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BORROMEO Guido

21 novembre 1818 - 19 novembre 1890 Nominato il 09 novembre 1872 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

La mia parola dolente deve, signori senatori, ricordare le dolorose perdite da noi fatte. [...]
Ultima, in ordine di tempo, fra i nostri colleghi, ma a nessun'altra seconda, per l'eredità d'affetti che lascia, la morte del conte Guido Borromeo.
Degno della famiglia, una fra le più antiche e cospicue; figlio degno di Vitaliano, che vicepresidente del Governo provvisorio, esule in Piemonte, membro della Consulta lombarda, senatore del Regno, fu della indipendenza nazionale zelantissimo, Guido ebbe molta parte nella preparazione degli avvenimenti del 1859.
Combattente alle barricate di Milano nel 1848, segretario operoso del Governo provvisorio, commissario al campo di Re Carlo Alberto, senza badare a danni, sprezzando i pericoli, tenne rigida fede alla causa cui si era votato.
Lui e la casata sua furono dei maggiori di quella nobiltà italiana che recando al nazionale riscatto il sussidio della ricchezza, del grado, della tersa reputazione, dagli avi attraverso i secoli ereditata e per virtù propria accresciuta, ne propugnò le ragioni, ne vinse i diritti dinanzi all'opinione pubblica europea prima che sui campi di battaglia fossero dal sangue consacrati. Uomini animosi tutti d'un pezzo; ai colpi della fortuna imperterriti; irremovibili dalla meta cui diedero agi, braccio, ingegno.
Capo di gabinetto del ministro dell'interno nel 1860; segretario generale del Ministero delle finanze nel 1863, di quello dell'interno nel 1861 e nel 1867; presidente per più anni del Consiglio provinciale di Milano, deputato per tre legislature, senatore da 18 anni, Guido Borromeo ebbe bella rinomanza quale purissimo esempio di intemeratezza, di patrizio generoso, di liberale convinto.
Austero per natura, taciturno per indole, contegnoso, altri poté scambiarne il costante decoro con sussiego, la riserbatezza coll'alterigia.
Ma ai molti che lo accostarono, a me che, per sacro affetto e venerazione comuni, gli fui stretto da amicizia che la morte sola spezzò, consentite lo affermare che mai costume più semplice, amico più fidato, animo più affettuoso e gentile albergò in uomo di tanta severa parvenza. (Bene).
E siami lecito ripetere: Che se il mondo sapesse il cor ch'egli ebbe,/ assai lo loda e più lo loderebbe.
Era nato a Milano; morì in età di settantadue anni meno due giorni il 19 novembre a Nizza, nel cui dolce clima da più anni era costretto cercare sollievo ai tormenti di antico malore.
La storia dei casi presenti scriverà il nome di Guido Borromeo fra quelli dei patrizi che, meglio consci del tempo in cui vissero, servirono la patria con ferreo volere, con nobile disinteresse. (Unanimi approvazioni). [...]
FINALI, ministro dei lavori pubblici. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
FINALI, ministro dei lavori pubblici. Il Governo si associa di gran cuore alle commoventi lodi pronunziate dall'onorevolissimo nostro Presidente alla memoria dei cinque colleghi defunti.
Alle sue necrologie ispirate da tanto affetto, espresse con frase così evidente ed efficace, nulla vi è da aggiungere.
Il Senato anche in questo deve essere grato al suo Presidente pel modo mobilissimo col quale adempie al suo alto ufficio.
Io udendo così eloquentemente commemorare le virtù dei cinque nostri cinque nostri colleghi defunti, mi compiaceva soprattutto in un pensiero, cioè che in tutti i compianti senatori ad ogni altro pregio prevalse il sentimento e la devozione costante verso la liberà e verso la patria, che è il pregio più desiderato in questo alto consesso.
Voci: Benissimo.
PRESIDENTE. [...]
Mi pare poi che sia unanime desiderio dell'Assemblea, di estendere questa nostra manifestazione di cordoglio a tutte le famiglie dei senatori estinti.
Pongo ai voti la proposta.
Chi l'approva è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 11 dicembre 1890.