senato.it | archivio storico

AVARNA Niccolò

10 novembre 1839 - 22 marzo 1920 Nominato il 04 marzo 1904 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Durante l'interruzione dei nostri lavori, gravi lutti hanno colpito il Senato. [...]
Or sono quattro anni il Senato rimpiangeva la perdita dell'eminente diplomatico Giuseppe Avarna. Lo segue ora nella tomba il fratello senatore Niccolò, primogenito della famiglia dei Duchi di Gualtieri, che lo aveva preceduto in quest'Assemblea nel 1904 e la cui vita, spentasi ieri in Napoli, fu del pari degna delle tradizioni della grande famiglia siciliana. Nato a Palermo il 10 novembre 1839, egli non percorse come il fratello la via degli uffici, ma, pur dovendo intendere all'amministrazione del cospicuo patrimonio domestico non negò al paese la sua opera; e fu parte dell'amministrazione comunale di Napoli dove anzi i partiti costituzionali lo avrebbero voluto primo magistrato.
E ne sarebbe stato degnissimo oltre che per il prestigio del nome per la sua bella preparazione alla vita pubblica. Ma egli era uno di quegli uomini dei quali il suo autore prediletto, il Tocqueville, scriveva che, disdegnando frammischiarsi ai professionisti della politica, la ”hauteur de leur âme ou l'inquiétude de leurs désirs mettent à l'étroit dans la vie privée”.
In realtà fu uomo di studi e di pensiero che i frutti delle sue meditazioni e convinzioni politiche espose lucidamente e coraggiosamente in alcune pregiate pubblicazioni. Studiò dapprima l'evoluzione democratica delle istituzioni inglesi sulle quali del resto si era formato il suo pensiero di uomo politico, dietro le trame del Gneist, del Tocqueville, del Lecky e di altri maestri di scienza politica.
Credé di trovare, come altri della sua scuola, nell'estensione del suffragio una delle cause di decadenza di quelle istituzioni e ne tentò una critica severa nel secondo suo libro ”Il regime rappresentativo e la società moderna”.
In altri scritti e per ultimo in quello” D'un nuovo concetto dello Stato”, combatté quella che giudicava debolezza dello Stato di fronte alle organizzazioni proletarie. Ebbe certo una visione un po' pessimistica degli inevitabili svolgimenti delle moderne forze sociali, ma fu conservatore colto ed illuminato che fece sua la divisa ”Conservare progredendo”. E noi, egregi colleghi, quantunque sia il nostro sentimento e la nostra parte politica, ci inchiniamo riverenti alla memoria di chi, come il duca di Gualtieri, professò coraggiosamente, austeramente, le sue idee, ed amò di profondo amore il proprio paese. (Approvazioni).
GAROFALO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAROFALO. [...]
Prego che mi si permetta di aggiungere una parola: vorrei associarmi alla commemorazione del duca di Gualtieri, del quale potrei dirmi quasi concittadino, avendo il duca di Gualtieri passato a Napoli quasi tutta la sua vita, dedicata in gran parte agli studi sociologici e politici. Numerosi e importanti sono i suoi libri e opuscoli, pieni di erudizione, pieni di senno ed acume, e nei quali si rivela una vasta e non comune cultura. (Approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole senatore Filomusi Guelfi.
FILOMUSI GUELFI. [...] L'Italia ebbe col cattolicesimo le prime fondamenta di una morale che si eleva, alle più sublimi altezze della virtù, e che col postulare una ultramondana giustizia infallibile fonde in bella armonia l'egoismo e l'altruismo; quieta l'anima e convince che val la pena di vivere, facendo del bene, e di morire sacrificandosi. Tutto ciò è scritto nel programma del partito conservatore riformista, e fu sottoscritto, oltre che dal Gabba, dal senatore di Revel, dal senatore Avarna Niccolò duca di Gualtieri, del quale ora compiangiamo pure la morte avvenuta in Napoli ieri l'altro, e pel quale mi associo alle parole dette per lui dal senatore Garofalo, dal senatore Bonamici, dal senatore Paolino Manassei, dal senatore Giovanni Rossi ed anche da me (1). [...]
DEL CARRETTO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Del Carretto.
DEL CARRETTO. [...]
Mi consenta il Senato che aggiunga qualche breve parola per il duca di Gualtieri, ricordato dal Presidente e dal collega Garofalo, profondo cultore di studi sociali, uomo di grande carattere e di altissima rettitudine. [...]
MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto.[...]
Alla memoria di tutti gli scomparsi senatori il Governo manda un tributo di omaggio e di venerazione, associandosi alle proposte per manifestare voti di condoglianza, che prego siano espressi anche in nome del Governo, alle famiglie degli estinti, e alle città che diedero loro i natali, o che si onorarono di avere come cittadini loro questi illustri nostri colleghi. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Mi farò premura di dare esecuzione alle varie proposte che sono state fatte.
(1) Vedi in La Rassegna nazionale,1° luglio 1908. Il programma fu illustrato da me nel discorso letto nella sala del Circolo Savoia, 28 maggio 1908. Vedi La Rassegna nazionale,1° luglio 1908; e lo era stato già dal senatore Calisse il 16 aprile 1908. La Rassegna nazionale,16 aprile 1908.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,23 marzo 1920.