CAETANI Onorato
18 gennaio 1842 - 02 settembre 1917 Nominato il 11 novembre 1900 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza LazioCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! Ora il nostro pensiero pur troppo si deve volgere ai senatori che abbiamo perduto durante le vacanze. [...]
Il patriziato romano ha perduto un cospicuo per la morte di Onorato Caetani, avvenuta in Roma il 2 settembre. Ducato, Principato, Marchesato, Contea, Baronia, Signoria, liberalità più preziosa e meriti politici e letterari, furono il retaggio paterno, con nuovi meriti tramandato. Nato don Onorato in Roma il 18 gennaio 1842 dal chiarissimo duca di Sermoneta, il celebre dantista, coltivò l'ingegno pur esso nelle umane lettere; si laureò in legge; ma preferì gli studi geografici; amò gli artistici e nella musica fu abilissimo. Alla figura veneranda del duca Michelangelo, che fu dei messi di Roma con il plebiscito a Vittorio Emanuele, va unita nella storia quella del giovane don Onorato, che accompagnava il padre cieco alla presenza del Re, con pari animo nel dare all'Italia l'alma capitale. Seguite le orme paterne, con gli adornamenti della persona, in tanto splendore di antichissimo lignaggio, nella tradizionale munificenza della nobile casa, la fiducia pubblica gli diede l'ingresso alla politica. Alla Camera, nella quale aveva usato condurre il padre, gli succedette durante l'XI legislatura, deputato del collegio di Velletri, che gli confermò il mandato per la legislatura successiva; poi rappresentò Montegiorgio; in tre altre legislature fu tra i rappresentanti di Ascoli; in principio della XVI tra i rappresentanti di Roma; in seguito deputato di Fermo sino alla sua nomina di senatore dell'11 novembre. Alla Camera in grande pregio, fu Vicepresidente; membro della Giunta del bilancio e di quella di vigilanza per il fondo di beneficenza della città di Roma. In altrettanto pregio lo tenne il Senato. Dopo la battaglia d'Adua, nel nuovo Gabinetto, fu affidato il portafoglio degli Affari esteri a lui, che pertinace avversario era stato dell'impresa africana ordinata dal Gabinetto caduto. Fra i concittadini in alto onore ed in opinione di esperto amministratore e di severo economo, entrato nel Consiglio comunale, fu il Caetani sindaco di Roma, dal dicembre 1890 al novembre 1892; e non uscì di carica senza notevoli benemerenze. Presidente della Società geografica italiana, pubblicò due importanti memorie. Il grande signore, dai modi semplici, dai detti arguti, fu schietto filantropo e beneficò i coltivatori dei campi e gli abitanti della città, i poveri particolarmente del quartiere del suo palazzo.
Della morte di Onorato Caetani mandò le condoglianze il Re; generale fu il cordoglio manifestatosi. dal pianto immenso di Roma è stato accompagnato alle tombe degli avi. Riposa accanto al padre ed al figlio Livio, del quale gli fu funesto il precedere: ma viva è la sua immagine fra noi; vivo il nome unito a quello del padre nel maggiore de' fasti italici. (Approvazioni). [...]
COLONNA FABRIZIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLONNA FABRIZIO. Signori senatori, alle nobili parole testé pronunziate dal nostro illustre Presidente commemorando il compianto collega Onorato Caetani, duca di Sermoneta, io nulla potrei aggiungere; e se prendo la parola è solo per esprimere pubblicamente il grande dolore provato nel perdere così caro e vecchio amico.
Tuttavia a me piace rammentare una cosa al Senato: che Onorato Caetani apparteneva a quella schiera di nobili romani che non attesero il 20 settembre 1870 per italianamente sentire e questo io dico, e dicendolo, credo di onorare la sua memoria. (Bene).
Deputato per molti anni, senatore dal 1900, se non prese sempre una parte attiva ai dibattiti parlamentari non fu certo perché fosse tepido in lui l'amore per le istituzioni, né quello per la pubblica cosa; in lui non era nemmeno affievolito l'alto sentire: era amantissimo della patria e della nostra Roma di cui fu anche sindaco.
Onorato Caetani era dedito a studi severi, era molto colto, ma purtroppo non aveva facile la parola, e ciò lo tratteneva dal parlare, abbenché il suo sapere fosse grande, a tutti noto, e meritamente stimato da tutti i suoi concittadini, da tutti i colleghi, da quanti avevano la fortuna di avvicinarlo.
Di sentimenti nobili, pari alla sua nobiltà antichissima. Con la dipartita di Onorato Caetani è sparito un altro gentiluomo di antico stampo. Egli non è più; ma la sua cara memoria rimarrà sempre, ne sono certo, scolpita nei cuori di quanti lo conobbero. Propongo che alla vedova, donna Ada duchessa di Sermoneta, vadano le condoglianze del Senato. (Benissimo).
Il senatore Tommaso Tittoni, che è indisposto, doveva far lui la commemorazione del compianto collega Caetani; ma non avendo potuto venire in Senato, mi ha pregato di comunicare un telegramma ricevuto da un altro collega anch'esso indisposto, e forse un po' più che indisposto e che lo pregava di leggere in Senato.
Il telegramma, che è del senatore Chimirri, dice: "Non potendo, per motivi di salute, essere domani commemorazione colleghi defunti durante le vacanze, le piaccia unire alle sue parole il mio modesto rimpianto per la perdita del duca di Sermoneta, decoro del patriziato liberale romano, che illustrò il seggio capitolino, la tribuna parlamentare, e l'ufficio senatoriale". (Approvazioni).
Ripeto la proposta che il Senato voglia inviare le condoglianze alla vedova duchessa di Sermoneta. [...]
TOMMASINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOMMASINI II giorno della riconvocazione è pel Senato un giorno di lavoro e di festa, ma non va scevro da commozione, perché è giorno in cui si commemorano le perdite che nell'intervallo delle vacanze il Senato ha subito.
Il venerato nostro Presidente, gli egregi oratori che mi hanno preceduto, hanno oggi ricordato gli alti meriti di persone scomparse alla vita pubblica, singolarmente benemerite della patria, amatissime nel Senato: Se comune è il rammarico e la memoria degli onorevoli colleghi perduti, per taluni di essi le relazioni personali più dirette, più antiche, più vive, giustificano quasi un attestato di particolare rimpianto. [...]
Né mi è possibile restar silente quando si commemora la vita e il carattere del senatore Caetani. Da lungo tempo legato d'affetto a lui e alla sua illustre famiglia, amico già del generoso suo padre, ammiratore di lui nella vita pubblica per la costanza e la sincerità che improntava in ogni caso il suo pensiero e l'opera sua, non posso non rammentare come in momenti procellosi per il nostro comune egli ebbe il coraggio di assumere responsabilità da cui altri rifuggivano, perché l'inevitabile programma di economie sino all'osso non ammetteva lusinghe di favore democratico.
Eppure egli riuscì in un momento gravissimo a ristabilire l'equilibrio finanziario del bilancio di Roma; egli si ricusò di sostenere proposte che erano popolari, ma che sarebbero riuscite funeste e rovinose alla vita comunale; e preferì abbandonare il seggio sindacale, piuttosto che conservarlo con danno dell'avvenire della città e contro le sue ferme convinzioni. Non fu mai l'ambizione che lo mosse ad accettare offici; ed altra volta chiamato a far parte del Governo, al Ministero degli esteri, accettò in momenti dolorosissimi, quando la sua accettazione significava sincerità d'indirizzo. Egli allora disse quello che era necessario che il paese sapesse; forse disse più di quello che sarebbe stato necessario, ma alla schiettezza del suo carattere ripugnava far illusione, e portò più volentieri il peso di affermazioni dolorose, ma non volle dissimulare la condizione schietta che credeva sovrastasse all'Italia. Ad ogni modo noi non possiamo,non riconoscere gli alti meriti che come senatore, come ministro, come sindaco di Roma, come capo della sua illustre famiglia, egli ha sempre addimostrato.
I suoi figli, che furono sua grande cura, ben diedero segno d'esser degni di lui. Uno, rappresentante d'Italia in Cina nel periodo della guerra dei boxers,tenne alto l'onore della patria; in quella penosa congiuntura, in cui il padre non poteva neppure aver notizia di lui, né sapere se fosse vivo o morto, trovandosi così per lunghi giorni in angustie gravissime. E quando negli ultimi tempi la malferma salute affliggeva la sua operosa vecchiezza, il primo de' suoi figli gli perì nella zona di guerra, mentre un altro eroicamente legò il nome proprio alla bella impresa del Col di Lana.
Questo glorioso ma doloroso tramonto ebbe la sua nobile vita. Però, facendomi eco alle proposte presentate perché venga notificato alla famiglia il dolore del Senato per la perdita dello illustre collega, propongo che anche per il defunto collega Barzellotti siano mandate alla famiglia le condoglianze di questo alto consesso, ed invito la Presidenza a voler accogliere e tradurre in atto questa raccomandazione. (Approvazioni).
BORSARELLI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORSARELLI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri.Onorevoli senatori. Altamente onorifico, ma assai doloroso è l'incarico che oggi mi incombe, quello cioè di associare le condoglianze del Governo a quelle che per bocca eloquente dell'illustre e venerando Presidente del Senato e di alcuni membri insigni di quest'alto consesso, furono pronunziate in memoria dei senatori Onorato Caetani di Sermoneta e Luigi Arborio di Collobiano.
Con la morte di Onorato Caetani scompare una delle più caratteristiche figure dell'alto patriziato romano non solo, ma anche della politica italiana, la figura di un uomo venerando che tutte le alte doti della mente aveva nutrite di studi severi, preparandosi ad una carriera luminosa, ch'egli seppe brillantemente percorrere. Nato da illustre e antica famiglia, della più antica aristocrazia romana, egli succhiò col latte i principi liberali ed ereditò dal padre con l'alta mente l'amore allo studio per il massimo nostro poeta, e forse entrambi da questo studio e da queste letture raccolsero ed ebbero in retaggio l'amore ardente per l'Italia nostra, cosicché Onorato Caetani, sia come sindaco di Roma, sia come deputato al Parlamento, sia come ministro degli affari esteri, sia come senatore del Regno, sia come Presidente della Società geografica, da per tutto profuse i tesori della sua intelligenza, della sua attività, mirando sempre alla gloria d'Italia; e, vecchio, già logorato dagli anni e da una malattia che lo stava travagliando, egli ancora presiedeva un Comitato per beneficare i sofferenti della guerra, mentre con generoso slancio, non solo consentiva, ma incoraggiava i suoi figli ad accorrere sotto le patrie bandiere per fare olocausto della loro persona alla patria.
Con la morte di Onorato Caetani sparisce una figura dinanzi alla quale Governo, Senato, Camera e la città di Roma, io non dubito, unanimi s'inchinano riverenti. (Bene).
Senato del Regno, Atti Parlamentari. Discussioni, 25 ottobre 1917.