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CALIGARIS Francesco

17 ottobre 1824 - 31 agosto 1895 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 10 - L'avvocato generale presso il Magistrato di cassazione e il procuratore generale dopo cinque anni di funzioni provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! La mesta parola deve rammentare i colleghi che perdemmo durante la sospensione delle sedute.
Il senatore Francesco Caligaris, non ancor varcati gli anni settantuno, cessava di vivere all'improvviso alle ore tre del 31 di agosto in Roma, dove era presidente di sezione della Corte dei conti, appartenendovi da meglio di diciassette anni.
Dalla nativa Fontanetto, in quel di Vercelli, condottosi da giovane allo Studio di Torino vi si laureò nelle leggi ed entrò gli uffici giudiziari, lasciati poco dopo per quelli dell'Amministrazione centrale. Nei quali stette per ben ventiquattro anni, poggiando al grado di direttore capo di divisione superiore nel Ministero del culto, con titolo di procuratore generale di Cassazione. Cinque ministri lo tennero in conto singolare, tanto da delegargli le funzioni di segretario generale: ebbe da tutti incarichi di peculiare fiducia; bastino quello di collaboratore del Tonello, mandato nel 1866 a trattare colla curia romana, e gli altri, or presso il commissario delle Marche per prepararne l'ordinamento giudiziario, or a lato del consigliere di Luogotenenza per regolare l'unificazione giudiziaria di Roma. Fu quello del nostro un rapido e brillante progredire a pari passo nei gradi e nella stima dei capi; dal molto zelo, dalla somma integrità di lui suscitata ed accresciuta. Soda cultura, erudizione storica modestamente celate; pratica d'ogni ramo della legislazione, quantunque i soli affari ecclesiastici avesse a lungo trattato; dottrina giuridica indirizzata ed avvalorata da naturale criterio, conferivano al laborioso ed esperto, qualità e merito di ottimo.
A stringere tutto, fu il Caligaris dei funzionari che sono il nerbo e l'onore delle pubbliche amministrazioni; dei cittadini che in qualsiasi condizione di vita non ismentirono mai la nativa bontà dell'animo gentile e sensibile. Il quale per la subitanea morte della moglie, avvenuta un mese innanzi, come se colla benamata compagna si fosse da lui dipartita, la ragione del vivere non resse allo schianto.
E noi, che lo avevamo per collega dal 4 dicembre 1890, lamentammo e lamentiamo la scomparsa dell'uomo egregio. (Bene). [...]
PRESIDENTE. Ha la facoltà di parlare il signor senatore Finali.
FINALI. Io non posso aggiungere parola al nobile e meritato encomio di Francesco Caligaris, che ci ha fatto l'onorevolissimo nostro Presidente.
Quell'elogio è stato più che mai opportuno, perché fra le qualità che distinguevano il nostro compianto collega era una singolare modestia, che faceva anche ai suoi intimi ignorare alcuni degli importanti servigi, anche politici, che ha ricordati l'onorevolissimo Presidente, nei quali aveva portato una grande operosità e un immenso amore per la patria.
L'elogio del senatore Caligaris recitato da così alto seggio farà apprezzare e compiangere la perdita che il Senato ed il paese hanno fatto, anche da molti che non lo conoscevano. Quell'elogio sarà di grande conforto ai suoi colleghi del supremo consesso, al quale per diciassette anni ha appartenuto, dove tutti lo amavano come un amico, e tutti ne apprezzavano così la rettitudine, come tutte le gentili e vere virtù dell'animo (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 novembre 1895.