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BERETTA Antonio

17 aprile 1808 - 14 novembre 1891 Nominato il 16 novembre 1862 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! [...]
Addì 14 novembre moriva in Roma il conte Antonio Beretta. Sortiti i natali in Milano il 17 aprile 1808, senatore fin dallo scorcio del 1862, Antonio Beretta fu per circa nove anni segretario dell'Ufficio di Presidenza, appartenne per più di altrettanti alla Commissione permanente di finanze. Con questi incarichi i colleghi gli addimostravano quanta stima facessero del sano suo criterio, del fermo patriottismo, della lunga esperienza amministrativa. Infatti sino dal 1842, ascritto quale uno dei notabili alla Congregazione municipale di Milano, vi si era segnalato per grande acume e non minore operosità. Alla città non rimaneva neppure una larva delle antiche franchigie; ma quanto più scarsa era l'autorità dal sospetto agli amministratori conceduta, tanto maggiore gliene conferiva l'alto animo con cui l'esercitavano. Pareva sentissero in sé la potestà tutta, certo su di loro riverberava intiero il lustro ed il credito dell'antico Comune.
Tant'è che quando l'insurrezione rombò e lo straniero inveì, al municipio i cittadini, chiesero salvaguardia e difesa, ed il municipio ardimentoso reclamò, protestò, impose.
Col potestà Gabrio Casati, l'assessore Antonio Beretta insieme ai più audaci strappò il 18 marzo al vicegovernatore gli ultimi brandelli d'un potere che le armi cittadine, nel glorioso combattimento de' Cinque giorni, abbattevano; insieme al Casati, sfuggito alla presa del Broletto, costituì il primo nucleo da cui gli inermi attinsero indirizzo, lena, virtù contro il furore delle ordinate schiere. E quando il popolo ha vinto, egli, uno dei preparatori, uno degli aiutatori dell'ora prima, è del Governo provvisorio. A Re Carlo Alberto reca il primo omaggio dei vincitori; più tardi il voto d'unione. È parte della Consulta lombarda.
Colla sventura di Novara ribadite le sventure d'Italia, il Beretta dopo lunga dimora in Francia ed Inghilterra, tornò a Milano. Lo aspettavano vessazioni, il sequestro del vasto patrimonio; vi trovava le sicure amicizie, vi riannodava gli antichi legami, lavorava ai tempi nuovi.
Di Milano libera, primo sindaco, ne intuiva il nuovissimo destino, il rigoglioso avvenire.
Con occhio sicuro, con più sicura fede, dalla rinnovazione materiale della città, dallo incremento di ogni suo istituto civile lo volle propiziato, affrettato. Ma agli oneri, presenti e grevi, furono lenti i benefizi ed il sindaco innovatore, già invidia alle più cospicue città, cadde.
Non una rampogna uscì dal suo labbro: il rammarico chiuse entro di sé; ai fatti, al tempo assolverlo dal biasimo, vendicarlo dai vituperi.
La tarda età lo serbò alla onesta soddisfazione!
Vide egli della sua antiveggenza, maturati dal tempo i benefizi e se ne allegrò: e si allegrò della benevolenza del gran Re che con titolo di nobiltà diè suggello ai nobili suoi atti.
Il largo censo stremato, la cecità, gli acciacchi della vecchiaia comportò serenamente. Fu buono, cortese, affettuoso sempre; fino agli ultimi giorni fu in mezzo a noi tutto a' suoi doveri.
Non gli mancò la lode, non la tarda giustizia del sepolcro.
Il Senato che onorò vivo Antonio Beretta, piange estinto il patriota intemerato, l'ultimo superstite del Governo provvisorio di Milano. (Vive approvazioni generali).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 novembre 1891.