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BRUZZO Giovanni

15 agosto 1824 - 28 luglio 1900 Nominato il 31 marzo 1878 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Stanislao Cannizzaro, Vicepresidente

Signori senatori! Anche in questa ripresa dei nostri lavori non manca la nota mesta dell'annunzio della perdita di più nostri colleghi.
Dall'ultima nostra ordinaria adunanza ad oggi sono mancati il generale Giovanni Bruzzo, [...]
Compio ora il debito di far qualche cenno della loro vita.
Il senatore tenente generale Giovanni Bruzzo, nato in Genova il 15 agosto 1824, moriva il 28 luglio scorso in Torino.
Entrato nell'Accademia militare ad undici anni, vi divenne cadetto a diciassette e ne uscì sottotenente a diciotto.
Nell'anno successivo fu nominato luogotenente nello Stato maggiore del Genio. In quest'arma percorse grado a grado la carriera militare sino a maggior generale comandante territoriale del Genio a Napoli e nel 1876 fu promosso tenente generale; nel 1877 gli fu affidato il comando della divisione di Roma.
Nel marzo 1878 fu chiamato a reggere il Ministero della guerra ed immediatamente nominato senatore del Regno.
Si dimise da ministro insieme ai colleghi conte Corti e Di Brocchetti il 19 ottobre dello stesso anno, in seguito al discorso che il Cairoli, presidente del Consiglio, tenne a Pavia ed al rifiuto da questo ministro ostinatamente opposto allo scioglimento dei circoli Barsanti.
Nell'anno seguente comandò la divisione di Piacenza; poi fu direttore superiore delle fortificazioni nei più importanti territori militari e comandò infine, successivamente, il sesto ed il primo corpo d'Armata finché nel 1892, compiti i 68 anni fu collocato in posizione ausiliaria.
Nel 1895 andò a riposo e fu iscritto alla riserva alla quale, per ragione di età, cessò di appartenere nell'agosto del 1899, appena indici mesi prima della fine della sua laboriosa vita.
Il senatore Bruzzo era stato riconosciuto fin dai primi passi della sua carriera, quale uno dei più dotti ed intelligenti ufficiali del Genio; e fu perciò a 28 anni incaricato d'insegnare da professore effettivo nella scuola complementare del corpo di artiglieria, poco dopo fu nominato direttore degli studi nella Reale Accademia militare e poi dopo membro effettivo del Consiglio superiore per gl'istituti militari di istruzione e di educazione.
Dalla sua perizia d'ingegnere, associata a vasta dottrina nelle discipline militari, trasse il Governo largo profitto negli studi della difesa nazionale, pei progetti e per la costruzione delle fortificazioni e di altri edifici tra i quali il polverificio di Fossano da lui disegnato e costruito dopo aver visitato tutte le nuove fabbriche di materiale da guerra in Francia, nel Belgio, in Inghilterra ed in Germania.
Alla coltura scientifica e tecnica il senatore Bruzzo associava le più nobili doti morali, rettitudine, modestia e franchezza ed un profondo patriottismo; sentimento che, come in tutti coloro che ebbero educati la mente e l'animo dagli studi severi delle scienze esatte, si manifestò in lui principalmente col zelante adempimento dei propri doveri nel campo della missione che gli era affidata. Ed in questo campo, che fu quello della difesa nazionale, egli operò efficacemente per prepararla in tempo di pace ed operando in tempo di guerra da intrepido e perito ufficiale del Genio.
La preparazione di una forte difesa fu da lui considerata il più urgente bisogno del giovine Regno d'Italia e si adoperò sempre con calore a trasfondere questo suo convincimento al Parlamento ed al paese.
Egli intervenne perciò il 19 aprile 1880 nella solenne discussione avvenuta in quest'Aula, in occasione del bilancio degli esteri intorno ai risultati per l'Italia del Congresso di Berlino. Parlò dopo i senatori Caracciolo Di Bella, Gioacchino Pepoli e Mamiani, il quale ultimo aveva affermato che l'Italia, nonostante fosse intervenuta al Congresso, debole di flotta e di esercito pur tuttavia vi era intervenuta accompagnata dalla grande forza morale dei principî che rappresentava, la quale forza avrebbe dovuto procurarle frutti migliori di quelli che vi raccolse.
Nel suo appassionato discorso, fra le altre importanti cose il senatore Bruzzo disse allora: "Finché l'Italia non avrà una vera forza reale sarà una grande potenza a titolo onorifico, ma non sarà mai una grande potenza effettiva". (Benissimo).
E piacemi anzi, in omaggio alla memoria del collega ed amico, leggere testualmente l'ultimo brano di quel suo discorso nel quale scolpì tutti i suoi convincimenti:.
"Gli economisti", egli esclamò, "dicono: non spendiamo, facciamo economia, diventiamo ricchi, e poi diventeremo forti.
Io inverto la proposizione e dico: Siamo forti e poi diventeremo ricchi, perché la forza genera dignità di carattere, attività, energia; tutte cose le quali danno il credito morale che produce quel credito materiale necessario per fare dei buoni affari. Invece il sentimento della debolezza genera la fiacchezza, la bassezza. E se guardiamo la storia vi troviamo che la debolezza non ha mai prodotto ricchezza".
Con eguale calore aveva egli parlato nel breve periodo del suo Ministero per ravvivare la sollecitudine del Parlamento per l'esercito ed il suo armamento; ed è memorabile lo slancio di eloquenza col quale, nella tornata del 20 giugno 1878, nella Camera dei deputati durante l'animata discussione del bilancio della guerra, egli esortò la Camera a sottrarre la discussione delle cose militari dalle passioni di partito:.
"L'esercito", esclamò, "non appartiene ad alcun partito, l'esercito è dell'Italia". Poi soggiunse: "Noi militari dobbiamo discutere le questioni tecniche, ma avere sempre presente il supremo bene della patria. Io credo che il patriottismo consista non soltanto nel sacrificare la salute, gl'interessi personali, la vita, ma anche qualcosa di più: l'amor proprio".
Mirando sempre a questi intenti il generale Bruzzo esercitò l'ufficio di senatore prendendo viva parte a tutte le discussioni intorno all'ordinamento dell'esercito, al suo reclutamento, alle fortificazioni, alla provvista ed alla fabbrica del materiale da guerra. Fu perciò dal 1878 al 1886, costantemente il relatore preferito di tutti gl'importanti progetti di legge che furono in quel periodo votati dal Senato su tali argomenti. Sostenne tali progetti con quella efficacia che emanava dai profondi convincimenti fondati su maturi studi e dalla viva passione per la mira patriottica che si proponeva di raggiungere.
Sospinto dalla medesima nobile passione vinse la ritrosia che aveva di far mostra di sé, pubblicando per le stampe da Bologna una importante memoria sulla difesa dello Stato.
L'esercito ed il paese serberanno lunga memoria dello zelo patriottico e dell'intelligente opera del senatore Giovanni Bruzzo insigne cittadino valoroso e dotto soldato di cui piangiamo la perdita. (Approvazioni). [...]
PONZA DI SAN MARTINO, ministro della guerra. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PONZA DI SAN MARTINO, ministro della guerra.In nome del Governo ed in nome dell'esercito, io mi associo alla splendida commemorazione testé fatta dal nostro vicepresidente del senatore generale Bruzzo.
Come comandante del IX corpo d'Armata, egli lasciò monumento di sé nelle fortificazioni di Roma: come ministro della guerra, nella preparazione, nel perfezionamento e nel riordinamento dell'arma del genio che, per la perizia e l'iniziativa, è fra le prime di Europa.
Il generale Bruzzo lascia di sé memoria gratissima in tutti quelli che ebbero l'onore di avvicinarlo. (Approvazioni).
GIANTURCO, ministro di grazia e giustizia. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GIANTURCO, ministro di grazia e giustizia. Con profondo cordoglio, in nome del Governo, mi associo alle nobilissime parole pronunciate dal nostro Presidente per commemorare i senatori [...], Bruzzo, [...], che hanno servito la nostra patria colla spada e con la penna, nell'esercizio di pubblici uffici, nel Senato e nella diplomazia, portando sempre un'alta nota di patriottismo e di virtù nell'esercizio di sì alte funzioni.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,22 novembre 1900.