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BALBI PIOVERA Giacomo

11 settembre 1800 - 14 novembre 1878 Nominato il 03 aprile 1848 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Sebastiano Tecchio, Presidente
"PRESIDENTE. Signori Senatori.
Devo richiamare alla vostra pietà i nomi di otto Colleghi che la morte ha da noi divisi nel tempo che vòlse dalle ferie estive e autunnali sino a questi ultimi dì. Essi furono, nell'ordine necrologico: [...] il marchese Giacomo Balbi-Piovera [...] Tardi vengo a compiere il sacro debito; non perché io me ne stessi finora indolente; ma perché, specialmente per taluni de' primi defunti, tardi mi arrivarono certe notizie che avevo chieste e che faceva d'uopo aspettare. [...]
Il marchese Giacomo Balbi Piovera, de' patrizî di Genova, nacque in Milano addì 11 settembre 1800.
Della sua giovanezza, e degli studî che le siano stati compagni, non ho potuto avere ragguaglio. Ma, se dall'uomo fatto ci è lecito di arguire a che fonti attingesse l'allievo, affermeremo che al marchese Balbi Piovera di buon'ora fu dato un savio indirizzo. Imperocché, per tutta la vita sua, che durò lungamente, s'è in lui veduto il vero gentiluomo, e l'accorto cultore delle discipline politiche ed economiche.
Presago dei destini d'Italia, e fautore, fin da primordî del Regno di Carlo Alberto, delle nazionali aspirazioni, associò il nome suo a tutti i fatti che di quelle rappresentarono lo svolgimento.
Prigioniero di Stato nel 1833, è rinchiuso nella cittadella di Alessandria.
Partecipa ai lavori de' Congressi degli Scienziati; e più volte in qualità di presidente di sezione.
È compreso nella primissima lista de' Senatori del Regno, 3 aprile 1848.
Sul rompere della guerra, Carlo Alberto lo vuole nel suo Stato-Maggiore col grado di Colonnello della Guardia nazionale. A Pastrengo, in seguito alla gloriosa carica contro i cacciatori tirolesi, è decorato dal Re (motu proprio) dell'Ordine Mauriziano; e tosto poi riceve il Brevetto di Generale della Guardia nazionale di Genova (1).
Nei tempi più pacati, si dedica specialmente all'agronomia; e si adopera a sciogliere quei problemi, intorno a' quali, non che tra i padroni e i coloni, continuano tra i dotti le discrepanze.
Erige in Piovera, nella provincia di Alessandria, un opificio per la filatura della seta. E nel 1855 a Parigi guadagna la Legione di onore per le sete grezze da lui recate a quella Mostra frannazionale.
Promuove con ogni cura lo immegliamento delle classi rurali, ed il perfezionamento delle macchine agricole. All'uopo, stabilisce domicilio ne' suoi poderi.
Il Senato lo ricorda tra i più solerti. Anche dopo insediatasi a Roma la Capitale, ei veniva a quest'Assemblea forse più di sovente che la età senile e la distanza dei luoghi non comportassero.
Vorrei, se l'ora non mi stringesse, leggervi l'indice delle Tornate o degli argomenti nei quali ha parlato all'Alta Camera. Affé, che non v'ebbe contingenza di qualche rilievo in cui ti apparisse neghittoso o sbadato. Spezialmente, mettevasi sugli avvisi ogni volta che le proposte o le controversie poteano molto o poco toccare ai destini d'Italia.
Parlava breve e serrato. Nelle parole e nei voti non ha mai smentiti i suoi principî di liberale e di patriota.
La prima delle sue concioni spetta al maggio del '48, mentre il Senato deliberava la risposta al Discorso della Corona. Delle ultime è quella del 12 luglio '76 sulla instituzione dei depositi franchi nelle piazze marittime del Regno. Tra tutte arrivano al numero di sessanta, e forse più.
E qui non posso non accennare a un incidente, ormai vecchio, ma sempre caro al mio cuore. Il quindici del corrente febbraio compieranno i trent'anni dal giorno nel quale, sedendo io tra i Ministri di Re Carlo Alberto, ho veduto codesto Senatore balzare con impeto dal proprio stallo. Era in questione il sussidio di seicentomila lire mensili a Venezia, la Gran Mendica. Quanto senno, quanta carità nei brevissimi accenti, onde il Balbi Piovera ha chiesto che si facesse finita la discussione! "Quando voi (così disse) quando voi votaste l'unione e la fusione con Venezia, avete votato l'obbligo di soccorrerla. Poche parole devono bastare a sciogliere siffatta questione. Non ci stia dinnanzi gli occhi fuorchè il patto che ci lega a Venezia, e, col patto, l'obbligo di sostenerla e di difenderla". Scoppiarono gli applausi. La legge fu senz'altro posta a partito e il Senato la votò quasi unanime (2).
Abbiamo udito il Balbi Piovera anche nella primavera del '77 (3). Ma poco poi, assalito da malattia pertinace e penosa, dì per dì si disfece. Ha reso l'anima nella sera del 14 settembre del '78.
Se vero è, come mi riferirono, che nel castello di Piovera il nostro Marchese Giacomo custodisse, insieme a varî documenti, le Memorie che guardano alle fasi più considerevoli del viver suo, non tornerà invano il desiderio che il Senatore Francesco Balbi-Senarega, fratello amorosissimo, le voglia mettere in pubblico: conciossiaché molto importi alle Città, e alle famiglie d'Italia, che il futuro scrittore delle istorie dell'Era nuova conosca e noti, dallato alle azioni meravigliose dei maestri e dei capi, i conati, le pruove dei devoti adiutori.

(1) Nel Diploma di cavaliere, che fu poi spedito il 13 maggio 1848, si leggono rispetto al marchese Balbi-Piovera queste parole: ".....Soddisfatti Noi.....,massime anche pel coraggio ch'esso ha mostrato in parecchi incontri, e principalmente nella giornata di Pastrengo, 30 dello scorso aprile, nella quale, trovandosi egli a Noi vicino in un momento difficile e periglioso, trasse arditamente la spada in difesa della Nostra persona, Ci siamo determinati...."
(2) Atti del Parlamento Subalpino dal 1o febbraio al 30 marzo 1849. Discussioni del Senato, pag. 15.
(3) Tornata del 25 aprile.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 4 febbraio 1879.