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BARDESONO DI RIGRAS Cesare

27 giugno 1833 - 04 gennaio 1892 Nominato il 16 novembre 1876 per la categoria 17 - Gli intendenti generali dopo sette anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti parlamentari – Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Addì 4 di gennaio moriva in Roma il senatore Cesare Bardesono di Rigras, che era nato a Torino il 27 giugno 1833.
Il conte Bardesono, a ventidue anni intrapresa la carriera amministrativa si distinse per coltura ed operosità non ordinarie.
Chiamato in servizio presso il Ministero dell'interno, codeste qualità e la mente assai svegliata lo additarono al Rattazzi ed al conte di Cavour che entrambi lo adoperarono con fiducia molto maggiore dell'età e del grado suo e lo ebbero caro ambedue.
Nell'autunno del 1859 posto a disposizione del dittatore di Modena, nella primavera del 1861 del secondo e terzo luogotenente del Re a Napoli, anche di questi acquistò la stima, anche questi collocarono in lui ogni migliore confidenza.
Nessuno, infatti, più sagace esecutore di un disegno; nessuno più avveduto esplicatore dei propositi dei suoi capi: percezione pronta, indagine arguta gli facevano penetrare ogni intricato viluppo.
In quegli uffici, in quelle intimità, a codesta scuola vide egli dall'alto l'apparecchio ed i casi che l'Italia congiunsero in unità, partecipò a molti degli accidenti di quel tempo.
Un rapido avanzamento premiò gli ottimi servigi, le eccellenti sue doti. Intendente di prima classe a Faenza nell'agosto 1860, a soli 28 anni governatore di Foggia, nell'ordinamento del Regno fu prefetto e resse le provincie più importanti; fra le altre Bologna, Milano, Firenze, Palermo.
Ma alle eccezionali funzioni e ai tempi straordinari, cagione del suo salire e delle sue fortune, egli dovette pure, forse, i giorni non lieti della vita.
Imperocché quelle funzioni e quei tempi, la operosità sua soverchiamente eccitando, la voltarono alla lotta; sicché, fra il cozzo delle parti, non serbò sempre la prudenza del librarsi. Parve quasi che le reminiscenze di un tempo di battaglie alte e feconde lo trascinassero ad usare, in contingenze assai diverse, sistemi e metodi non ordinari; parve assai spesso, lui sagacissimo, scordare la essenziale differenza fra gli atteggiamenti di chi dà indirizzo ad un governo e l'azione di colui che, agli altrui intenti operando, alle tendenze, alla volontà, alla responsabilità impresse dall'alto non deve sottrarsi.
Comecché ciò fosse, certo è che gli atti suoi, spesso discussi, a volte censurati, gli procacciarono traversie e dolori ineffabili; certo è che gli ultimi anni del funzionario esperto furono ricolmi d'amarezza.
Morte immatura troncava, nel buono dell'età, un forte intelletto, un ferace ingegno, lasciando nella desolazione e nel pianto la numerosa famiglia di cui era il sostegno, la speranza, l'amore.
Dal sepolcro, che accolse l'animo affranto di Cesare Bardesono, spiri pace intorno alla sua memoria. (Approvazioni). [...]
DI RUDINÌ, presidente del Consiglio dei ministri. Mi associo alle parole così opportunamente pronunciate dall'illustre Presidente in commemorazione dei senatori Bardesono [...]

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 gennaio 1892.