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CADORNA Luigi

04 settembre 1850 - 21 dicembre 1928 Nominato il 16 ottobre 1913 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Abbiamo appena composto nella solennità della tomba Armando Diaz, ed il triste destino ci chiama a piangere la scomparsa, avvenuta ieri in Bordighera, di colui che fu il primo condottiero dell'esercito italiano nella grande guerra: di Luigi Cadorna.
Nato il 4 settembre 1850 in Pallanza, da Raffaele, l'illustre generale che nel 1866 condusse le truppe italiane fino all'Isonzo sulla via di Trieste e nel 1870 alla liberazione di Roma, volle seguire le tradizioni paterne, e, intrapresa la carriera delle armi, salì presto ai più alti gradi. Ufficiale coltissimo e studioso, conoscitore profondo dei nostri confini, fu nel 1914 nominato Capo di Stato maggiore dell'esercito e nei brevi mesi della nostra neutralità dette opera intensa alla nostra preparazione bellica. Scoppiata la guerra egli portò d'un balzo la lotta nel territorio nemico. Undici battaglie, nelle quali rifulse altissimo il valore italiano, avevano stremato l'esercito austriaco ed avrebbero dato a noi il diritto alla vittoria finale: questa fu ritardata dalla fulminea immeritata parentesi di Caporetto, che prima che sconfitta militare fu crisi spirituale. essa trova riscontro nella storia in uguali e numerosi parziali insuccessi attraverso cui sono passati tutti gli eserciti vittoriosi delle Nazioni più guerriere, e ad ogni modo fu cancellata dalla mirabile difesa del Grappa e del Piave e dal trionfo finale di Vittorio Veneto.
Compiuta la difficilissima ritirata, portato in salvo l'esercito, organizzate le prime difese, Luigi Cadorna cede il comando supremo per poi ritirarsi a vita privata.
Nessun migliore elogio potrebbe a lui tributarsi che ripetendo le parole da lui proferite a Padova, allorché, nel giugno 1925 [sic], gli furono con solenne cerimonia conferite le insegne di Maresciallo: “Mi basta di sentire, di sapere che coi miei compagni d'arme ho fatto tutto ciò che era in mio potere per obbedire al comando della patria, per tener alto l'onore dell'esercito, per non piegare nelle ore buie che in ogni guerra sono fatali, per difendere con l'inflessibile volontà questo sacro suolo, assumendo responsabilità terribili di fronte al giudizio degli uomini e al giudizio di Dio”.
Il Senato del Regno, che dal 16 ottobre 1913 lo annoverava fra i suoi membri più illustri, ne piange amaramente la dipartita e porge alla desolata famiglia l'espressione del proprio vivo dolore. (Vive approvazioni).
MUSSOLINI, capo del Governo.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI. Capo del Governo. Non aggiungerò, in nome del Governo, molte parole a quelle austere e commosse pronunciate dal Presidente dell'Assemblea.
Il Grande Condottiero d'eserciti, che ricordiamo ed onoriamo, non amava i discorsi e prima di morire ripetè questa sua volontà. Rispettiamola!
Mi sia tuttavia consentito dire che oggi l'esercito italiano ha abbrunato le sue gloriose bandiere e che la memoria del maresciallo Cadorna rimarrà viva nel cuore dei fanti che fecero la guerra e nel cuore del popolo italiano”. (Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,22 dicembre 1928.