BRUSA Emilio
09 settembre 1843 - 14 dicembre 1908 Nominato il 21 gennaio 1906 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza LombardiaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Signori senatori! Noi siamo oggi ancor tutti costernati del flerissimo caso di ieri, che ci rapì il senatore Brusa, estinto per sincope al cuore, mentre sedeva e parlava nella Commissione per la statistica giudiziaria.
Successore del compianto uomo, che fu nostro Presidente, Tancredi Canonico, nella cattedra, lo ha seguito al di là di questa vita dopo pochi mesi, ed è mio dolore di piangerlo oggi con voi pochi giorni dopo la commemorazione del preclaro antecessore; mentre preparansi le esequie, che condurranno la fredda salma per la via del sepolcro.
L'insegnamento, la scienza, la provvidenza sociale, il diritto e la giustizia nell'umanità, furono la mente e la vita di Emilio Brusa. Insegnò per amore; studiò e dettò la sua dottrina con amore; difese con amore la tutela dei deboli, la correzione dei traviati, la ragione degli oppressi, la libertà e l'eguaglianza in patria e fra le nazioni.
Entrò all'insegnamento universitario in Modena, supplente del prof. Pierantoni, per incarico del 13 dicembre 1871, al diritto internazionale, e di seguito ebbevi quello della filosofia del diritto; divenne professore ordinario di diritto e procedura penale nell'Università di Torino per decreto del 20 novembre 1879; seguace della dottrina classica, ch'ebbe suo grande luminare il Carrara; nella scuola premuroso, zelantissimo, amato. Aggiunse d'incarico un corso libero di dottrina e procedura penale pei notai e procuratori dal 1886 al 1888; ed un insegnamento di legislazione comparata dal 1895 al 1905. In Facoltà fu elevato a preside per due trienni, e fu sempre grandemente considerato. Il suo nome passò i confini e l'ebbe professore di diritto e processo penale e di diritto naturale per alcun tempo l'Università di Amsterdam.
Il Governo si giovò de' suoi lumi frequentemente. Fu del Consiglio superiore della pubblica istruzione; della Commissione per la riforma del codice e della procedura penale, dopo l'onore della scelta avuta dal celebre ministro Stanislao Mancini a segretario aggiunto della Commissione di revisione del suo disegno di codice penale; e sappiamo dolorosamente come è spirato all'opera in quella per la statistica giudiziaria. Fu delegato a congressi internazionali penitenziari, da quello di Stoccolma del 1878 in poi.
Accademia, istituti, Società scientifiche nazionali e straniere si pregiarono di avere il prof. Brusa socio od effettivo o corrispondente od onorario. La R. Accademia delle scienze di Torino, della quale era membro, gli diede titolo all'ingresso in Senato, ove lo vedemmo assiduo e diligente, e lo ascoltammo fervente delle opinioni, che lo commovevano.
Lunga è la serie di scritti dal Brusa pubblicati in materie dei suoi studi, che ci fan prova dell'attività dello scienziato nostro ora defunto. Conservò sempre la passione al diritto internazionale; all'Istituto di diritto internazionale appartenne; dei Congressi fu presidente o vicepresidente; collaborò costantemente alla classica Rivista di diritto internazionale e di legislazione. Le sue imprese per i Boeri e per la Finlandia ci delineano la figura di Emilio Brusa nella esaltazione de' suoi generosi sentimenti umanitarii e della sua fede nella forza del diritto.
Ora il fuoco è spento, che mandava tali scintille; la spoglia gelida è muta: ma resta l'impronta di una vita che insegna la coscienza nell'adempimento del dovere, la dottrina presa per l'operare, la purità del pensiero compagna alla sincerità della convinzione. Quanto integro e fervido nella professione sua scientifica e nella misura dei principî alle pubbliche cose, tanto fu leale e di cuore in privato il compianto collega nostro; cosicché durerà per lui il grato affetto de' discepoli, quello dei colleghi e degli amici, quello di noi tutti, che sì amaramente soffriamo della sua repentina scomparsa. (Vive approvazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Pierantoni.
PIERANTONI. Poco ho da dire, colpito da questo caso amaro, che speriamo non si ripeta, la morte improvvisa di chi aveva età non vecchia.
Emilio Brusa, oltre a tutti i servizi resi alla scienza e alla civiltà, ebbe anche l'ufficio di membro dell'Istituto di diritto internazionale e dal 1867 venne sempre in tutte le nostre riunioni. Esistono 21 Annuari dell'Istituto che danno fede dell'opera prestata dall'amico mio al trionfo di quel diritto internazionale su cui da anni si lavora sul tappeto diplomatico. Due anni or sono il Brusa volle in Gand la deliberazione che portava la sessione dell'Istituto in Firenze, ove fummo lieti del grande concorso di giureconsulti stranieri. Mi separai da lui in ottobre. Egli aveva l'animo pieno di entusiasmo nella certezza di lavorare ancora alle riforme di diritto internazionale. Un solo dolore aveva sofferto il nostro collega ed amico, la morte di una delle sue figlie. M'immagino il terribile colpo che sarà stata la notizia della sventura inopinata che giunse inaspettatamente a quella famiglia. Da parte nostra mandiamo un saluto alla derelitta compagna della vita del nostro defunto collega, e alla giovane sposa di un distinto cittadino. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Buonamici.
BUONAMICI. Io non voglio, né, se volessi, potrei, aggiungere alcuna cosa a quanto il nostro Presidente e il nostro collega Pierantoni hanno detto sulla disgrazia che, morendo il Brusa, ha colpito l'Università, la scienza, la patria, il Senato.
Il Brusa è stato un bel nome nel campo della scienza; prima in quello del diritto internazionale poi e principalmente in quello della dottrina penale. Né ora è tempo di discutere della sua profonda e ben fondata dottrina. Questo mi basta di ricordare ch'egli non disse mai, come altri ha osato di dire, che il nostro Carrara era l'ultimo della scuola classica la quale con lui era morta e sepolta. Il Brusa sapeva che restava egli stesso a rappresentare questo austero insegnamento, sapeva che restava il Pessina, e che restavano ancora altri; né mai perirà la scuola classica, imperocché qualunque modificazione possa portarsi per il continuo estendersi della scienza, ad alcune sue massime restano perpetui i principî che sono il fondamento vero e solido della dottrina criminale, la più importante forse che riguardi gli ordinamenti degli Stati.
Egli sapeva questo e con le sue opere delle quali è lungo l'elenco, sosteneva tali fondamentali principî. Non aggiungo altro. Chiedo al Senato che perdoni la brevità di queste parole, parole però ispirate da un vero cordoglio che non ama le lunghezze del dire.
In una certa occasione si trovò, per causa d'onore, e per mia fortuna, il nome del Brusa unito al mio. Anco per questo, e poi per il danno che dalla sua morte ha avuto la patria, ho preso la parola; venerando sempre la memoria di questo amico, di questo nobile e sapiente uomo. (Approvazioni).
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Intende il Senato quel sia lo stato dell'animo mio nell'associarmi alle commosse e dolenti parole, che sono state dette in quest'Aula in onore di Emilio Brusa. Non io certamente ne tesserò l'elogio: così improvvisa e tragica è stata la sventura, così profondamente sconvolto e turbato è ancora l'animo mio! Ma la commozione, certo, per profonda che sia, non impedisce di riconoscere la perdita, che soffre in questo momento la scienza del diritto penale italiano per la scomparsa di lui, maestro insigne, che tanti intelletti educò nell'austero magistero della sua scuola, scuola di pensiero, ma altresì di azione; ché, non fredda speculazione a lui appariva la scienza, ma energia attiva, provvida, benigna nella difesa della società contro il male, nella difesa del diritto contro la violenza del delitto. E, proprio negli ultimi anni della vita sua, egli si dedicò con viva fiamma di fede giovanile ad un argomento, che è uno dei più gravi, e forse il più grave che s'imponga, quasi come incubo pauroso, alla coscienza e alla civiltà contemporanea: la delinquenza dei minorenni. E di questo argomento per l'appunto egli parlava ieri, occupandosi, con quella benevolenza di cui sempre mi onorò, di un recente mio provvedimento; parlava di una mia circolare su questa materia, quando ad un tratto egli mancò la voce e con la voce la vita (Impressione). Così anche quella fulminea sventura, che rende l'animo sbigottito, assurge quasi a un alto e nobile significato: egli è morto nella scienza, per la quale aveva vissuto, è morto parlando della sua scienza in un convegno di dotti, è morto tra le austere pareti di una biblioteca, ed i libri, che ebbe compagni della sua vita, gli sono stati compagni nell'ora della morte. (Approvazioni vivissime).
PRESIDENTE. La famiglia, alla quale feci immediatamente le condoglianze, si è professata gratissima; sarà mia cura di comunicarle anche le onoranze ora rese dal Senato al compianto senatore.
Senato del Regno, Atti parlamentari.Discussioni,15 dicembre 1908.