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BASILE BASILE Emanuele

28 maggio 1837 - 25 marzo 1912 Nominato il 26 gennaio 1910 per la categoria 08 - I primi presidenti e presidenti del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Altro amato collega ha pur cessato di vivere improvvisamente nella funesta notte scorsa; il senatore Emanuele Basile-Basile che sedeva fra noi nella precedente tornata. Nato egli era in Sant'Angelo di Brolo, Provincia di Messina, il 28 maggio 1837. Giovane laureato in legge, prese in Palermo le armi, nel 1860, quando Giuseppe Garibaldi vi fece il suo ingresso; fu sottotenente ai Consigli di guerra, e fece tutte le campagne meridionali sotto la bandiera del generale. Nel 1862 lasciò l'esercito ed imprese la magistratura giudiziaria; nella quale salì onoratamente i gradi sino alla Suprema corte, della quale in Roma fu presidente di sezione. Tale qualità gli meritò la scelta al Senato, ove lo portò la nomina del 26 gennaio 1910. Mandiamo il nostro amaro compianto pure a questo nostro estinto, che della patria, con le armi e sotto la toga, bene meritò. (Approvazioni). [...]
MORTARA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORTARA. [...]
Poiché ho la parola, aggiungo, in altra qualità, in quella di magistrato, la mia voce a quella autorevole del nostro illustre Presidente per rimpiangere la perdita del collega Emanuele Basile che ancora nelle ultime sedute fu tra noi; e, per quanto in gravi condizioni di salute, nulla avrebbe fatto credere che così improvvisamente sarebbe stato tolto al nostro affetto.
Emanuele Basile mi fu pure compagno di lavoro alla Corte di cassazione per molti anni ed ebbi occasione di apprezzare le sue eminenti qualità d'intelletto e di coscienza. Fu uno dei tipi più perfetti di magistrato, integro, scrupoloso, coscienza adamantina, inaccessibile ad altre voci e ad altri suggerimenti che non fossero quelli della giustizia e del dovere da lui profondamente sentito.
Emanuele Basile percorse tutti i gradi della magistratura, lasciando eccellente ricordo dell'opera sua dovunque. Fu anche modello di quella modestia di aspirazioni, di quella moderazione di desiderii che è tanto pregevole nei magistrati. Egli era asceso fin quasi al sommo della scala giudiziaria, arrivando al penultimo gradino, al posto cioè di vicepresidente della Cassazione; ma vi era giunto all'età di 70 anni, dopo avere aspettato tranquillamente e serenamente che il giorno venisse nel quale la sua anzianità rendesse indiscutibile, senza pregiudizio alcuno, il conferimento a lui del posto bene meritato.
Da pochi giorni, si può dire, era uscito dalle nostre file, anticipando il suo ritiro di qualche mese, appunto perché l'alto sentimento del dovere gli faceva intendere che le sue condizioni di salute non consentivangli di continuare ad esercitare la funzione presidenziale con quel vigore e con quella prontezza di mente, che la sua coscienza gli diceva necessaria.
Sian dunque lacrime e fiori sulla tomba d'Emanuele Basile, cittadino e magistrato perfetto. Anche quale ottimo cittadino egli merita ricordo, perché combatté da valoroso nel 1860 per la redenzione della Sicilia che tanto amava; e per la quale, dopo aver esposto la vita sui campi di battaglia, al seguito di Garibaldi, non esitò anche a far offerta di parte cospicua della sua fortuna dotando la sua Provincia di istituzioni di beneficenza eminentemente civili, con le quali egli acquistò a buon diritto gloria e fama di benefattore del suo paese nativo.
Questi sono meriti incancellabili.
Nel tributare omaggio alla memoria di un uomo così chiaro, prego il Senato e il nostro illustre Presidente a volersi compiacere di deliberare che il sentimento di condoglianza del Senato sia fatto pervenire ai congiunti che Emanuele Basile ha lasciato. (Approvazioni).
PETRELLA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETRELLA. Se è vero, onorevoli senatori, che ”sugli estinti” come disse il poeta ”non sorge un fiore ove non sia d'umane lodi onorato e d'amoroso pianto”, e se l'ombra di Emanuele Basile aleggiasse in questo momento in quest'Aula, potrebbe chiamarsi paga: essa ebbe le lodi nelle nobili parole del nostro illustre Presidente e del collega Mortara; ebbe il compianto nell'eco affettuosa e simpatica che quelle parole hanno destata in tutti noi.
Io quindi nulla dovrei aggiungere e non lo vorrei, ma a me, collega ed amico, tocco vivamente dalla inaspettata perdita di lui, sia concesso, non di dire della sua vita e dei suoi meriti, di cui altri ed in altro tempo dirà, ma di mandare ad esso il mio caldo, estremo, mesto addio. Addio che mando al cittadino generoso, al patriota ardente, al magistrato che seppe farsi amare e stimare per la integrità di carattere, e per la indipendenza e fermezza; all'amico leale e costante. (Approvazioni). [...]
FINOCCHIARO-APRILE, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINOCCHIARO-APRILE, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Mi associo, a nome del Governo, alle nobili parole con le quali è stato commemorato Emanuele Basile dall'illustre Presidente e dagli onorevoli senatori Mortara e Petrella.
Emanuele Basile ieri ancora tra noi; mi pare ancora di vedere la sua severa figura in questa Assemblea e sentirne la voce.
Anche Emanuele Basile, come fu opportunamente ricordato, combatté negli anni giovanili le gloriose battaglie della patria; serbò sempre, per tutta la vita, vive e costanti nell'animo le idealità patriottiche. Servì poi il paese nelle file della magistratura con altezza d'intelletto, con fermezza di carattere, con indipendenza.
A lui vada col saluto reverente del Governo, quello di tutta la magistratura italiana, che terrà vivissimo il ricordo degli esempi nobilissimi che ebbe costantemente dall'opera di Emanuele Basile. (Vive approvazioni).
PRESIDENTE. Non mancherò, facendomi interprete dei sentimenti del Senato, di ottemperare al desiderio espresso nei loro discorsi dai senatori Blaserna e Mortara.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 marzo 1912.