senato.it | archivio storico

BIZZOZERO Giulio

20 marzo 1846 - 08 aprile 1901 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Alquanto più giovane d'anni perché nato il dì 20 marzo 1846 in Varese, moriva l'8 di questo mese in Torino, Giulio Bizzozero, colpito da polmonite acuta che in brevi giorni lo condusse al sepolcro. Le sapienti cure dei colleghi che si avvicendavano amorosamente intorno al letto dell'illustre infermo, non valsero ad arrestare il fatale andare del morbo crudele. In breve ora, e quando pur dianzi sorrideva ancora la speranza di una non lontana guarigione, la malattia si aggravò di un sol tratto, e sottentrò il funesto annunzio, che l'anima eletta di Giulio Bizzozero aveva fatto ritorno al Creatore.
In Giulio Bizzozero, nome caro anch'esso alla scienza, si spense una preziosa esistenza. Laureato a vent'anni nella Facoltà di medicina presso l'Università di Pavia, la serietà degli studi e l'ingegno pronto e svegliato gli procacciarono a breve andare l'estimazione dei dotti, talché nell'età di soli ventun anno meritò di sostituire il Mantegazza nella Cattedra di patologia generale, allorché questi chiese ed ottenne di essere trasferito a Firenze. Così nell'età in cui gli altri frequentano più spesso la scuola, egli insegnava già agli stessi suoi coetanei dalla Cattedra di una fra le primarie uiversità del Regno.
Colà si rivelò prontamente la potenza dell'ingegno, e la singolare attitudine all'insegnamento del giovane professore, che non tardò ad imprimere un forte indirizzo agli studi sperimentali con la direzione di quel laboratorio di patologia generale, di dove si diffuse e si irradiò il nuovo verbo della scienza sperimentale, questa grande conquista della moderna civiltà.
Più tardi, varcata appena l'età di 27 anni, il Bizzozero vinceva per concorso la Cattedra di patologia generale in Torino, che tenne fin che visse, e dove l'illustre maestro lasciò tracce indelebili di sapiente operosità, congiunta ad una grande amorevolezza verso la gioventù studiosa che correva ad ascoltarne avidamente gli insegnamenti.
A me non è concesso, né questa è l'ora ed il luogo propizio a parlare de' meriti scientifici e delle benemerenze del professore. Ma non posso, e non debbo tacere che il Bizzozero iniziò, e con la sua energia, diede un forte impulso all'opera del rinnovamento scientifico che si andò via via svolgendo negli studi medici di quella Università, talché in breve volgere di anni la scuola salì a tale altezza che ancora non si era veduta l'eguale. E quando ancora si ponga mente alle difficoltà che parevano insormontabili, ed egli giunse tuttavia a superare per forza di volontà, quando era apparsa la necessità di creare nuovi edifizi meglio adatti all'insegnamento, cresce la ragione della stima e della gratitudine verso l'insigne maestro.
Ma venne giorno nel quale gli si era alquanto affievolita la vista, e per consiglio dei colleghi si trovò costretto ad abbandonare gli studi prediletti ai quali aveva dedicato i migliori anni della sua età giovanile. Or io non vorrei che fosse giudicata irriverenza la mia, ma devo pur dire, che dal male doveva sorgere una parte di bene, giacché il Bizzozero non abbandonò certamente la medicina, ma rivolse la mente ad altri studi che ancora gli erano consentiti dalla debolezza degli organi visivi, e si lanciò con tutta l'anima nel campo della igiene sociale. Con quale e quanto benefizio della scienza e della umanità non occorre che io dica. A parlarne degnamente mi converrebbe prendere ad esame le numerose pubblicazioni dovute alla penna del patologo e del filantropo, quelle specialmente con le quali si studiò con facile e semplice parola di popolarizzare i dettami della igiene pubblica e privata. Ma di queste e di altre pubblicazioni che gli procacciarono fama e riputazione nel mondo dei dotti, io non mi attento di tenere discorso, perché andrei oltre i confini che mi sono segnati dalle consuetudini del Senato. Ricordo soltanto, che a lui la R. Accademia di medicina di Torino concesse il premio Riberi di lire ventimila per le mirabili sue scoperte isto-biologiche e che al suo Manuale di microscopia civiletoccò la non rara fortuna della quinta edizione in patria, e della traduzione in parecchie lingue estere; tanto era stimata ed apprezzata l'opera del valoroso professore. Aggiungo volentieri che il sentimento dell'amore del popolo spira in singolare modo in tutti i suoi scritti che trattano dell'igiene così pubblica che privata, e sono tanto più degni di lode in quanto rivelano un senso pratico, che non è sempre la qualità prominente dello scienziato.
Però il campo principale d'azione dove il Bizzozero trovò opportunità di spiegare la sua attività intellettuale, e di rendere all'umanità i maggiori e più segnalati servigi, è ancor quello del Consiglio superiore di sanità, al quale appartenne per il corso di dodici anni. Tutte le questioni che da vicino o da lontano interessano l'igiene vengono trattate maestrevolmente in quel dotto Corpo, ed egli vi portò sempre tutto il tributo della sua attività instancabile, insieme ai frutti de' suoi lavori e della sua grande esperienza. Ancora negli ultimi giorni del viver suo, se mi fu detto il vero, l'ottimo Bizzozero, d'accordo con altri de' suoi colleghi, aveva apparecchiato o stava preparando una relazione sul tema della malaria e della pellagra, che si troverà probabilmente fra le carte lasciate dall'egregio uomo, per invitare il Governo ad occuparsi legislativamente di queste piaghe sociali, che sono e rimangono la vergogna della società.
Frattanto nel 1890 il Bizzozero era entrato a far parte del Senato, e qui non tralasciò mai di trattare con ampiezza e con vasta copia di dottrina le diverse questioni che aveano attinenza col ramo di scienza nel quale l'illustre collega non conobbe rivali. La parola limpida e convinta dell'oratore aveva la virtù del persuadere, e la persuasione nasceva particolarmente dal convincimento che la parola rispecchiava il pensiero sempre alto, e rispondente a nobili ed elevati concetti.
Pari all'intelletto, Bizzozero ebbe mente equilibrata, e non è fuor di luogo ricordare a merito e lode di lui, che la sua voce era sempre ascoltata nelle piccole querele fra i colleghi, e riesciva a metter pace fra di loro, tuttavolta che le contese potessero generare dissidi, e contrasti atti ad influire sul buon andamento della scuola, e sul prestigio dell'Ateneo di Torino. La vecchia capitale del Piemonte era diventata per lui una seconda patria, e ad essa teneva rivolte le sue più care affezioni.
Nessuna meraviglia adunque che colà specialmente siasi levata una voce unanime di rimpianto al fatale annunzio di una perdita così dolorosa, destinata a produrre un vuoto profondo nell'insegnamento specialmente in quel ramo di scienza, nel quale il nostro collega esercitava un vero e degno apostolato.
La bontà naturale dell'uomo, il sentimento del dovere che era la sua religione, la franchezza dell'animo, e la stessa integrità della vita, concorrevano in lui a creare un'aureola di rispettosa simpatia intorno al nome onorato di un uomo che spese la vita a fare il bene, e si studiò di volgere la scienza a sollievo delle classi più sofferenti della umanità.
Che la terra sia leggera al nostro degno collega e che Dio faccia sorgere su questa terra molti di questi uomini, che al pari di Bizzozzero sono l'onore della scienza e della umanità! (Benissimo). [...]
TODARO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TODARO. Mi associo a quanto nobilmente ha detto il nostro Presidente di Giulio Bizzozero, che abbiamo perduto in età così immatura. La perdita di tant'uomo non solo è risentita dal Senato che poté apprezzare le sue doti di mente e di cuore, ma di quanti amano la scienza e s'interessano della sanità pubblica; dappoiché il Bizzozero non solo spiegò il suo ingegno nella scienza, ma dotato come fu di senno pratico, si rese benemerito con la sua opera nella tutela della salute del Regno. Fu adunque uomo di scienza ed uomo operoso del bene, e disgraziatamente lo abbiamo perduto immaturamente, in un'età nella quale si trovava nella pienezza delle sue forze intellettuali!
Contava appena 55 anni, e tuttavia chi non lo conosceva poteva credere che fosse arrivato alla più tarda età, tanto tempo era trascorso da che il suo nome andava per la bocca di coloro che si occupano di scienza. Difatto egli visse vita scientifica lunga e laboriosa, ed il suo nome salì in fama meritatamente fino al 1868, quando appena ventenne scoprì la funzione omopartica del midollo delle ossa. Seguì dopo a pubblicare molti lavori sopra svariati argomenti, ed a formare un vero stuolo di scolari, che oggi insegnano nelle nostre Università. La sua morte è stata per noi una vera perdita!
Prego adunque il Senato che, in segno di lutto, voglia mandare un telegramma alla vedova ed ai figli del nostro defunto illustre collega Bizzozero, affinché sia lor di sprone a seguire le virtù paterne; un altro telegramma propongo sia spedito al sindaco di Varese, la città che gli diede i natali e che egli illustrò col suo nome; ed un terzo telegramma al rettore dell'Università di Torino dove per tanti anni il Bizzozero tenne in grande onore la Cattedra di patologia. (Benissimo).
ADAMOLI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADAMOLI. Alla nobile commemorazione, pronunciata dall'onorevole presidente, mi sia concesso di aggiungere una parola modesta, quale concittadino del senatore Bizzozero. Mi sia concesso di ricordare anche in quest'Aula come il Bizzozero fosse sinceramente amato nella sua Varese e non solo vi fosse onorato quale autorità indiscussa nel ramo dei suoi studi, ma fosse ancora ascoltato e seguito per le sue virtù civili.
Egli spaziava al di sopra dei partiti. Egli accoglieva e propugnava, senza preoccuparsi del donde venisse, qualunque proposta buona: e sapeva convincere amici ed avversari della utilità di applicarla.
Né risparmiava cura e zelo quando il bene comune richiedeva l'opera sua e il suo intervento.
Onde io, signori senatori, mi compiaccio di poter affermare qui che nella sua Varese il nostro collega Bizzozero non è stato rimpianto solamente come un valoroso cittadino, ma ancora come un apostolo di concordia e di tolleranza, titolo non meno degno di quello di grande scienziato tributatogli dal mondo intero. (Approvazioni vivissime). [...]
ZANARDELLI, presidente del Consiglio.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANARDELLI, presidente del Consiglio.Io sento il dovere di associarmi alle parole eloquenti dette dall'onorevole Presidente del Senato in commemorazione del prof. Bizzozero, così immaturamente rapito alla scienza ed all'onore del nome italiano. [...]
PRESIDENTE. Il senatore Todaro propone che siano inviate le condoglianze del Senato, per la morte del senatore Bizzozero, alla famiglia, al sindaco di Varese e al rettore dell'Università di Torino.
Avverto che le condoglianze alla famiglia furono già inviate dalla Presidenza, come sempre sì pratica per consuetudine adottata riguardo a tutte le famiglie dei senatori defunti.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 29 aprile 1901.