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BALESTRA Giacomo

29 settembre 1836 - 13 agosto 1915 Nominato il 10 ottobre 1892 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Nel tempo, in cui sono state chiuse le nostre sedute, abbiamo perduto i senatori Fergola, D'Alì, Grenet, Masi, Calvi, Massabò, Villa Tommaso, Campo, Balestra, Tournon, San Donnino, Di Martino, Florena, Salvarezza Cesare. [...]
De' notabili cittadini romani fu Giacomo Balestra, che morì in Fiuggi il 13 agosto ed in Roma era nato il 20 settembre 1836. Addottorato nel diritto ed abilitato all'avvocatura, il giovanile animo liberale volse all'aspirazione italiana contro la dominazione pontificia. Roma fatta capitale, deputato per tre legislature, rappresentò alla Camera il collegio di Anagni ed a scrutinio di lista fu de' rappresentanti del IV collegio di Roma stessa. Uomo di tempra forte, valente ed esperto, fu tenuto alla Camera molto in conto, e vi prese segnalata parte ai lavori, penetrando specialmente nelle più importanti questioni del tempo. Del Comune di Roma fu consigliere ed assessore attivissimo, del Consiglio provinciale presidente; integerrimo e severo amministratore, coscienza rigida, carattere energico e tenace nel retto. Ad altri consigli ed a commissioni diverse appartenne. Ad ogni ufficio, ad ogni istituto, la sua opera fu alacre, avveduta e zelante. Dotto giurista non solamente, ma erudito in lettere ed arti, pubblicò monografie pregevoli di storia ed archeologia. Senatore fu nominato il 10 ottobre 1892; ed anche tra noi fu apprezzato il suo merito; cosicché della sventura del vacato suo seggio sentiamo ancor vivo il duolo. (Bene). [...]
TOMMASINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOMMASINI. Non abuserò della parola che il Presidente mi concede per nulla aggiungere alla eloquente commemorazione da lui fatta dell'estinto collega Giacomo Balestra; essendomi solo a cuore di associarmi al rimpianto del Senato e provocarne la manifestazione cordiale alla sua vedova e alla famiglia.
Giacomo Balestra non fu uomo che mai sacrificasse alla popolarità tanto in questo ramo del Parlamento quanto in quello elettivo, in cui si mostrò sempre sobrio, severo, analitico, rigido nell'amministrazione della pubblica cosa, sdegnoso degli eufemismi, d'ogni accatto d'encomi, di ogni circonvoluzione di frasi. D'ogni proposta egli scrutava il fondo con imperturbabile rigore d'indagine; e chi aveva a che fare con lui sapeva di quale profonda virtù d'analisi fosse dotato; di che esatta parsimonia d'espressione egli soleva vestire il suo giudizio; di che onestà si improntava ogni deliberazione sua.
A me spettò l'onore di averlo a compagno nella Giunta comunale di Roma in quel periodo in cui la città iniziava il suo tramutamento, e vidi che azione felice poté egli avere nel tracciare le grandi arterie che fecero sì che la città s'atteggiasse convenientemente a capitale della risorta Italia.
Nella preparazione di questa rinnovazione della città egli seppe avvalersi dell'opera e del consiglio dell'illustre architetto Koch, e se ne valse come egli sapeva, scegliendo sempre opportunamente gli strumenti che assecondavano l'opera sua.
E se nella Giunta egli caldeggiò sempre il rinnovamento della città, caldeggiò parimenti la rinnovazione degli istituti locali, specie di quelli ai quali fu preposto, collaborando perché l'ospizio di San Michele, che doveva servire a educare operai ed artefici alla migliore tradizione e pratica delle arti, raggiungesse, non ostante l'esiguità dei mezzi di cui disponeva, i fini possibili.
In ogni cosa sentì liberamente e nazionalmente, e tanto nei lunghi anni in cui presiedé il Consiglio provinciale di Roma, quanto in quelli in cui fu preposto all'amministrazione della città, convien riconoscergli il merito di aver con rara costanza perseverato nei suoi propositi, tenendo sempre con efficacia di mezzi al fine che mai perdeva di vista.
Purtroppo egli è scomparso, ed ora a noi non rimane che rimpiangerne la dipartita.
Ed io prego il nostro Presidente a voler manifestare alla famiglia addolorata il rimpianto che di lui rimane in questa Assemblea. Noi non possiamo fare altro; ma la memoria dei fatti per cui egli sopravvive manterrà alla sua vita lo splendore che con le opere oneste e prudenti egli le ha procacciato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1915.