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BLASERNA Pietro

22 febbraio 1836 - 26 febbraio 1918 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Friuli-Venezia Giulia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Con cordoglio, che è il massimo nell'Ufficio di Presidenza, vi debbo dare la triste notizia della morte del Vicepresidente Blaserna, avvenuta ieri sera.
I meriti suoi notori stan scritti negli annali della scienza, della cattedra, della politica. Nato il chiarissimo uomo in Fiumicello del Friuli il 29 febbraio 1836, inclinò fin da giovane alla fisica, che studiò in Gorizia, all'Università di Vienna ed all'Ateneo di Tubinga. In Parigi, frequentò il laboratorio di Regnault al Collegio di Francia. Nel 1861 ebbe l'incarico d'insegnare nell'Istituto di studi superiori in Firenze. Due anni dopo andò a Palermo professore ordinario di fisica a quell'Università, ove rimase fino al 1872; ed in quell'anno venne a Roma nel grande laboratorio dell'Istituto fisico da lui fondato.
Alla scuola fu insegnante diligentissimo, esemplare; in società piacevolissimo. Dedicò lunghi studi alla teoria del suono nei suoi rapporti con la musica, studi popolarizzati con conferenze applaudite. Fu parecchio tempo rettore dell'Ateneo romano; membro del Consiglio superiore dell'istruzione pubblica; presidente del Comitato direttivo di meteorologia e geodinamica del Regno; accademico, segretario, presidente ai Lincei; appartenente a molte società ed istituti scientifici ed accademici. Dottore honoris causa delle Università di Tubinga, Konigsberg, Erlangen, Andrews; corrispondente dell'Istituto di Francia; membro e segretario del Comitato internazionale dei pesi e misure. Fu delegato del Governo italiano alla Conferenza internazionale di Vienna per l'adozione di un corista uniforme; coperto aveva il petto di onorificenze, fra le quali quella del merito civile di Savoia.
Fece la sua prima pubblicazione nel 1858 con una memoria sulle correnti indotte e dedotte; e furono poi numerose ed importanti le altre sue pubblicazioni scientifiche.
Lo acquistò il Senato nel 4 dicembre 1890, l'abbiamo avuto Vicepresidente amatissimo dal 1904; membro e Vicepresidente della Commissione di finanze nel 1895; e partecipante attivo ai nostri lavori, specialmente su argomenti d'istruzione, di politica estera e guerra. Quanta gioia sentì il nostro compianto collega del riscatto del suo luogo nativo, che volle veder libero e visitò, altrettanta fu l'angoscia del rovescio cui soggiaciamo. Ci uniamo allo eletto spirito di lui nella certezza della riconquista, mandandogli l'estremo vale. (Approvazioni). [...]
VOLTERRA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VOLTERRA. Antico collega di Pietro Blaserna nell'Università di Roma e preside di facoltà ove egli insegnò per oltre quarant'anni esprimo i sentimenti di profondo cordoglio suscitati oggi per la sua morte. Egli venne chiamato in Roma, insieme col Cremona e col Cannizzaro, allorché fu ricostituita sopra nuove basi, dopo il 1870, la nostra Università, e con zelo grandissimo pose subito mano alla costruzione ed alla organizzazione dell'istituto di fisica che fu modello dei nostri istituti scientifici.
Numerosi, illustri allievi del nostro istituto testimoniano dell'opera sua infaticabile di maestro, la quale venne avvalorata dalle doti dell'animo e del carattere schietto, buono, mite e leale. Di elevati sentimenti, alieno da ogni meschina invidia, amò circondarsi di utili e preziosi collaboratori e con ardore, che non scemò coll'andare degli anni, desiderò avere a sé vicini colleghi che tenessero con lui alte le discipline fisiche nella nostra Università. Perciò si mantennero vivi intorno alla sua persona i sentimenti di gratitudine di quanti amarono ed amano il progresso delle scienze a cui contribuì non solo come insegnante, ma anche come presidente della R. accademia dei Lincei, della Società italiana di fisica e promuovendo ed incoraggiando tutte quelle istituzioni che mano a mano sorsero in Italia e si svolsero a vantaggio della cultura del nostro paese.
Alla sua memoria va il riverente saluto degli uomini di scienza italiana. (Approvazioni).
RIGHI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RIGHI. Ho chiesto di parlare per associarmi con tutto il cuore a quanto tanto bene ha detto il collega Volterra. E lo faccio tanto più volentieri perché Blaserna compì, tra l'altro, per la fisica, un'opera nobilissima della quale oggi si sentirebbe più che mai il bisogno, quella di incoraggiare i giovani fisici e di agevolare la loro carriera. Oggi, infatti, la fisica attraversa in Italia una gravissima crisi per il fatto che divengono di giorno in giorno più rari tra coloro che a questa scienza dedicano la loro attività, ed è merito di Blaserna se questo stato di cose deplorevole, dovuto a molteplici cause, ha finora tardato a manifestarsi.
Ciò rende tanto più dolorosa la scomparsa del fisico illustre, mentre mette in luce una speciale benemerenza che da pochi forse era conosciuta. (Approvazioni).
CIAMICIAN. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIAMICIAN. Signori senatori! Con animo veramente commosso mi associo alle efficaci parole pronunciate dai miei illustri colleghi Volterra e Righi in memoria dell'indimenticabile nostro Vicepresidente Pietro Blaserna.
A lui mi sentivo legato da due vincoli.
Egli apparteneva alle nostre terre, e ciò dice abbastanza; poi quando io venni a Roma nell'anno 1880, assistente di un altro grande maestro, il compianto Cannizzaro, trovai in Blaserna un vero amico che mi fu largo di consiglio e di aiuto, in tutto il periodo della mia carriera che si svolse in Roma.
Non è questo il luogo di ricordare l'opera sua scientifica; egli lascia delle tracce nel campo dell'elettrologia e dell'ottica; ma segnatamente in quello dell'acustica. Il suo libro sulla teoria dei suoni va specialmente ricordato e giustamente il suo nome resterà associato alla teoria dei suoni anche perché egli era un amatore ed un cultore della musica di eletto gusto artistico, pari del resto alla sua cultura generale. Egli conosceva bene molte lingue straniere ed aveva vaste cognizioni letterarie.
Già il senatore Volterra ha ricordato il modo esemplare col quale Pietro Blaserna aveva organizzato l'istituto di fisica della Università di Roma, che è stato un modello per tutti gli altri, e ben a ragione, perché si può dire che prima l'insegnamento pratico della fisica in Italia quasi non esistesse; gli istituti erano poco dotati di mezzi e di locali; il Blaserna dedicò tutte le sue cure affinché tutti gli studenti delle diverse facoltà che hanno obbligo di frequentare il corso di fisica avessero il modo di eseguire pratiche esercitazioni per completare l'insegnamento orale, che è molto meno efficace se non è sussidiato da continui esercizi sperimentali.
Inoltre, noi cultori delle scienze fisiche e biologiche, dobbiamo gratitudine al compianto Blaserna per l'organizzazione dell'Accademia dei Lincei. Io ho assistito dal 1880 in qua a tutto lo sviluppo che ha assunto la nostra massima Accademia; ricordo gli angusti locali che erano adibiti per l'Accademia dei Lincei in Campidoglio, e le modeste pubblicazioni di allora dell'Accademia, che avevano poca diffusione, all'estero specialmente.
La riforma dell'Accademia (dovuta al genio di Quintino Sella, il quale acquistò il palazzo Corsini) per quanto riguarda la organizzazione interna dei locali, e della biblioteca, e delle pubblicazioni, è opera quasi esclusiva di Pietro Blaserna, allora segretario dell'Accademia stessa. Io ricordo quanto egli tenesse a che una pubblicazione periodica per le scienze fisiche, fino allora mancante in Italia, sorgesse; ed infatti i rendiconti dell'Accademia comparvero regolarmente ogni quindici giorni, ed ebbero la maggiore diffusione all'estero, tanto che per le scienze fisiche, chimiche e biologiche, tali rendiconti sono l'organo migliore per far conoscere all'estero i nostri lavori.
A questi meriti si aggiungono quelli del carattere, perché, come bene ha detto il collega Volterra, Blaserna aveva un animo mite, affettuoso, disinteressato, legato agli amici, e queste doti contribuirono non poco alla grande benevolenza e simpatia che egli raccolse tanto da noi come all'estero. Per queste doti il nome di Pietro Blaserna sarà generalmente venerato e ricordato con riconoscenza. (Approvazioni).
MARCONI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCONI. Mi consenta il Senato di esprimere il mio rammarico per la morte del senatore Blaserna al quale ero legato da anni da sincera amicizia e verso il quale nutrivo anche sentimenti di profonda riconoscenza.
Molti colleghi hanno già ricordato le alte benemerenze scientifiche del nostro passato collega e Vicepresidente, io ricorderò solo che egli non mancò mai di offrire il suo incoraggiamento, il suo interessamento, direi la sua protezione, in special modo ai giovani che si dedicavano alla soluzione di problemi della scienza applicata, od a qualsiasi iniziativa che potesse accrescere il prestigio scientifico dell'Italia.
Come presidente della Reale accademia dei Lincei, o come membro di tanti e tanti istituti scientifici del mondo civile, egli cercò sempre di far conoscere, di far valere e di fare apprezzare all'estero i risultati ed i trionfi degli scienziati e dei tecnici italiani. Mi associo ai colleghi che hanno sì bene espresso le profonde condoglianze del Senato per la irreparabile perdita di Pietro Blaserna. (Approvazioni). [...]
BERENINI, ministro della pubblica istruzione.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERENINI, ministro della pubblica istruzione.Per uomini che, come Pietro Blaserna diedero tutta la vita alla scienza è impari qualsiasi lode, ma è dovere il ricordo come sarà perenne l'esempio che scende dall'opera loro.
Pietro Blaserna fu un magnifico esempio di quello spirito umanistico italiano che dal nostro Rinascimento si protese luminoso anche nel periodo in cui la storia italiana si è atteggiata a tutte le esigenze del pensiero e dell'attività moderna. Egli fu uomo che ebbe fino dai primi anni, in cui dedicò la sua fervida intelligenza agli studi, la viva e alacre curiosità non solo per la ricerca delle verità scientifiche, ma anche per ogni altra indagine che valesse ad arricchire la sua coscienza.
Fisico illustre, onorato altamente anche fuori d'Italia, egli concepì l'insegnamento come una missione, e dalla sua scuola uscì una schiera di discepoli che appresero dal maestro non soltanto l'amore della scienza, ma anche il modo di far valere la scienza come una energia operativa per il progresso economico e industriale della nazione.
Questo ammirevole equilibrio fra le esigenze teoretiche e le esigenze pratiche della scienza, egli appresa dalla storia e dalla tradizione del nostro pensiero scientifico; storia alla quale egli ritornava ad ogni momento per attingervi sapienti ammaestramenti.
Nel delineare le vicende del pensiero scientifico italiano in uno di quei limpidi discorsi che egli tenne a più riprese inaugurando la seduta reale dell'Accademia dei Lincei di cui fu presidente, il Blaserna stesso notava come nulla possa essere di guida più sicura allo scienziato nelle sue indagini quanto il riferimento agli accorgimenti metodici dei grandi pensatori del passato per trarre profitto dalle loro conquiste ma anche per evitare i loro errori.
Questi criteri direttivi di tutta la sua attività di dotto e di maestro permisero al Blaserna di aver parte cospicua nell'odierno progresso delle scienze fisiche. Il suo consiglio fu cercato ed apprezzato da eminenti commissioni italiane e straniere, il suo insegnamento fu singolarmente proficuo. Negli alunni egli sapeva stimolare non soltanto l'attenzione, ma una collaborazione diligente e perspicace che dava ai giovani discenti piena la consapevolezza del metodo per giungere alle più ardue verità e per trarre dal mistero della realtà quelle approssimazioni sempre più squisite, che poi, col lavoro diuturno dell'indagine, possono elevarsi al valore di leggi scientifiche.
Ed alla sua mente pareva sempre non sufficientemente ampio il campo delle sue insonni ricerche. Come da giovane aveva studiato anche all'estero, traendo profitto dagli ammaestramenti di insigni maestri, così negli anni maturi e fino alla tarda vecchiaia diede opera assidua per seguire i progressi della scienza da lui prediletta e delle discipline affini. La sua dottrina era non meno vasta che profonda, così che, quando il Ministero della istruzione pensò a ricostituire quella Commissione vinciana dalla quale l'Italia attende l'edizione nazionale degli scritti di Leonardo, il pensiero di tutti si volse al Blaserna come all'uomo che per la multiforme plasticità del suo spirito e per la ricca dottrina era meglio in grado di dirigere i lavori della Commissione stessa. La morte non gli ha permesso di vedere attuato il tributo di onore che la patria deve al più grande ingegno del nostro rinascimento, ma è merito non ultimo del Blaserna se sotto la sua direttiva i lavori della Commissione vinciana sono oggi a buon punto, talché per il prossimo centenario vinciano potrà uscire un primo volume di scritti di Leonardo per gran parte inediti.
La scomparsa di Pietro Blaserna è un lutto della scienza e della scuola italiana, che s'inchina reverente davanti alla sua memoria venerata. (Approvazioni vivissime). [...]
MILIANI, ministro di agricoltura.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MILIANI, ministro di agricoltura.[...] E, giacché ho la parola, ricordo, come antico discepolo, l'illustre scomparso, Vicepresidente del Senato, onorevole Blaserna. Fra i più cari ricordi della mia vita di studente conserverò sempre quello delle sue lezioni. Fra tanti professori che io ho allora conosciuti, egli fu uno dei pochi che, a mio modesto giudizio, potesse meritare il nome di maestro.
Fra le doti di lui che qui sono state ricordate, la più eminente fu quella di essere un insegnante come pochi sanno essere.
Alle sue lezioni non accorrevano soltanto gli scolari, ma anche quelli che nel passato erano stati suoi discepoli, perché in esse egli sapeva tenersi al corrente coi progressi della scienza, come forse a nessun altro era dato di fare. È stato già qui ricordato come egli fosse il primo a divulgare le applicazioni della scienza, a farle conoscere, a metterle alla portata di tutti; così che se le sue lezioni erano brillanti conferenze, avevano tutto il carattere della continuità, per cui risultavano efficacissime nell'insieme.
Io credo che si possa e si debba fare un augurio: che molti vogliano prenderlo ad esempio, come non mancheranno di fare quelli che furono suoi discepoli, e che ora insegnano negli istituti secondari e nelle università.
Cosi la nobile sua tradizione sarà continuata, e la sua memoria potrà vivere nell'avvenire e nel progresso della scienza del nostro paese. (Approvazioni vivissime).
PRESIDENTE. Darò esecuzione alle proposte fatte dai varii oratori.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,27 febbraio 1918.