senato.it | archivio storico

CALENDA DI TAVANI Andrea

07 giugno 1831 - 04 agosto 1904 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 17 - Gli intendenti generali dopo sette anni di esercizio provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Duolmi dover cominciare il mio ufficio dalle dolenti note.Ma pur troppo è ben raro che durante un periodo, anche non lungo, d'interruzione dei nostri lavori, non si abbiano a deplorare perdite dei nostri colleghi.
Il senatore Andrea dei baroni Calenda di Tavani, nato nel 1833 a Nocera dei Pagani da antica famiglia patrizia, giovanissimo ancora vinse il non facile concorso di relatore alla Consulta di Stato napoletana: nel 1856 fu nominato sotto-intendente di circondario, prima a Gerace poi a Gallipoli, dove cadde in disgrazia del Governo borbonico per avere, nel 1859, festeggiata e lasciata festeggiare la vittoria di Solferino.
Governatore, dopo la rivoluzione del 1860, della Provincia di Lecce, - fu poi prefetto a Massa Carrara, a Forlì, a Ravenna in circostanze assai difficili; - ad Alessandria, Messina, Bari, Ancona, Palermo e Roma.
Gentiluomo perfetto, d'indole mite e cortese, egli univa alla diligente sollecitudine pe' suoi uffici pubblici il culto della poesia, della letteratura e della storia: Rimondello Orsini, Patrizi e popolani nel medio evo, O tempora, o mores, Sempre gli stessi, sono lavori (per tacere di altri) che si leggono con vivo interesse.
Nominato senatore il 4 dicembre 1890, fu sempre assiduo alle sedute, ed i vari incarichi che ebbe nel Senato disimpegnò con sapiente modestia e con non volgare dottrina.
Il sincero rimpianto della sua dipartita, che il Senato esprime oggi per mezzo delle mie povere parole, valga di conforto alla sua famiglia ed all'egregio suo fratello, anch'esso nostro collega, il senatore Calenda Vincenzo. [...]
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. A nome del Governo mi associo al dolore del Senato per le perdite gravissime che ha subito durante questo periodo di chiusura dei suoi lavori.
Quando si pensa al tesoro di patriottismo, di sapienza e di valore che il paese ed il Senato hanno perduto con la scomparsa di questi uomini non si può a meno di essere compresi da un senso di profonda mestizia.
Io auguro che la nuova generazione possa darci uomini che per patriottismo, per valore e sapienza possano equivalere a quelli dei quali oggi piangiamo la perdita. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 dicembre 1904.