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BETTONI Federico

10 febbraio 1865 - 10 luglio 1923 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione.
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Durante la pausa dei nostri lavori abbiamo dovuto deplorare la perdita di ben quindici nostri carissimi colleghi. Io vi chiamo a commemorarli in un raccoglimento severo e solenne che è al tempo stesso omaggio alla memoria loro ed indice della maestà di questa eccelsa Assemblea. [...]
Il 10 luglio, mentre, uscito da una lunga infermità, si accingeva a partire per Roma ad assumere un'alta carica che la fiducia del Governo gli aveva affidata, colpito da improvviso malore, si spegneva in Firenze il conte dott. Federico Bettoni. Era nato il 10 febbraio 1865 in Brescia, da antica nobilissima famiglia. Dotato di vivace intelligenza e di temperamento battagliero, sentì giovanissimo il fascino della politica, intesa come lotta per il bene del paese e non come soddisfazione d'interessi egoistici. Superando contrasti e resistenze non lievi dell'ambiente nel quale viveva, allievo spirituale e seguace fervido di Giuseppe Zanardelli, divenne prestissimo capo della coalizione democratica, e dopo essere stato presidente dell'Ospedale civile, divenne sindaco della sua città, portando nell'amministrazione civica quello spirito moderno e pratico che gli veniva dalla cospicua attività, già spesa in molteplici iniziative industriali. E nel suo non lungo sindacato si acquistò notevoli benemerenze, dando, fra l'altro, massimo impulso all'esposizione del Castello che, grazie alla sua presidenza, riuscì ottimamente.
Aveva appena quarant'anni quando, il 4 marzo 1905, fu nominato senatore, e ben presto si fece notare per la sua multiforme intelligente attività, per il suo grande buon senso, uniti a profonda conoscenza ed esperienza economica e finanziaria, e divenne caro a noi tutti anche e sovratutto per la sua sorridente bontà, per la squisita signorilità di modi, per l'affabilità sincera ed affettuosa in ogni occasione. Io l'ebbi collega carissimo nell'Ufficio di Presidenza ed ho potuto apprezzare ancor più le doti del suo animo e del suo ingegno.
Rammentare la sua attività fra noi, significa ricordare tutto quanto di più importante fu fatto e discusso dal 1905 ad oggi.
Non vi fu discussione importante su qualunque argomento in cui egli non prendesse la parola utilmente: fu relatore di numerose leggi importanti e, membro dal 1910 della Commissione di finanze di cui fu prima attivissimo segretario ed era adesso autorevole vicepresidente, fu relatore dotto e accurato d'importanti bilanci. Fra le molte altre cariche parlamentari da lui ricoperte, particolare rilievo ebbe quella di commissario di vigilanza sul fondo dell'emigrazione, da lui ininterrottamente mantenuta dal 1907.
Mente acuta ed equilibrata, egli sempre propugnò strenuamente che due principi dovevano essere la base della politica economica italiana: l'adozione di una politica finanziaria che favorisca e non deprima l'iniziativa economica privata, ed una politica dell'emigrazione saggia e prudente, che favorisca le correnti migratorie frenandole e sorvegliandole e che sappia, attraverso i trattati di lavoro, garantire e tutelare i nostri emigranti nei paesi che li ospitano.
Patriota illuminato e convinto, fu uno dei fondatori del fascio parlamentare di difesa nazionale, e durante tutta la guerra fu l'anima delle opere di mobilitazione industriale in Brescia e presidente della locale Croce rossa, curando amorosamente il buon funzionamento degli stabilimenti sanitari in zona di operazioni.
Il conte Bettoni aveva inoltre dato la sua opera fervida ed attivissima a molte iniziative private, acquistandosi grandi benemerenze anche nel campo della vita industriale e commerciale.
Il Senato ha visto con profondo cordoglio scomparire ancora nella pienezza delle forze e dell'ingegno, una così bella e nobile figura di cittadino, di parlamentare, di uomo d'azione e di pensiero, ed alla sua memoria reverente s'inchina. Vada alla sua nobile famiglia ed alla città natale l'espressione delle nostre vive condoglianze. (Benissimo).
CORBINO, ministro dell'economia nazionale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO, ministro dell'economia nazionale. Voi avete ascoltato, onorevoli senatori, nell'alta parola del nostro illustre Presidente, la rievocazione della vita, delle benemerenze, dell'opera tutta, che fu svolta dai compianti colleghi che abbiamo perduto.
Al rimpianto del Senato il Governo unisce l'espressione del suo omaggio riverente e si associa alla proposta di inviare vive condoglianze alle famiglie e alle città natali degli scomparsi. Tutte le forme di attività più nobili del pensiero e dell'azione sono rappresentate nell'elenco dei colleghi che oggi commemoriamo; dall'azione politica e amministrativa di [...] Bettoni.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,12 novembre 1923.