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BERTESI Alfredo

23 gennaio 1851 - 20 agosto 1923 Nominato il 03 ottobre 1920 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Durante la pausa dei nostri lavori abbiamo dovuto deplorare la perdita di ben quindici nostri carissimi colleghi. Io vi chiamo a commemorarli in un raccoglimento severo e solenne che è al tempo stesso omaggio alla memoria loro ed indice della maestà di questa eccelsa Assemblea. [...]
Il 20 agosto morì in Carpi, dov'era nato il 23 gennaio 1851, Alfredo Bertesi. Egli fu mirabile esempio di quanto possa la volontà unita all'operosità. Figlio di poveri operai, ebbe una squallida giovinezza, e per vivere dovè adattarsi a mestieri umili. Ma, dotato di non comune ingegno e di ardente volontà di apprendere, seppe crearsi una modesta cultura, che gli anni e l'esperienza dovevano poi notevolmente arricchire, sovratutto in materia economica ed amministrativa.
Figlio del popolo, di cui conosceva tutti i dolori e le aspirazioni, divenne convinto e fervido sostenitore di un programma di redenzione morale e materiale dei lavoratori. Divenuto notissimo nel campo delle lotte e degli studi sociali, fu eletto nel 1895, per la 19ª legislatura, deputato di Carpi, e dalla sua città natale, che lo adorava, fu riconfermato fino al 1913, anno in cui, essendo uscito dal partito socialista ufficiale, per seguire Bissolati, fu eletto nel collegio di Pescarolo.
Alla Camera si fece notare, oltre che per la grande attività, per la grande competenza, serenità ed equità, e legò il suo nome a varie leggi sociali. Nel suo paese natio ricoprì cospicue cariche e sovratutto fu l'anima di fiorenti organizzazioni economiche e di benefiche istituzioni di assistenza.
Il socialismo di Alfredo Bertesi, ispirato all'amore sincero del popolo, non fu mai antinazionale. Ed ei ne dette una nuova prova, coll'aderire fieramente alla nostra entrata in guerra e col cooperare attivamente a mantenere alto lo spirito della disciplina e dell'amor di patria, sia nella popolazione civile come tra le truppe in trincea cui inviava, insieme a parole d'incitamento, danaro e indumenti.
Il 4 ottobre 1920 fu nominato senatore e fu assiduo ai nostri lavori, pur non trascurando le sue numerose iniziative. Fu anche per vario tempo, fino al 1921, direttore del Secolo e Presidente dell'Unione Editori di giornali dell'Alta Italia.
Scompare con lui una simpatica figura di instancabile lavoratore, di uomo politico onesto, di cittadino egregio e benemerito. Vada alla sua salma il nostro reverente saluto, alla sua famiglia l'espressione del nostro rammarico. (Bene).
CORBINO, ministro dell'economia nazionale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORBINO, ministro dell'economia nazionale. Voi avete ascoltato, onorevoli senatori, nell'alta parola del nostro illustre Presidente, la rievocazione della vita, delle benemerenze, dell'opera tutta, che fu svolta dai compianti colleghi che abbiamo perduto.
Al rimpianto del Senato il Governo unisce l'espressione del suo omaggio riverente e si associa alla proposta di inviare vive condoglianze alle famiglie e alle città natali degli scomparsi. Tutte le forme di attività più nobili del pensiero e dell'azione sono rappresentate nell'elenco dei colleghi che oggi commemoriamo.
Ma due altri nomi mi piace richiamare e associare in questo momento: [...] e Alfredo Bertesi; [...] l'altro modesto figlio del popolo, che del lavoro conobbe con personale esperienza le asprezze e la dignità.
[...] all'Italia dedicò l'altro le sue cure più ardenti per sostenere la fede e la resistenza del popolo durante la grande guerra, della quale aveva sentita la storica necessità.
Egli ben sapeva che nel dilagare degli odi e degli egoismi internazionali, la sorte del popolo è inseparabile dal destino e dalla grandezza della nazione; e che per la umiliazione della patria i ricchi possono anche conservare le loro fortune, ma il popolo muore. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,12 novembre 1923.