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CALENDA DI TAVANI Vincenzo

08 febbraio 1830 - 04 novembre 1910 Nominato il 07 giugno 1886 per la categoria 10 - L'avvocato generale presso il Magistrato di cassazione e il procuratore generale dopo cinque anni di funzioni provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Un preclaro, che fu al sommo della magistratura giudiziaria, e sedette guardasigilli nel Consiglio della Corona, Vincenzo Calenda finì pur esso i suoi giorni il 5 novembre in Nocera Inferiore, ove era nato l'8 febbraio 1830.
Laureato giovanissimo in giurisprudenza nell'Università di Napoli, primeggiò nel 1852 al difficile concorso di relatore della Consulta di Stato, che dava adito nel Reame all'ordine giudiziario od all'amministrativo; e preso l'ufficio giudiziario in Trani, da una sede all'altra di tribunali e di corti, nelle funzioni diverse della giustizia diede ad apprezzare le doti della mente e del carattere. Il nobile sentire, che lo teneva in sospetto di quel Governo, fece caro al nazionale di giovarsi del suo valore; fu da Giuseppe Vacca, ministro della giustizia, chiamato nel 1864 in Torino e tenuto in Firenze, al suo gabinetto per gli studi di unificazione delle leggi.
Tornato agli uffici della magistratura, fama si acquistò sempre maggiore; e, promosso procuratore generale, lo fu presso le Corti d'appello di Catanzaro, Palermo, Napoli, Milano, Roma; e di quelle di Trani e di Genova fu primo presidente; ammirato dal foro d'ogni luogo per l'operosità e la dottrina; amato per la integrità e la rettitudine. Il plauso, che da un capo all'altro d'Italia avevano meritato i segnalati servigi del magistrato insigne in detti gradi, lo rese degno del grado supremo; e fu nel maggio 1881 elevato al seggio di procuratore generale presso la Corte di cassazione di Torino, di dove passò nel gennaio 1886 allo stesso seggio presso quella di Napoli, che occupò lungo numero d'anni, sino all'età del riposo; pari ai luminari della magistratura subalpina e della partenopea, dei quali vanno celebrati i nomi in curia. Maggiormente risplendette da quell'altezza la dottrina e la vasta cultura del giureconsulto, l'eloquenza dell'oratore del diritto.
Fu fausto all'ordine giudiziario il giorno, in cui vide ministro della giustizia chi gli apparteneva in tanta dignità. Tennesi dal nostro collega il portafoglio dal dicembre 1893 al marzo 1896 non senza prodotto, ma non bastantemente da portare a deliberazione quanto aveva concepito. Nel primo saluto alla magistratura ne invocò la virtù, ne domandò la cooperazione: “Sentimento di popolo - soggiunse - necessità di Governo impongono che di essa si mantenga alto il prestigio, e sia e ne appaia libera, indipendente l'azione”. Così ammonire, ben si confaceva a lui, esemplare del magistrato, della magistratura vanto e decoro.
Lustro del Senato dal giugno 1886, anche fra noi si spiegò il suo sapere, la sua facondia, finché l'infermità non ci privò di tanto ausilio. Anche a lui lontano rivolgevasi il nostro affettuoso pensiero; e ne affligge ora amaramente il lutto di lui estinto. (Bene).
MAZZIOTTI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MAZZIOTTI. Non voglio aggiungere parole a quelle eloquenti che ha pronunciate il nostro illustre Presidente, per ricordare il senatore Vincenzo Calenda, che apparteneva alla Provincia di Salerno e fu per molti anni presidente del Consiglio provinciale di Salerno. Mi limito ad inviare alla memoria dell'insigne giurista, dell'integerrimo magistrato, del benemerito cittadino, il saluto commosso e riverente delle popolazioni della mia provincia, che ricordano con quanta dignità e con quanta sapienza egli diresse le discussioni del Consiglio provinciale. Nonostante le molteplici cure dei più alti uffici pubblici anche di quella di ministro guardasigilli, egli non mancò mai di intervenire alle adunanze del Consiglio, di portare lo studio della sua mente sagace e colta sugli argomenti di maggiore importanza che interessavano l'amministrazione e di sostenerne con parola eloquente i legittimi interessi.
Nella lunga carriera di magistrato egli fu luminoso esempio delle più nobili virtù seguendo le antiche onorate tradizioni dell'antica magistratura napoletana che univa alla profonda cultura giuridica l'integrità del carattere e la dignità della vita. Il nome di Vincenzo Calenda resterà nella memoria delle popolazioni del Mezzogiorno d'Italia circondato dalla stima e dall'ammirazione generale, come di un uomo che onorò altamente la sua contrata nativa e la magistratura, di cui per tanti anni fece parte.
Propongo che il Senato voglia inviare alla famiglia dell'estinto nostro venerando collega ed al Comune di Nocera, patria di lui, le sue condoglianze. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,5 dicembre 1910.