amico di Guglielmo Cambray Digny da quasi cinquant'anni, suo collaboratore in anni molto travagliati della finanza italiana, della quale egli fu uno dei più integri restauratori, io mi associo all'elogio detto di lui dall'onorevole nosro Presidente, non con le parole, ma col profondo sentimento dell'animo.
Nessuno più di me può attestare con quanto zelo e con quanta abnegazione egli ponesse tutta la forte energia e tutta la sua alta intelligenza a servizio della pubblica finanza; molto egli fece ed operò; ed era lieto di ogni opera che egli avesse potuto fare a vantaggio della cosa pubblica ed a benefizio dello Stato, anche con sacrifizio della privata fortuna (Approvazioni).
VIGANO', ministro della guerra.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VIGANO', ministro della guerra. A nome del Governo mi associo alle nobili parole pronunziate dal nostro Presidente in commemorazione dei senatori [...] Cambray-Digny.
Il ricordo di questi valentuomini rimarrà impresso nel nostro cuore.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 11 dicembre 1906.