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BEVILACQUA Carlo

16 dicembre 1803 - 13 settembre 1875 Nominato il 18 marzo 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Veneto

Commemorazione

 

Francesco Maria Serra, Vicepresidente
Signori Senatori,
Dal giorno in cui la Sessione fu prorogata sino alla odierna nostra riunione ben sei perdite di nostri Colleghi avemmo a deplorare. E con noi le deplorano l'Italia ed il Re, giacché essi tutti per diversi titoli furono dell'una e dell'altro benemerentissimi.
Assai difficile, o Signori, è il compito mio di rammemorarvene le virtù preclare; e se non mi sarà dato di disimpegnarlo degnamente, confido che la indulgenza vostra saprà tenermi conto della buona volontà [...]
Mentre la illustre famiglia Bevilacqua, onde sottrarsi alla invasione francese, emigrò da Bologna nei primi anni del corrente secolo, il nostro compianto Collega marchese Carlo nacque in Padova nel 16 dicembre 1803.
Educato a serî studi dal dotto Federico Di Lucca e dal dottissimo Mezzofanti, volse in modo speciale la sua mente a quello più calmo e sereno delle istituzioni di beneficenza; e delle solide e vaste cognizioni da lui su tale materia acquistate larghissimo frutto trasse la nobile Bologna, dove, restuitosi già adulto ed in età da consentirgli ingerenza nella cosa pubblica, promosse e, nonostante il malvolere e la ripugnanza del Governo d'allora per simili instituzioni, riuscì, mercé la costanza nei propositi, a creare gli asili infantili.
In progresso e nell'anno 1837, secondato da altri amici fondò la Cassa di risparmio della quale sin che visse gli fu costantemente affidata la direzione.
La fiducia che tutti riponevano nella onoratezza del suo carattere e nella distinta intelligenza sua, lo chiamò nei Consigli della Provincia e del Comune; ed all'uno ed all'altro appartenne costantemente, malgrado lo avvicendarsi degli avvenimenti politici, e dei sistemi di Governo e di amministrazione.
Come Consigliere comunale ebbe la suprema direzione del Liceo Filarmonico, e l'opportunità di contrarre relazioni assai strette con Gioacchino Rossini, e quel sommo gli concesse tanta amicizia e confidenza, che lo volle, insieme all'illustre Marco Minghetti, esecutore delle sue ultime volontà.
Venne il 1848 colle sue rosee speranze, e vennero gli anni successivi colle loro tristissime disillusioni. Carlo Bevilacqua fece tutto che potette perché le speranze si confermassero, o quanto meno si attenuassero le conseguenze del disinganno; e quando vide di non poter riuscire né nell'uno né nell'altro scopo, preferì un secondo esiglio volontario al sagrifizio dei propri convincimenti e delle sue aspirazioni.
Visitò negli anni successivi e lunga dimora fece in Piemonte, in Inghilterra ed in Francia, e dappertutto rivide antichi conoscenti, ed amici, e con essi riannodò e riassodò le anteriori relazioni. Nel 1857 egli fu a Parigi; e siccome era stretto da molti anni in amicizia col III Napoleone, così poté essere presso quel Sire, allora potentissimo, un ausiliario efficace della politica del conte di Cavour.
Compiuta la patria unità, mercé i plebisciti dell'Emilia, delle Marche e dell'Umbria, il Marchese Carlo Bevilacqua fu chiamato a far parte della Camera vitalizia; e sinché il Senato siedette in Torino od in Firenze, egli fu uno dei più assidui frequentatori delle sue tornate.
Da parecchi anni infiacchito, più che dalla grave età, da una crudele malattia, il Senatore Bevilacqua non poté prendere più parte ai nostri lavori.
Recatosi nella scorsa primavera ad Ems, sperando di rinfrancare la salute, e perduta ormai ogni speranza, rifaceva la via per Bologna, quanto nel 13 dello scorso mese di settembre le condizioni sue peggiorarono al punto che cessò di vivere in Ginevra.
I di lui resti mortali furono trasportati a Bologna; tutta la cittadinanza senza distinzione di ceti li accompagnò all'ultima dimora, e l'universale rammarico cui noi tutti ci associammo di cuore, è testimonianza solenne dell'affetto dei concittadini e dei Colleghi per un uomo cotanto benemerito della patria e del Re.[...]
(Vivi segni d'approvazione.)

Senato del Regno, Atti parlamentari, Discussioni, 6 dicembre 1875.