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BONI Annibale

06 maggio 1824 - 05 maggio 1905 Nominato il 21 novembre 1892 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Un altro collega, decoro dell'esercito italiano, abbiamo perduto nel senatore Annibale Boni, nato a Cremona il 6 maggio 1824, spentosi a Pisa il 5 del corrente mese.
Egli fu essenzialmente soldato: un soldato patriota ed eroicamente valoroso. Entrato giovanissimo nell'Accademia militare di Vienna, ed uscitone sottotenente, fu aggregato al 38° reggimento fanteria di linea.
Venuto il 1848, egli avrebbe creduto tradire la patria continuando a restare nelle file del nemico d'Italia: lasciò quindi l'esercito austriaco, si pose al servizio del Governo provvisorio di Milano e nel settembre di quello stesso anno fu incorporato nell'esercito sardo. Promosso maggiore nel 1859, salì poco a poco per tutti i gradi militari, fino a quello di comandante di corpo d'Armata.
Ma le sue promozioni non furono le fasi ordinarie di una carriera che si svolga col crescere degli anni: esse furono tutte guadagnate col valore e col senno.
Fece tutte le campagne, da quella del 1848 a quella del 1866. La sua bravura nel fatto d'armi di Mortara del 21 marzo 1849 gli valse la medaglia d'argento al valor militare: la sua cooperazione efficace e principale alla vittoria di Castelfidardo del 20 settembre 1860, mercé il meraviglioso accorgimento con cui diresse il proprio battaglione contro l'accanito fuoco del nemico, gli meritò la croce dell'Ordine militare di Savoia; e nel 1866, per avere riconquistato, alla testa delle sue truppe, le posizioni di Custoza e di Belvedere, benché già esaurite tutte le cartucce - e per essersi saputo mantenere, con eroica pertinacia, sin quasi a notte sulle alture di Custoza, - fu insignito della medaglia d'oro al valor militare. Aiutante di campo del principe Umberto nel 1862, nel 1881 fu mandato in missione per le grandi manovre in Francia.
Nominato senatore il 21 novembre 1892, partecipò ai nostri lavori fino a pochi anni or sono. Ma in questi ultimi tempi la grave età non gli permetteva di moversi che poco e raramente da Pisa, dove si era stabilito.
Egli raccoglieva in sé le doti del vero militare: valore assennato e signore di sé sul campo di battaglia, modestia e bontà nella vita privata, amore di patria, il quale, più che con le parole, si manifestò nella sua vita e nelle sue azioni.
Onore ad Annibale Boni! (Bene). [...]
FORTIS, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
FORTIS, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Per mio mezzo, il Governo si associa con tutto l'animo alle commemorazioni che sono state testé pronunziate dall'illustre Presidente, così per il valoroso soldato, come per l'insigne giureconsulto che mancarono.
Entrambi benemeriti della patria, entrambi insigni per le opere, essi, avendo onorato l'uno il campo di battaglia, l'altro il foro, erano ben degni di sedere in questo alto consesso, ed erano decoro del Senato. (Approvazioni).
PEDOTTI, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PEDOTTI, ministro della guerra. Onorevoli colleghi: la triste dea della morte falcia, purtroppo falcia inesorabile nelle nostre file. Al recentissimo lutto nell'esercito e nel Senato per la perdita del generale De Sonnaz, ecco che un altro si è aggiunto con la improvvisa scomparsa del generale Annibale Boni, anche egli perfetto tipo di soldato ed anche egli uno dei più eroici veterani della patria indipendenza. Della di lui vita vi ha già detto testé con elette parole il nostro illustre Presidente. Però consentite a me pure che ne ricordi le principali vicende.
Nato in Cremona nel 1824 sotto il dominio austriaco il Boni fu allievo della Accademia militare di Vienna e militò al suo tempo sotto le bandiere dell'Impero. Ma il suo cuore e i suoi sentimenti erano altamente italiani e fu per poco che egli rimase in quelle file….
Venuto il marzo del 1848, il mese glorioso delle 5 giornate egli non stette in forse nel rispondere all'appello della patria. Lasciò le bandiere austriache e fu dal Governo provvisorio nominato luogotenente nelle forze lombarde, dalle quali poco di poi passò nell'esercito sardo. Così fece le campagne del ‘48 e '49, in cui poté dare le prime prove del suo ardente amor di patria e del suo valore attraendo presto su di sé l'attenzione e segnalandosi sopratutto al fatto d'armi di Mortara, per il quale fu decorato della medaglia d'argento al valor militare. Così prese poi parte a tutte le rimanenti campagne dell'indipendenza. Nella giornata di Castelfidardo era egli maggiore in quel 10° reggimento fanteria che si coperse di gloria e la cui bandiera venne fregiata della medaglia d'oro al valor militare; ed egli, il Boni, sopra gli altri spiegò tale accorgimento e tale impeto nel condurre al fuoco il suo battaglione infondendogli col proprio esempio ardire e coraggio, che ebbe principal parte nel successo della giornata e fu perciò insignito della croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Ma sei anni dopo nella disgraziata giornata del 24 giugno egli apparve un eroe, tanto fu energico ed ostinato nel contrastare all'avverso fato. Comandante del 1° granatieri di Sardegna egli faceva parte della divisione Frignone che tanto si distinse al centro della battaglia proprio sui fatali colli di Custoza. Più volte egli condusse il suo reggimento all'attacco sul monte Torre, posizione ripetutamente presa e ripresa con accanimento ora dai nostri ora dai soverchianti nemici restò il contrastato monte ai nostri ed il Boni vi si mantenne di piè fermo anche dopo che la sua divisione, cedendo al numero, aveva dovuto ritirarsi. Trasportato più tardi il grosso dell'azione sulle alture del Belvedere egli vi accorse coi suoi, ed assunto per diritto di grado il comando di tutte le truppe che vi si trovavano, già estenuate di forze per le immense fatiche della giornata, abbattute dal digiuno e dal caldo, prive oramai di munizioni, il valorosissimo colonnello seppe tuttavia ispirar loro con la voce e con l'esempio tanto animo e tanto slancio che poté contendere arditamente quell'importante posizione alle numerose e fresche truppe nemiche e mantenerla fino verso sera, quando da ambo le parti si pose tregua al combattere e si iniziò la ritirata. Ostinazione meravigliosa, che acquistò al Boni l'ammirazione degli stessi nemici e la medaglia d'oro al valor militare, il supremo guiderdone dei prodi.
Tale la figura ardimentosa e fiera di questo uomo di cui oggi lamentiamo la perdita; figura non inferiore in nulla a quella degli eroi del tempo antico. Eppure quanto indomito sul campo di battaglia, tanto egli era mite e modesto nella vita privata, e affabile sebbene esigente coi suoi inferiori, che non solo l'ammiravano ma l'amavano.
Occupò le più alte cariche militari; fu per più anni comandate dell'XI corpo d'Armata, fece parte di importanti commissioni per studi militari e sempre dette prova di misurata saggezza e di grande equilibrio di mente. Rimase sotto le armi circa 50 anni e fu uno dei più ardimentosi e nobili soldati di cui si sia onorato il nostro esercito. Il nome di questo manda alla memoria del generale Annibale Boni l'estremo caloroso e mesto saluto. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 9 maggio 1905.