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BARBAVARA DI GRAVELLONA Giovanni

07 agosto 1813 - 12 settembre 1896 Nominato il 06 febbraio 1870 per la categoria 17 - Gli intendenti generali dopo sette anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Pia e civile usanza richiama sul mesto mio labbro i pregi che adornarono, il bene che i colleghi estinti durante la proroga della sessione, vivendo operarono. [...]
In età di ottantatrè anni compiuti cessava di vivere a Villa Reale su quel di Vigevano il senatore Giovanni Barbavara di Gravellona.
Era nato a Milano il giorno 7 di agosto dell'anno 1813, ma, quale cittadino piemontese, a Torino si era addottorato nella legge e dato agli uffici consolari. Applicato di terza classe sul principio del 1841, nell'autunno ebbe incarico di viceconsole e cancelliere presso il consolato generale sardo in Lombardia.
Andata a male la prima guerra d'indipendenza fu addetto al Ministero degli esteri ed in dieci anni ne salì tutti i gradi. Meritò la fiducia di tre successivi ministri che l'assunsero a segretario particolare: fra essi il Cavour. Laborioso, facile nel tratto, ma ad un tempo giudice sagace di uomini e di cose, in quel posto di alta fiducia egli fu utile strumento fra le mani del gran conte nel periodo di singolare operosità e del meraviglioso successo al quale cospirò uno sforzo concorde di volontà e di animi.
Dal giugno 1859 al febbraio 1880 nel dirigere, nell'ordinare il complicato servizio delle poste mostrò perizia, conseguì risultati tali che per un pezzo furono e saranno encomiati, come quelli di cui per un pezzo si maturarono e si raccoglieranno i frutti.
Una scrupolosa, insospettata giustizia; la maggiore equanimità nel vagliare i titoli degli impiegati degli antichi governi, uno squisito intuito delle qualità di ognuno gli permisero di attribuire a ciascuno ufficio e posto adatti, gli conferirono insuperabile autorevolezza. La rigida onestà, la puntualità, l'esattezza, un ordine ammirabile, dall'animo, dalla persona del capo si diffusero e durano per le membra del vasto ordinamento. L'unione postale patrocinò; aggiunse alla propria gestione il servizio marittimo, quello dei vaglia ampliò; delle casse di risparmio gettò le salde fondamenta. Ogni novità praticamente attuabile reputando naturale e legittima conseguenza d'un buon ordinamento, alle riforme dell'opera propria nessuna presunzione lo trattenne mai restio nei vent'anni per i quali durò nella carica. La spesa, che nel 1862 era il doppio, nel 1870 uguagliò l'entrata e ne stette di circa tre milioni al di sotto nel 1878; quantunque nei sedici anni gli uffici postali da duemila che erano, fossero diventati tremila. Tutto sommato migliorando, estendendo, riordinando con pubblico plauso, un servizio che è tanta parte dell'economia, dell'incivilimento, del progresso, di tutta la vita d'un popolo, Giovanni Barbavara della cosa pubblica benemeritò. Gliene tenne conto il Senato quando ascritto ad esso, lo accolse appunto anche in considerazione di quel merito eminente; a differenza dei due altri direttori generali che insieme a lui nominati non furono ammessi. Dalla età, da domestici lutti rottagli la lena a condurre col consueto vigore la vasta azienda, a malincuore chiese, ottenne a stento l'onorato riposo. Ne dolse al Governo, se ne rammaricarono i dipendenti; fra le pareti domestiche l'accompagnò la stima di tutti. In mezzo alla quale ed al cordoglio dei parenti il giorno 12 di settembre chiuse serenamente gli occhi, come chi cerchi ristoro d'una lunga, faticosa e ben vissuta giornata. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 novembre 1896.