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BONFADINI Romualdo

16 settembre 1831 - 14 ottobre 1899 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori! In quattro soli mesi otto valent'uomini, che furono colleghi nostri in questo Senato, sono scesi nel sepolcro. Il vostro Ufficio di Presidenza dispose in tempo perché una rappresentanza del Senato prendesse parte alle ultime onoranze rese ai defunti colleghi e non tralasciò di farsi interprete appresso le loro famiglie del nostro più vivo rammarico per la dipartita di questi egregi, che noi ci aspettavamo di rivedere sui nostri banchi. Tocca adesso a me, sebbene non sia mancato chi abbia scritto con particolare affetto, e discorso altrove con la dovuta ampiezza delle virtù e dei meriti personali dei trapassati compagni - talché posso imporre a me stesso la maggiore brevità - compiere modestamente il pietoso ufficio di rendere a ciascuno di essi quest'ultimo tributo di considerazione e d'affetto. [...]
Un altro dei compagni nostri, il professore Romualdo Bonfadini, scompariva d'improvviso dalla terra nel dì 14 del passato ottobre. Egli era nato in Albosaggia, in Valtellina, il 17 settembre 1831, e morì pertanto nella età di anni sessantasette, per malattia di cuore.
Giovanissimo ancora, si trovò a Milano durante la Rivoluzione del 1848, che descrisse poi con grande precisione nel suo bel libro che porta per titolo: Mezzo secolo di patriottismo lombardo, ed emigrava di poi, a Parigi, dove strinse amicizia coi più eminenti profughi italiani; tornato poscia a Milano, collaborò in molti giornali, quali il Crepuscolo, la Perseveranza, il Politecnico, la Nuova antologia, e poiché si era trovato in Roma nel 1867, pensò a descriverne le condizioni politiche, che fece note in un volume che porta per titolo Roma nel 1867.
Il nome del Bonfadini era perciò onorevolmente conosciuto in paese, purché potesse aspirare alla vita politica militante, e venne realmente eletto deputato nella decima legislatura dal collegio di Adria che gli confermò il mandato nelle due successive. In principio della decimaterza veniva ancora proclamato deputato di Clusone, ma la nomina fu annullata, e solo nella decimasesta rientrò nella Camera dei deputati quale rappresentante del collegio di Reggio di Emilia.
Nel 1896, e più precisamente il 25 ottobre di quell'anno, fu nominato senatore.
Con Romualdo Bonfadini si è spento un uomo di tenaci propositi, che pareva arcigno nei modi, ed era invece affettuoso cogli amici e tollerante cogli avversari nelle consuetudini della vita privata. Ma è anche vero, che fu oratore elegante, ascoltato da tutti con grande rispetto, perché veniva considerato, ed era di fatti l'uomo di carattere battagliero sì, ed abborrente per indole dalle mezze misure, ma punto eccessivo nell'arringo politico, verso del quale si sentiva attratto dalle profonde convinzioni dell'animo suo.
Direste, che ricco di cognizioni fu sovratutto un brillante conferenziere nella trattazione di argomenti fra loro diversi, mentre nel campo giornalistico la sua parola viva, e mediocremente misurata non aveva sempre la fortuna di essere accolta col favore dei più.
E tuttavia fu detto di lui non senza ragione, che possedeva le qualità di giornalista, più che quelle dell'uomo politico. E così avvenne che l'Associazione della stampa lo aveva eletto a suo presidente: nella quale carica si compiaceva, più che in ogni altra, vista l'indole del suo temperamento, che lo traeva a ricordare i bei giorni delle battaglie giornalistiche da esso combattute, nel nome e per la difesa del partito moderato al quale esso appartenne per proprio convincimento.
Il Bonfadini aveva coperto per pochi mesi, nel 1874, l'ufficio di segretario generale nel Ministero della pubblica istruzione, ed era consigliere di Stato a partire dal 1891.
Diventato cagionevole di salute, l'egregio collega sperò indarno di ricuperare le forze ritraendosi ne' suoi monti che gli erano tanto cari, e vi trovò invece la morte. Sia pace all'anima sua, e la pace eterna augurano a Romualdo Bonfadini i numerosi amici ed i suoi compagni in questo Senato che lo piangono estinto. (Vive approvazioni).
VISCONTI-VENOSTA, ministro degli affari esteri. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VISCONTI-VENOSTA, ministro degli affari esteri. [...]
Il senatore Romualdo Bonfadini è stato qui degnamente commemorato. Pronunciando il suo nome, io vorrei esprimere un dolore che si ravviva nei lunghi ricordi della nostra amicizia.
Dopo quanto fu detto, mi basti aggiungere con quanto rammarico il Governo ha veduto scomparire dalla nostra vita politica un uomo che con tutta l'opera sua contribuiva a tenerne alto il valore intellettuale e morale; l'improvvisa dipartita di quest'uomo, la cui voce si alzava per ammonire, ma mai per lusingare, ha destato in Italia un rispettoso rimpianto.
Tutti riconoscevano in lui il sapere, l'ingegno elevato, le doti del vigoroso pubblicista e dell'oratore eloquente.
Ma il pubblico giudizio sa discernere e, insieme con tali doti, soprattutto pregiare la lealtà del pensiero, il disinteresse degli intenti e la nobile fermezza del carattere. (Vivissime approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 17 novembre 1899.