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BELLINZAGHI Giulio

17 ottobre 1818 - 28 agosto 1892 Nominato il 09 novembre 1872 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Un mesto esordio precedere deve ogni nostro lavoro: la commemorazione dei colleghi che da noi si dipartirono, dacché il Senato si aggiornò.
Funerea, lunga, dolorosa lista!
[...]
I municipii italiani, comunque volgessero tristi le sorti della patria, serbarono l'alito e le vestigia delle popolari franchezze. Or stimolo, or guida ai vindici cimenti, fatti liberi divennero palestra degl'ingegni, ad ogni valente e volenteroso incitamento e sprone. Del politico risorgimento, effetto e causa, le nostre città negli ultimi quarant'anni mutarono faccia. Chi a codesto incremento diede mano nonché della città benemeritò della nazione, la prosperità e grandezza della quale non saranno raggiunte o saldamente assise se non quando ogni suo membro fiorisca e grandeggi.
Il senatore conte Giulio Bellinzaghi che per circa diciott'anni fu sindaco della opulenta Milano e che il 28 di agosto morte rapiva in età di circa settantaquattro anni nella sua villa di Cernobbio presso Como, gran desiderio e memoria durevole lasciò di sé negli annali della città natale.
Nato di gente piuttosto minuta che mezzana, in giovanile età orfano ed in balia di sé, a se stesso dovette la ricchezza, gli onori, i titoli, le cariche, le dignità, l'alta condizione in cui morì. A questa lo scorse sorriso di fortuna tanto più amica dacché per colmo di tutti i beni, gli largì il favore della cittadinanza, che quando spontaneo e non d'accatto, non compiacimento dei vanesii, ma legittimo compenso di chi la serve. (Bravo).
Da commesso di banca divenuto, sullo scorcio del 1848, banchiere, ne era la casa assai fiorente quando la liberazione di Milano gli aprì maggior campo. Operosità, illibatezza, esperienza, acutezza e buon senso lo accompagnavano; lo rendevano accetto, da ognuno ben voluto, il fare gioviale od alla buona senza sussiego od orpello di burbanza. Da allora non vi fu in Italia affare importante per la finanza o per l'economia, non grande opera pubblica od istituto di credito o società industriale cui il Bellinzaghi non aiutasse col credito, col consiglio, coll'opera. E l'invidia e la calunnia, mirabile a dirsi, torsero da lui gli occhi inverecondi!
Eletto nel 1864 consigliere comunale in età di quarantasei anni, questo primo passo ne mise in risalto le eccellenti qualità di natura e d'acquisto; subito chiarendo che al tardo entrare nella vita pubblica sopperirebbe un maggior operare. Sindaco della metropoli lombarda dal 1867 [sic] al 1882 [sic], anziché indracarsi fra le parti morbido con tutte, pieno di pazienza e di arrendevolezza nel rappattumarle, smussando le asperità o dissipando i nembi coll'arguto motteggiare e col tratto bonario cancellando la memoria dei motti mordaci, egli indisse la tregua che consentì si recasse in atto un notevole rinnovamento della grande città, pur restaurandone la finanza. (Bene). Di questa tenerissimo e ben sapendo donde tragga alimento e come ristoro, nulla pretermise affinché l'azienda cittadina si facesse legge dell'assidua rigidezza d'ogni ora e serbasse riputazione ad ogni sospetto superiore. Né mai la parsimonia voltò in grettezza, né mai contravvenne alla tradizionale munificenza della città, la quale, od ospitasse il vittorioso Imperatore di Germania, o fosse chiamata a fare mostra del progresso nazionale nelle industrie, nelle arti, nel commercio, il Bellinzaghi, sicuro interprete del pensiero cittadino, volle rappresentasse degnamente l'Italia.
Sceso di seggio nel 1882, vi era tornato, primo sindaco per voto del Consiglio, or sono tre anni. Lo designava lo spirito conciliante, lo imponevano il bisogno, la speranza che, mercè sua, il Comune procedesse sciolto dalle pretenzioni, dalle agitazioni, dalle turbazioni politiche. Eragli promettente piedistallo la sempre salda benevolenza del popolo che si compiaceva di vedere in lui rispecchiate ed affinate le doti sue, la sua indole, il suo costume.
Corta lusinga! Un male che non perdona, troppo presto lo fiaccò, gli tolse il volere e l'operare. Sfidato da oltre un anno aspettò con fronte serena la morte, non smentendo fino all'ultimo la sua natura. Milano addolorata lo accompagnò al sepolcro con segni di grande ed universale cordoglio, con onoranze che mai le maggiori. Sul suo feretro, quasi ara votiva alla concordia, non si udirono, intessute con le lodi di lui, che parole auguranti pace e conciliazione fra le parti cittadine: splendido epilogo della vita e delle opere di chi la cittadina concordia aveva a lungo promossa e conseguita.
A quelle opere, a quella vita il Senato, cui Giulio Bellinzaghi apparteneva fino dal 1872, rende omaggio profondamente rammaricato per la sua dipartita. (Bravissimo - Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 novembre 1892.