senato.it | archivio storico

ASINARI DI SAN MARZANO Alessandro

20 marzo 1830 - 16 febbraio 1906 Nominato il 04 gennaio 1894 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Sembra fatale per la nostra Assemblea che non vi sia sospensione di lavori senza che abbiamo a rimpiangere qualche collega.
Il 16 febbraio testé scorso spirava in Roma il senatore Di San Marzano.
Egli fu uno dei più valorosi e più colti ufficiali del nostro esercito.
Nato a Torino il 20 marzo 1830, appena diciottenne era già sottotenente di cavalleria: ed assai si distinse nel 1848 a Santa Lucia. Fece, come tenente, la campagna di Crimea: come capitano di Stato maggiore, quella del 1859.
Ogni suo grado militare fu contrassegnato da insigni atti di valore.
A San Martino si meritò la medaglia d'argento. La sua condotta a Castelfidardo gli valse la promozione a maggiore per merito di guerra: quella tenuta negli assedi di Gaeta e di Messina la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia: quella tenuta nel 1866 a Villafranca ed a Custoza, la croce di ufficiale nello stesso Ordine; senza contare la medaglia inglese per la guerra di Crimea, e quella francese per la campagna del 1859.
Colonnello di Stato maggiore della spedizione di Roma: maggiore generale nel 1877, tenente generale del 1883, ebbe il comando della divisione di Alessandria; poi - a Roma - il comando, prima della divisione, poi del corpo d'Armata.
Mandato nel 1882 ad assistere alle grandi manovre germaniche, fu (dopo Dogali) il comandante capo della spedizione africana; la quale, sotto la sapiente sua direzione ebbe per risultato (il solo voluto allora dal Governo) la ritirata del Negus Giovanni, il quale già si era spinto fino a Saati.
Deputato per due legislature, fu nominato senatore il 4 gennaio 1894: pronunciò in quest'Aula seri ed ammirati discorsi in materia militare e fu ministro della guerra.
Avendo, per la legge inesorabile dell'età, dovuto lasciare il servizio attivo, la fiducia del Sovrano lo chiamò a suo primo segretario pel gran Ministero dell'Ordine mauriziano, e lo insignì del gran collare dell'Ordine supremo della SS. Annunziata.
Come suole chi è avvezzo ad agire, egli non parlava mai di sé: parlando, non diceva che il necessario. Il suo discorso, cortese ed amabile sempre, era breve, ma denso di sostanza, e andava dritto al nodo della questione. Fino all'estremo della sua vita, egli portò nell'adempimento d'ogni suo dovere la più grande diligenza ed una esattezza matematica.
Di cuore eccellente, non solo era benefico di soccorsi materiali a chi ne abbisognasse, ma (sensibile ad ogni sorta di dolori) a tutti sapeva portare pietoso e delicato conforto. Non dimenticherò mai con quanto affetto, nell'Eritrea, egli visitava ogni giorno un mio nipote ingegnere, che - per salvare un treno di viaggiatori presso Otumlo - ebbe fratturate tutte e due le gambe da un vagone abbandonato in pendio che venne ad urtarlo.
Una lenta malattia, sopportata dal San Marzano più mesi in piedi con la serena fortezza del soldato, ed aggravata poi da altre complicazioni morbose, finì per rapircelo.
Noi perdiamo in Alessandro di San Marzano un illustre e caro collega: il Re perde in lui un servitore devoto e sinceramente affezionato: l'Italia uno dei più nobili suoi figli, il cui nome sta scritto indelebilmente ad ogni pagina nella storia del nostro risorgimento. (Benissimo).[...]
MAJNONI D'INTIGNANO, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAJNONI D'INTIGNANO, ministro della guerra. L'onorevole Presidente del Senato ha con parole affettuose rilevato le virtù e le benemerenze del generale Alessandro Di San Marzano. Io sento il dovere, come rappresentante del Governo, e come ministro della guerra, di ricordare pure queste virtù, e di esprimere il sentimento di rammarico per la sua perdita, provato da quanti conoscevano il virtuoso soldato.
Egli era uno degli ultimi di coloro che, dopo aver spesa tutta la loro esistenza per l'unità e per l'indipendenza d'Italia, rimanevano ancora fulgido esempio alla giovane generazione. Dopo avere valorosamente combattuto nella prima guerra dell'Indipendenza, e dopo essere stato in Crimea, si applicò con amore alle discipline militari, ed entrò nello Stato maggiore dove fu sapiente consigliere dei generali che ebbero la ventura di combattere nelle ultime guerre della nostra unità. Fu capo di Stato maggiore, e forse tutti lo ricorderanno, del generale Bixio nella campagna del '66 ed in quella per l'occupazione di Roma. Così ebbe campo di preparare la sua mente per diventare poi egli stesso un abile condottiero, come ha dimostrato infatti di essere, quando il Governo gli diede il difficile incarico di vendicare i caduti di Dogali e di assumere il comando della spedizione contro il Negus Giovanni. Tanto bene, con tanto senno e con tanta prudenza proficua si adoperò, d'aver ragione di un nemico dieci volte a lui superiore.
Credo quindi che il Senato e l'esercito ricorderanno sempre con ammirazione questa bella figura di soldato, del quale certo rimangono impresse a tutti l'austera bonarietà, la somma rettitudine e la devozione inconcussa per il suo Re e per le istituzioni del paese (Bene).
BOSELLI, ministro della pubblica istruzione.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOSELLI, ministro della pubblica istruzione. Con cordoglio pari a quello manifestato dall'illustre Presidente del Senato del Regno, il Governo si associa al compianto del Senato e del paese per la perdita di alcuni tra i componenti di questo altissimo consesso. Le perdite che in esso avvengono, toccano in modo particolare il pensiero e l'animo del paese, perché qui in mezzo a voi, onorevoli senatori, si accolgono coloro che ne esprimono, in modo eminente, i ricordi patriottici e i servigi e le virtù amministrative e intellettuali e le operosità economiche.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,9 marzo 1906.