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AVENTI Carlo

10 gennaio 1852 - 19 aprile 1909 Nominato il 03 dicembre 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Carlo Aventi, mortalmente infermo, sapendo prossima la sua fine, il giorno di Pasqua ad un amico, che era a visitarlo, offrì con la facezia che gli era abituale, dello sciampagna per un ultimo brindisi; ed, alzato il calice, disse a ferma voce: quando si può guardare indietro senza aver nulla da rimproverarsi, si può ben brindare alla propria morte. Otto giorni dopo, il 19 aprile, stoicamente morì non ancora sessantenne.
Nato in Roncofreddo della Provincia di Forlì addì 10 gennaio 1862; dimorato in Cesena agli studi ginnasiali e liceali, in Bologna ai legali, ed in quell'Università laureato; in Cesena tornò ad esercitarvi avvocatura e vi adempì uffici comunali in Consiglio ed in Giunta. Si stabilì di poi in Forlì, ove di Sogliano al Rubicone fu consigliere provinciale e nella provinciale Deputazione; e là si è spento pianto e celebrato, quale sparito uno dei più nobili spiriti della Romagna.
Perspicace intelletto, mente arguta, erudita, amica alle lettere ed ai poeti, diligente delle storiche e filosofiche discipline, sollecito delle dottrine sociali; senso logico esatto e vigoroso, sicuro criterio e sapere giuridico, cuor geniale, dello studente amato e pregiato da docenti e condiscepoli, formarono l'avvocato in fama, il forense eloquente, l'oratore efficace, il difensore scelto specialmente in penale, e più in accuse politiche. E con tali dovizie di ingegno, l'animo buono e retto, il carattere franco e leale, il parlare ed agire per convinzione, non mai per passione, la calda fede democratica, la purità di coscienza e la libertà di pensiero insieme al rispetto d'ogni credenza, l'acume senza ferire, la correttezza, la misura, la temperanza in uno al coraggio dell'opinione, la sobrietà, la calma e dignità con la forza dell'espressione, il penetrare esperto negli argomenti amministrativi e politici anche i più ardui; diedero alla Camera il deputato prediletto del collegio del luogo nativo e dei radicali della Provincia di Forlì; piacevole e rispettabile anche agli avversari, in quell'esercizio di legislature, che gli valse a titolo della elezione di senatore nel 3 dicembre 1905.
La gioventù affratellata ai circoli repubblicani, l'età cresciuta militando nella stampa e ne' comizi per le idee più democratiche, maturò poi nel senno pratico, che mira più alla sostanza che alla forma ed abbandona l'astratto per il concreto. Ossequente ai voleri e poteri nazionali, rese atto sincero di omaggio al capo dello Stato, quando Re Umberto visitò la Romagna e Cesena nelle grandi manovre guerresche del 1888; fu dell'operanda compagnia di Alessandro Fortis, di Luigi Ferrari, di Clemente Caldesi e qui fra noi bene accolto entrò giurando lealmente, come qui si giura e mantenne la fedeltà al Re e l'osservanza dello Statuto. (Bene). [...]
RAVA, ministro della pubblica istruzione.Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAVA, ministro della pubblica istruzione.A nome del Governo mi associo ai patriottici ricordi che così nobile eloquenza l'illustre Presidente ha dedicato ai tre illustri senatori che sono venuti a mancare in questo periodo di interruzione dei lavori, gli onorevoli e compianti Moscuzza, Aventi e Ridolfi: tre nomi, tre regioni, tre attività diverse e nobilissime per contributo dato al risorgimento d'Italia. [...]
Carlo Aventi venne da quell'ardita democrazia romagnola che si inchinò fidente alle istituzioni nostre e fu oratore eloquente, avvocato, patriotto anima buona, universalmente amata, specie nella regione di cui fu lustro e decoro. [...]
SALADINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. N e ha facoltà.
SALADINI. È col cuore commosso che sento il dovere di associarmi all'omaggio estremo che con sì eloquenti parole ha reso il nostro illustre Presidente a Carlo Aventi.
Non è certo qui il momento di esprimere il dolore di uno che gli è stato affettuoso ed antico amico, ma sento il dovere di render l'ultimo saluto a lui, come forte e gentile mio concittadino di Romagna, di quella Romagna, dove le tradizioni storiche, le ideologie e gli impulsi passionali di parte, derivanti da esuberanza di cuore, sopraffacente spesso la ragione, fanno sentire più che mai il vuoto lasciato da uomini superiori, popolari per le loro virtù, educatori politici per alto senso del giusto e della misura, come era Carlo Aventi.
Carlo Aventi molto bene fece e molto bene ancora avrebbe potuto fare con la sua vasta dottrina, col suo intelletto, aperto a forti concezioni, con la sua parola eloquente, col suo lavoro indefesso di patriotta, di legislatore, di giurista, a base sempre di rettitudine, di gentilezza, e di modestia, e con la sua tenace fede laica nella libertà di coscienza e di pensiero.
Lasciatemi dire ancora una parola sola, e cioè che il nostro dolore anche da questa fede è confortato innanzi ai sepolcri. Se essa non può credere la morte un passaggio a miglior vita, più religioso ed alto mito ha in sé, ed è quello di credere che dall'esempio e dal ricordo dei nostri illustri morti siano a miglior vita sociale tratte le nuove generazioni. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,21 maggio 1909.