senato.it | archivio storico

BUSACCA DEI GALLIDORO Raffaele

10 gennaio 1810 - 21 gennaio 1893 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! [...]
Addì 21 di gennaio cessava di vivere in Roma nella carica di consigliere di Stato, il senatore Raffaele Busacca dei Gallidoro.
Noto fra gli scienziati come chiaro cultore delle dottrine economiche, chiarissimo fra i patriotti che scrivendo ed operando prepararono il rivolgimento italiano, visse la vita lunga più di ottantatrè anni con saldi affetti e costanti propositi.
Era nato a Palermo ed addottorato nella legge vi si era fatto conoscere per coraggioso avversario dei privilegi e dei monopolii economici; la sola via che in quel tempo non fosse chiusa per combattere i Governi ed i sistemi dispotici. Le libere opinioni, liberamente professate, gli vietarono nell'Ateneo nativo, la Cattedra di economia alla quale aveva concorso.
Sdegnato per l'amara ripulsa, cercò in Toscana mitezza di regime e di costume che gli facesse abilità di intendere agli studi ed alla scienza senza vincoli o danni. Ve lo precedeva bella reputazione e le accoglienze dei valentuomini che verso il 1845 onoravano in Firenze l'Italia, furono a lui ospitali, larghe, onorevolissime. Così l'esodo dei migliori d'una in altra provincia respinti dall'ingiustizia, incalzati dalle persecuzioni accontava di lunga mano i primati d'ognuna, ne metteva in comune gl'ingegni ed i disegni, apparecchiava a grado a grado, lentamente, l'unione dei pensieri e dei voleri sulla quale, concordia, fortuna, virtù aiutando, si fonderebbe più tardi la patria.
Nel fugace risveglio del 1848 il Busacca, fiorentino per elezione e per adozione, nato siciliano, appartenne a quella Camera dei deputati, quasi uno dei segni del sentimento d'italianità che inavvertito, in ogni regione, si diffondeva. Ed anche negli atti della corta Assemblea non passò senza notorietà, che nel decennio seguente gli crebbero la mente sagace e gli studi filosofici ed economici dati alle stampe o letti nell'Accademia dei georgofili, della quale, socio già da molti anni, era divenuto segretario. Anzi a tanta stima salì che, fugato il granduca dal pubblico abbandono, egli fu, l'8 di maggio del 1859, ministro delle finanze, del commercio e dei lavori pubblici di quel Governo che, ispirato, guidato e spinto dalla incrollabile fede di Bettino Ricasoli, raffidava le glorie, attutiva le borie municipali, smorzava i risentimenti, soddisfaceva i sentimenti; ed alla pubblica coscienza persuadendo che la splendida luce dell'Atene d'Italia sarebbe ravvivata nel nazionale amplesso, in poco più di un anno conduceva la Toscana sotto lo scettro del Re eletto. Invidiabile merito che la storia segnerà a chi, come il nostro, mise mano al grande evento.
Per l'annessione, mandato alla Camera dei deputati, il Busacca durante due legislature (VII e VIII) nella Camera e fuori per speciale incarico del Governo, partecipò assiduo ed operoso alla legislazione del nuovo Regno. Chiamato, al costituirsi del Consiglio di Stato, nel supremo consesso; più tardi per due nuove legislature (XI e XII) rieletto deputato; senatore dal 26 gennaio 1889 può dirsi non essersi trattato presso di noi di banche, di moneta, di finanza, di economia senza che egli ne scrivesse o ne parlasse al lume dei principî stessi professati fino dagli anni giovanili: coerenza piuttosto unica che rara. (Bene).
Rubizzo malgrado l'età, gli fu dato finché ebbe vita di non pretermettere gli studî, di attendere alle cure dell'ufficio, ai doveri parlamentari; e per un pezzo ognuno di noi rammenterà il collega dalla persona segaligna mescolarsi cortese nei nostri convegni e ad ogni seduta accorrere premuroso, assistere volenteroso.
E negli annali del nostro tempo sarà serbato nome ed avrà posto onorevole Raffaele Busacca, l'ultimo superstite dell'ultimo Ministero toscano, che ebbe la gloria di uno dei primi e maggiori fatti che furono apparecchio e fondamento dell'unità nazionale. (Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,17 febbraio 1893.