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BARRACCO Alfonso

17 marzo 1810 - 15 gennaio 1890 Nominato il 20 gennaio 1861 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Calabria

Commemorazione

 

DomenicoFarini, Presidente
Signori Senatori. Il 15 di gennaio fu l'ultimo giorno del senatore Alfonso Barracco. Nato in Crotone il 17 marzo 1810, capo di una casata antica, ricca, illustre, il barone Alfonso Barracco aggiunse onore all'onorato nome. L'ingegno abbellì di svariati studi, refrigerio e consolazione sua nelle traversie della vita. Nello studio crebbe e con gelosa cura educò la famiglia, ripagato di amore e di venerazione ferventi. Animo gagliardo, gettato nello stampo della forte gente in mezzo a cui nacque, alla vita dei campi tutto si diede.
E là nei vasti latifondi aviti, al sublime spettacolo di una natura prodiga di ogni sorriso, la mente e l'occhio appuntando in alto, temperò il maschio carattere ed affinò lo spirito gentile. Agricoltore sperimentato, con passione ricercando, quasi più che l'utile, il bello e soltanto l'onesto; nessuno meno di lui fu avido di accrescere la rimunerazione della terra, pago di dare sprone coll'esempio ai neghittosi, agli avari.
Lui ospitale di non ostentata larghezza, lui caritatevole d'una carità che sgorga dal cuore e nel segreto si accende e si sublima.
Libero sentire, nell'ora fosca del servaggio, fece Alfonso Barracco schivo della Corte che, ad un sol cenno, avrebbe largito a lui e ai suoi favori ed onori.
E dell'animo della famiglia intiera testimoniò un minor fratello, Stanislao, rappresentante alla Camera elettiva il 1848, soscrittore impavido della fiera protesta del 15 maggio.
Era una famiglia tutta d'amore e d'accordo, tutta di un solo pensare e d'un medesimo sentire e sulla famiglia tutta piombò l'ira del Borbone, ministra la plebaglia.
Le terre devastate, le case abbruciate, le foreste in fiamme, i campi a ruba; ma il barone Alfonso, pressoché indifferente in tanta iattura, a tutto serenamente provvedendo, disdegnò sempre invocare la difesa del complice Governo. Sola vendetta contro i saccheggiatori, l'oblio. (Benissimo).
Nel 1860 di molto danaro soccorse il Comitato di Crotone e lo aiutò con tutto il credito del nome. Tanta era quella riputazione, l'autorevolezza sua era così grande che, in quelle prime caldezze ed incertezze, col solo mostrarsi sottometteva in Crotone una sedizione militare. (Bene).
Senatore dal 20 gennaio 1861, fu nel primo Parlamento italiano uno di quei nobili delle nuove provincie che ogni privilegio di casato o di casta all'onore di diventare cittadini in libera patria posponendo, se stessi avevano messo, fino dalla prima ora, in servizio delle nuove speranze, dei nuovissimi tempi. (Approvazioni).
Morì in Napoli in mezzo al cordoglio dei numerosi amici, dei numerosissimi estimatori. E Napoli non immemore e Crotone e tutta la Calabria grate additeranno lungamente Alfonso Barracco come uno di quei benefattori, dall'animo generoso e austero, intorno alla cui vita il popolo intesse leggende d'amore e di riconoscenza, e li fa rivivere negli ideali di cui nobiltà di nascita, nobiltà d'animo, nobiltà di opere sono principio ed effetto.
Che se per la sconsolata famiglia, se pel fratello Giovanni, che in quest'Assemblea ne mantiene la tradizione di gentilezza e di patriottismo, può esservi nell'acerba sventura argomento di conforto, questo essi attingano in quel sentimento popolare che perpetuerà la memoria dell'estinto, in onta al tempo, lodata e rimpianta. (Molto bene! Benissimo).
ZANARDELLI, ministro di grazia e giustizia. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
ZANARDELLI, ministro di grazia e giustizia. Io ho chiesto la parola unicamente per adempiere il dovere di associarmi a nome del Governo a rimpianto affettuoso ed eloquente che l'onorevole presidente del Senato ha fatto dei defunti senatori [...] ed Alfonso Barracco.
[...] Quanto ai meriti di Alfonso Barracco sarebbe pallida ogni mia parola in confonto di quelle espresse dall'onorevole presidente.
Tutta Italia sa quali sieno i pregi pei quali singolarmente rifulse nella stessa sua patriottica Calaria, ove tanto difficile è l'eccellere sugli altri in mezzo a così gagliarde e generose popolazioni, ove appunto è così universale e fortemente sentito il patriottismo.
Ma egli anche fra quelle popolazioni ammirato come tipo di gentiluomo magnanimo e cavalleresco, tanto che la stessa posizione sociale, le stesse avite ricchezze furono superate dal suo amore alla patria, dai servizi che ha reso alla nazione nei momenti del nazionale riscatto.


Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 7 febbraio 1890.