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ASSANTI Damiano

09 luglio 1809 - 27 febbraio 1894 Nominato il 06 novembre 1873 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Calabria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Un forte, un venerato patriotta, il senatore Damiano Assanti è morto stamani, alle dieci, in Roma. (Impressione).
Per amor di libertà cacciato in carcere con Carlo Poerio nel 1844; a fianco di Guglielmo Pepe combattente valoroso nella gloriosa difesa di Venezia; uno dei prodi che seguirono Garibaldi alla liberazione del Mezzodì, Damiano Assanti, consacrò la lunga vita di quasi ottantacinque anni al culto ed alle opere per redimere la patria.
Nato a Catanzaro l'anno 1809, era stato in gioventù guardia d'onore di Re Ferdinando, riprese le armi nel 1818 fra i volontari napoletani accorrenti in Lombardia. Commissario civile presso il comandante le truppe napoletane nel Veneto, il suo valore lo elevò a tenente colonnello. Colonnello nell'esercito dell'Italia meridionale, poi comandante di brigata, nella battaglia durata i primi due giorni di ottobre sotto Capua si segnalò tanto da meritare la croce dell'ordine militare di Savoia. (Benissimo).
Ispettore della guardia nazionale nelle Calabrie; il suo nome, le sue aderenze, la popolarità che vi godeva operarono efficacemente a dare ordine alla milizia, pace alle popolazioni. Né fu da meno, nel supremo intento di procacciare contentezza e benessere alle provincie che egli tanto aveva contribuito a fare libere, o quando resse, per breve tempo, nel 1862 la prefettura di Bari, o quando nel 1864 comandò in secondo la guardia nazionale di Napoli.
Alla guerra del 1866 anelò invano di partecipare a capo dell'ottantaduesimo reggimento di fanteria di cui aveva impetrato il comando: cessò di militare l'otto dicembre 1872 col grado di maggior generale.
deputato al Parlamento per quattro legislature (VIII-XI) stette fra quegli imperterriti che nessuna piccola considerazione fece deviare mai dal grande scopo di dare alla patria, liberata per fortuna di eventi e saviezza d'uomini, tale robusto assetto che né sventure, né passioni, né insipienze potessero infirmare.
Senatore dal novembre 1873 in poi era in quest'Aula dei più assidui, dei più stimati, dei più amati.
Qui egli rammentava più d'una epica pagina del nostro risorgimento; la sua maschia figura, la sua rubesta vecchiaia, il suo animo nobilissimo, ammonivano, confortavano.
Aveva, per l'Italia, sfidato la bieca tirannide e le orrende prigioni, il piombo micidiale; nessuno dei patimenti che infrangono il corpo e tormentano l'animo lo aveano vinto: nulla lo aveva mosso o scosso.
Era un grande esempio!
Al feretro che rinserra il cittadino purissimo, il soldato valoroso che a Napoli, in carcere, in esilio, in Parlamento con tenacia invitta, con carattere da antico volle la indipendenza e l'unità nazionale il Senato addolorato manda l'estremo addio! (Approvazioni vivissime e generali).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Cavalletto.
SENATORE CAVALLETTO. Ad isfogo dell'animo addoloratissimo per la perdita dell'illustre amico Damiano Assanti, io sento il bisogno di tributare alla sua memoria venerata e gloriosa una parola di compianto, di affetto e di riconoscenza.
Io lo conobbi nella difesa di Venezia del 1848-1849 e fui colà suo compagno d'armi, lo riconobbi qui in Senato, e qui la nostra amicizia di allora si riaffermò, perché egli buono e cortese mi onorava di una amicizia affettuosa, cordiale della quale io gli era assai riconoscente.
Io saluto e onoro la sua memoria, in nome di Venezia, alla cui difesa egli strenuamente combatté con un'eletta di ufficiali napoletani, guidati dall'illustre generale Guglielmo Pepe, e concorse a rialzare l'onore delle armi italiane e vendicare coi Veneti l'offesa straniera del 1827. Quest'eletta di prodi non solo rialzò l'onore italiano, ma ispirò nella generazione presente quel sentimento di sicurezza nei destini d'Italia che doveva poi condurci alla rivincita e a compiere destini della patria nostra.
A questo illustre, a questo generoso soldato e patriota sia perenne la riconoscenza di Venezia e dell'Italia.
Io prego il Senato di voler mandare ai suoi figli, che egli educò nell'amore d'Italia, una parola di compianto e di affetto (Bene, benissimo, bravo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Sprovieri Francesco.
SENATORE SPROVIERI F. Dopo le parole dette dal nostro illustre Presidente e quelle del nostro collega Cavalletto, non aggiungo altro e mi associo alla proposta di mandare le condoglianze alla famiglia, tanto più che l'onorevole Assanti è stato mio superiore nel lungo assedio di Venezia.
PRESIDENTE. Pongo ai voti la proposta dell'onorevole Cavalletto, cui si è associato l'onorevole Sprovieri, perché piaccia al Senato mandare alla famiglia Assanti le proprie condoglianze.
Chi l'approva è pregato di alzarsi. (Approvato).
I signori senatori saranno più tardi avvisati del giorno e dell'ora in cui avranno luogo i funerali del senatore Assanti.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,27 febbraio 1894.