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CAGNI DI BU MELIANA Umberto

24 febbraio 1863 - 22 aprile 1932 Nominato il 24 febbraio 1919 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, Presidente

Umberto Cagni era e resterà nome di leggenda nei fasti dell'eroismo italiano. Quel nome fu uno dei primi che, in anni tristi, fecero vibrare di nuovo orgoglio e di risorgente fiducia il cuore della nazione.
Nato ad Asti da quel prode soldato dell'indipendenza che era stato Manfredo Cagni, uscito guardiamarina dell'Accademia Navale, si segnalò presto fra le più felici promesse della nuova generazione di grandi marinai che doveva rendere il vanto della vittoria alla bandiera d'Italia sul mare. Ma ogni più audace impresa lo attraeva, in tutti i campi. S.A.R. il duca degli Abruzzi lo volle e lo ebbe con sé nell'ardimentosa scalata dell'intatta vetta del Sant'Elia nell'Alaska.
Degno compagno e coadiutore di Luigi di Savoia anche nella successiva spedizione della” Stella polare”, poté - essendo rimasto inchiodato da malattia il principe in mezzo al deserto dei ghiacci - piantare il tricolore alla tappa più lontana verso la meta ancora inaccessa e ignota, avendo raggiunto il 25 aprile 1900, con soli tre uomini, l'86° 34' 49'' di latitudine nord, oltre il limite già toccato da Nansen. Per dieci anni quella rimase la più avanzata marcia di avvicinamento al Polo. Così l'Italia intervenne e vinse nell'epica gara delle Nazioni per la più grande e appassionante delle scoperte geografiche. Con S.A.R. il duca degli Abruzzi, egli fu ancora, nel 1906, all'esplorazione alpinistica e scientifica del Ruvenzori.
Nel 1911, comandante della prima occupazione di Tripoli, per parte della nostra gloriosa Marina, Umberto Cagni compì il miracolo di prendere e tenere la città con pochi reparti, contro forze ancora soverchianti, moltiplicando la propria attività e l'efficienza delle esigue e improvvisate compagnie di sbarco, in modo da dare tempo di giungere agli scaglioni del corpo di spedizione. Mette conto di rammentare come l'azione da lui spiegata in quella settimana memorabile sia riferita nella motivazione della commenda dell'Ordine Militare di Savoia: “Dal momento in cui i primi marinai posero piede a terra occupando il forte Sultaniè, sino all'arrivo delle truppe del Regio esercito, la sua condotta non fu che un succedersi di chiarissime prove di sapere militare nell'organizzare e disciplinare la presa di possesso e la difesa della città in avverse contingenze e di freddo illuminato coraggio nelle operazioni di guerra, alle quali fu sempre presente trasfondendo in tutti il suo spirito animatore, che seppe di operai e fuochisti improvvisare dei buoni e valorosi soldati”. Dall'episodio culminante di Bu Meliana, nel quale egli rintuzzò animosamente un ritorno offensivo dell'imbaldanzito avversario, venne a Umberto Cagni il predicato della contea conferitagli da Sua Maestà il Re.
Entrata l'Italia nella guerra europea, ebbe il comando della squadra degli incrociatori da battaglia e, successivamente, quello della divisione esploratori; e diresse parecchie delle nostre azioni navali nel Basso Adriatico. Promosso viceammiraglio nel 1916, tenne il comando in capo della Spezia finché fu chiamato repentinamente a Venezia, nei grandi giorni della fine d'ottobre 1918, dal capo di Stato maggiore della marina, ammiraglio Thaon di Revel, allorché questi di sua iniziativa, con provvido e chiaroveggente coraggio, decise l'occupazione delle città e delle isole dell'Adriatico orientale, assegnato all'Italia dal patto d'alleanza. Anche in quella occasione Umberto Cagni fu pari alla fiducia riposta in lui, eseguendo con mirabile risolutezza e somma perizia il piano concepito dal capo insigne. Gli fu affidata l'occupazione di Pola, ove dopo il crollo dell'impero nemico, circa 40.000 uomini, dietro le difese della formidabile piazza e sotto i cannoni delle potenti navi superstiti, avevano sperato deludere il diritto italiano riconsacrato dalla Vittoria, con l'inalberare una nuova bandiera. Duemila marinai, aggirata da terra la fortezza, bastarono ad averne ragioni d'impeto, mentre la nostra squadra forzava sicuramente i poderosi sbarramenti. Così fu prevenuto e sventato, mercé dell'azione felicissima di Cagni, un altro peggiore tentativo, già premeditato, di rifiuto alle nostre legittime aspirazioni, riconosciute e sancite dalle convenzioni internazionali.
Senatore dal 24 febbraio 1919, Umberto Cagni lasciò il servizio attivo della marina nel 1923, e fu nominato ministro di Stato. Aveva aderito al movimento nazionalista fino dai lontani albori di questo: fu dagli inizi convinto, fedelissimo seguace del fascismo. Mandato a Genova quale commissario straordinario, e poi Presidente del Consorzio autonomo del porto, servì ancora una volta efficacemente il paese, liberando il porto stesso da tutte le incrostazioni di demagogia parassitaria.
Il nome di Umberto Cagni, che, come quelli degli altri amati colleghi defunti, resterà perennemente nei nostri cuori, sarà ricordato dalla storia quale esempio di valore insuperabile e di ferrea coscienza italiana.
SIRIANNI, ministro della marina. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIRIANNI, ministro della marina. Poche parole da aggiungere, onorevoli senatori, a quelle così alte e commosse pronunziate dal Presidente dell'Assemblea per rievocare la nobile figura di Umberto Cagni, e la vita degna ed intrepida da lui vissuta al servizio della sua patria.
Egli non solo compì in pace ed in guerra le gesta memorabili or ora ricordate e che rimarranno, ma educò al dovere ed all'ardire generazioni di giovani.
In ogni cuore di marinaio che appassionatamente vibrava vi era come la lontana speranza di emularlo; in ogni gesto, in ogni atto di alto valore compiuto dai giovani che ammiravano le sue virtù, affiorava la sua scintilla.
Fu così per l'alto esempio di strenua ed indomabile vigoria, maestro ed educatore. Il breve nome e la maschia figura rimarrà vivente nella Marina da guerra.
La Marina grata per quanto di degno egli ha compiuto, invia alla sua intrepida anima il suo virile saluto.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,10 maggio 1932.